VARIE 22/6/2016, 22 giugno 2016
APPUNTI PER GAZZETTA - IL MOMENTO DELLA BREXIT REPUBBLICA.IT LONDRA - "Voglio dire agli elettori britannici che non ci sarà nessun altro tipo di negoziato: chi è fuori è fuori"
APPUNTI PER GAZZETTA - IL MOMENTO DELLA BREXIT REPUBBLICA.IT LONDRA - "Voglio dire agli elettori britannici che non ci sarà nessun altro tipo di negoziato: chi è fuori è fuori". L’avvertimento del presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, arriva alla vigilia del referendum sulla Brexit che sta tenendo con il fiato sospeso l’Unione e i mercati finanziari di tutto il mondo. A febbraio il premier David Cameron "ha ottenuto il massimo di quello che poteva avere, e noi abbiamo concesso il massimo di quello che potevamo dare", dice Juncker. I leader delle istituzioni europee hanno già convocato un vertice ristretto per venerdì mattina a Bruxelles, per valutare gli effetti immediati del voto non appena si conosceranno i risultati. Alle 10.30 a palazzo Berlaymont si riuniranno Juncker, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, dell’europarlamento Martin Schulz e della presidenza Ue di turno, l’olandese Mark Rutte. Non ci sarà invece il presidente della Bce, Mario Draghi, che resterà a Francoforte. Per lunedì mattina a Bruxelles, invece, è convocata una riunione straordinaria della Commissione. Intanto, l’ultimo dibattito per tentare di convincere gli indecisi sarà stasera alle 20: a cercare la stoccata finale saranno l’ex primo ministro scozzese Alex Salmond, eurofilo convinto, e il capo dell’Ukip, il partito degli euroscettici, Nigel Farage, che lancia il suo assalto annunciando "l’Independence Day" britannico, il giorno dell’Indipendenza che arriverebbe domani se vincesse la Brexit. In un intervento nel centro di Londra, il leader euroscettico punta il dito contro l’Unione europea, definendola "cartello del grande business" che tarpa le ali all’economia del Regno Unito. E prevede la dissoluzione inarrestabile dell’Ue: "Anche se noi scegliessimo Remain, saranno la Danimarca o l’Olanda a votare per lasciare la Ue". Questa mattina, sul Guardian ha fatto il suo appello alla permanenza del Regno Unito nella Ue anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi: "Visto dall’Italia, un voto per lasciare l’Europa non sarebbe un disastro, una tragedia o la fine del mondo per voi nel Regno unito. Sarebbe peggio, perché sarebbe la scelta sbagliata. Sarebbe un errore del quale innanzitutto voi elettori paghereste il prezzo. Perché chi vuole davvero una Gran Bretagna piccola e isolata?". Ieri invece è stata la volta dei sindaci: da una parte Sadiq khan, il nuovo sindaco laburista di Londra, dall’altra l’ex sindaco Boris Johnson, e i toni sono stati decisamente alti. Khan ha accusato senza mezzi termini Johnson di "mentire" sull’ingresso della Turchia nella Ue in un prossimo futuro: "Sono allarmismi, Boris, lei si dovrebbe vergognare". "Siete voi ad avere concentrato tutta la campagna anti-Brexit sulla paura", ha replicato Johnson ricordando gli appelli, che continuano anche oggi, sulle possibili conseguenze economiche dell’addio all’Ue: "Dicono che non abbiamo altra scelta se non quella di inginocchiarci davanti a Bruxelles. Noi diciamo che sottovalutano miseramente questo paese". Brexit: sindaco Khan accusa Johnson: ’’La tua è una campagna d’odio’’ Condividi Gli ultimi sondaggi confermano il testa a testa, con il "Remain" in leggero vantaggio nelle intenzioni di voto (51% secondo la media degli ultimi sei sondaggi calcolata dal sito Whatukthinks.org). Per questo convincere gli indecisi sarà fondamentale. ILSOLE24ORE.IT Nell’ultimo giorno di campagna referendaria il premier David Cameron con l’ex premier John Major ha battuto le campagne dell’Oxfordshire spargendo le stesse parole di speranza affidata anche a un’intervista al Financial Times in cui si è detto convinto che il dividendo di Remain sarà consistente e capace di rilanciare gli investimenti nel Paese. Parole sostenute dall’ultimo sforzo di mille capitani d’impresa che in una lettera al Times hanno raccomandato di votare per la continuità ovvero Remain. Sul fronte opposto Boris Johnson ha scelto il bagno di folla andando a incontrare elettori per le strade e nelle fabbriche, sventolando la prospettiva di una rinascita britannica quando