Emilia Patta, Il Sole 24 Ore 18/6/2016, 18 giugno 2016
FIRMATI CONTRATTI PER UN MILIARDO
SAN PIETROBURGO
«Noi stiamo lavorando per costruire ponti, questo è l’obiettivo dell’Italia, l’Italia pensa che serva il dialogo e non la chiusura». Italiani costruttori di ponti, in senso metaforico e in senso reale. Matteo Renzi è l’unico premier europeo invitato all’International economic forum di San Pietroburgo. E prima di fare l’ospite d’onore del presidente russo Vladimir Putin – con un intervento al forum e con un lungo bilaterale – visita il cantiere Astaldi dove oltre 5 mila operai sono impegnati nella costruzione del Western high speed diameter, un ponte che si estende per circa 12 chilometri sulla baia di San Pietroburgo e che ha un valore complessivo di 2,1 miliardi di euro. L’obiettivo comune è quello di superare, pur nel rispetto degli accordi, il periodo delle sanzioni europee contro la Russia per la vicenda ucraina e avviare rapporti da «vicini di casa». Rapporti politici per la collaborazione sullo scacchiere internazionale, dalla Siria alla Libia, naturalmente. Ma anche rapporti economici, a cominciare dal settore strategico dell’energia. E non è un caso che la missione italiana in Russia si chiuda con la firma solenne, prima della conferenza stampa congiunta, di 11 tra accordi e lettere di intenti. Firma che fa il paio con i 9 contratti siglati nella giornata di giovedì al padiglione Italia.
Ad accompagnare il premier Matteo Renzi, il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e i big delle grandi aziende italiane come Mauro Moretti (Leonardo) e Claudio Descalzi (Eni). In tutto l’Italia porta a casa contratti “chiusi” per 1,3 miliardi di dollari, poco più di un miliardo di euro, e molti di più verranno qualora le lettere d’intenti diverranno realtà.
«Qui oggi c’è un pezzo d’Italia molto importante», sottolinea Calenda. Le intese, se andranno a buon fine, in tutto possono valere diversi miliardi di euro. Solo l’intervento del gruppo Cdp attraverso la controllata Sace a sostegno delle commesse in cui è in corsa Maire Tecnimont come general contractor potrebbe avere un ritorno per 3,8 miliardi di euro. In colloqui che nel complesso sono durati quattro ore, come ha sottolineato Renzi, i due leader hanno naturalmente parlato molto di energia, e lo“zar” ha assicurato che la Russia è interessata a continuare il lavoro