Londra sarà libera dai lacci dell’Unione. Non ci saranno nuovi negoziati con Londra dopo la conclusione del referendum di Brexit, ha avvertito il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.. «Fuori significa fuori. C’è un massimo che il Regno Unico ha potuto ottenere e noi abbiamo dato il massimo, per cui non ci sarà alcuna nuova trattativa né sull’accordo concluso a febbraio né su una modifica del Trattato», ha aggiunto Juncker. A febbraio i 27 capi di stato e di governo avevano concordato con David Cameron una serie di concessioni che limitano gli aiuti sociali ai cittadini Ue che risiedono nel Regno Unito. Europa 22 giugno 2016 Pro-Remain / David Beckham Più esplicito di tutti l’eurofobo Nigel Farage che nel corso di una conferenza stampa a Westminster ha aggirato l’accusa di razzismo incensando se stesso. “L’Ukip – ha detto riferendosi al partito che guida – ha cambiato l’agenda politica del Paese. Sono sicuro che vinceremo”. E non c’è dubbio che il vero acceleratore dell’euroscetticismo è stata la popolarità delle istanze demagogiche che l’Ukip ha cavalcato minacciando la poltrona di decine di deputati conservatori. La loro reazione è stata di esercitare massima pressione sul leader David Cameron convincendolo a organizzare il referendum. Genesi di un errore? Non c’è alcun dubbio, nonostante il premier continui a difendere la sua scelta. Ora che la corsa è finita le recriminazioni non contano. Quarantacinque milioni di elettori circa sono pronti a scegliere il destino del Paese. Le urne si aprono domani alle 7 per chiudersi alle 22, nel corso della giornata ci saranno due ultimi sondaggi d’opinione, ma non exit polls. Sarà la notte a fare scorrere il rosario di 382 collegi che entro le 7 ora britannica – 8 italiana – del 24 dovranno aver annunciato l’esito della più tesa partita politica della storia recente del Regno Unito. ILSOLE24ORE.IT Piccole storie all’appuntamento con la Storia. Manca ormai un giorno al B-Day e non ci sono solo i grandi nomi dell’industria, della finanza e dello star system schierati per restare nell’Unione europea. Lo spettro di Brexit turba i sonni e il futuro anche di tanti giovani inglesi, sconosciuti ai più. Tom Cridland e Deborah Marx, per esempio. Hanno 25 anni e si sono incontrati all’Università dove hanno studiato lingue: francese, portoghese, spagnolo. Sono diventati una coppia nella vita e nel lavoro e due anni fa, grazie a un prestito di 6mila sterline del governo, hanno avviato una start-up nella moda, la Tom Cridland. «Disegniamo e produciamo maglie e pantaloni sostenibili, destinati a durare al fine di non distruggere risorse e limitare così anche lo sfruttamento dei lavoratori in paesi come Cina, India, Bangladesh» dice Tom. L’ultima creatura del marchio è The 30 Year Sweatshirt, garantita - come dice il nome - per trent’anni. L’hanno indossata anche alcuni attori di Hollywood, la Cridland ha avuto buona stampa in Inghilterra e negli States. Ma se arriva Brexit il sogno di Tom e Debs svanirà: «Abbiamo lavorato duramente per crescere fino a un fatturato di 500mila sterline - spiegano - il nostro abbigliamento viene disegnato qui a Londra e prodotto in Portogallo, a Serra da Estrela». Non riescono a immaginate cosa succederà, l’incubo di dazi e tariffe oscura il loro cielo, non la paura di masse di immigrati in cerca di lavori poco pagati. Thomas è per metà di origine portoghese, Debs ha sangue italiano nelle vene. La loro è la storia di una generazione internazionale nata e cresciuta senza barriere, con la gioia della libertà. Felici di muoversi attraverso il continente, grati di avere mercati aperti dove far crescere la propria piccola azienda. Terrorizzati alla sola idea delle possibili restrizioni in arrivo se vincerà Leave. «Vendiamo online ed esportiamo in tutta Europa - spiega Tom Cridland - posso usare Londra come base e viaggiare liberamente e lavorare dove voglio all’interno dell’Unione europea. È fantastico. Perché mai dovrei rinunciare a tutto questo con Brexit?». Tom Cridland e Deborah Marx insieme all’università Da giovane imprenditore Tom vuole che il suo paese resti nell’Unione europea e non crede affatto alle rassicurazioni che arrivano dal fronte Leave. «Non sono credibili quando escludono conseguenze sull’economia». I sostenitori dell’uscita dalla Ue «rispondono alle nostre preoccupazioni dicendo che un accordo commerciale verrà raggiunto ma non credo che questo avverrà abbastanza velocemente e il danno causato al nostro amato lavoro sarà a quel punto irreversibile». Il governo di Londra, in caso di uscita, dovrà rinegoziate tutti gli accordi nei quali è parte con l’Unione europea, Wto compresa. I partner Ue in questi lunghissimi mesi di attesa e passione hanno espressamente minacciato di chiudere la porta in faccia al commercio. «Quando si è fuori si è fuori» ha tuonato Wolfgang Schäuble, potente ministro delle Finanze della Germania. il conto dell’uscita 15 giugno 2016 Osborne: con Brexit necessaria una manovra da 30 miliardi di sterline «Il governo, l’opposizione, tutti gli ex primi ministri, il presidente americano, le principali autorità economiche, tutti concludono che Brexit danneggerà la nostra economia». Sarà molto dura, pronosticano Tom e Deborah pregando che il futuro dell’Unione continui a essere un sogno a Ventotto voci. SU TWITTER VINCE IL BREXIT ILSOLE24ORE.IT Fuori dall’Europa in 140 caratteri. E’ l’opinione prevalente tra gli inglesi che twittano, con una percentuale che sale al 69% durante il periodo fra il 7 e il 15 giugno; 77% tra il 20 e il 21 giugno) e Scozia (67% nel corso del primo periodo di analisi; 58% nel secondo periodo). Il che smentisce quanto ipotizzato di recente: l’uccisione della giovane parlamentare inglese Jo Cox non ha spostato i voti a favore del Bremai – almeno nel campione preso in esame – ma ha anzi aumentato la tendenza verso Brexit degli utenti di Twitter. Anche i post relativi agli utenti dell’Irlanda del Nord e del Galles mostrano una generale tendenza all’uscita dall’Unione Europea, in particolare nel corso dell’ultima rilevazione del 20-21 giugno (65% vs 60% i tweet legati all’Irlanda del Nord; 77% vs 60% quelli relativi agli utenti in Galles). Lo rileva Expert System, società leader nello sviluppo di software semantici per la gestione strategica delle informazioni e dei big data, quotata sul mercato AIM di Borsa Italiana, in collaborazione con l’Università di Aberdeen (Scozia). L’indagine ha identificato i principali argomenti discussi via Twitter dagli utenti online sulla Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea che potrebbe essere sancita dal referendum in programma domani. Il progetto, che è stato incentrato sull’utilizzo della tecnologia cognitiva Cogito per l’analisi dei contenuti, ha riguardato oltre 55mila tweet postati online dagli utenti in Scozia, Inghilterra, Galles e Irlanda fra il 7 e il 15 giugno e nel periodo immediatamente antecedente alle votazioni (un campione di 5.000 tweet postati online dagli utenti fra il 20 e il 21 giugno). vigilia del referendum 22 giugno 216 Brexit, scontro sull’«independence day». Juncker: se Londra esce non si tratta La vittoria del Brexit tra gli utenti della piattaforma di microblogging ha una sua naturale spiegazione: la percentuale dei “Sì” alla Brexit è particolarmente elevata fra gli utenti di Twitter in Inghilterra e ciò è legato anche al fatto che i sostenitori del referendum sono più attivi in Twitter e, rispetto agli elettori favorevoli a rimanere nell’Unione o ancora indecisi, partecipano più animatamente alla discussione. Per quanto riguarda gli argomenti connessi al quesito referendario, il lavoro è a primo posto in tutti e quattro i paesi della Gran Bretagna (16,26% dei tweet analizzati), seguito da immigrazione (14,87%) e problemi di Governo (14,63%). Tasse (3,72%), pensioni (2,46%) e sicurezza (1,99%) mostrano invece di aver giocato un ruolo marginale nel dibattito, così come il tema dell’inflazione (0,05%), praticamente inesistente. intervista 22 giugno 2016 Cameron al Ft: perché non mi pento di aver convocato il referendum sulla Ue L’analisi evidenzia poi particolari picchi di discussione, prevalentemente legati all’influenza svolta dai media in determinati contensti, come sul fronte della salute in Inghilterra (NHS, National Health System, 12,80%), o sul tema del lavoro (20,30%) e del Governo (19,03%) in Scozia. Gli utenti di Twitter dell’Irlanda del Nord, infine, sono invece gli unici ad aver discusso di confini (22%) così come i gallesi sono gli unici ad aver mostrato un discreto interesse nei confronti del tema della moneta (20,21%).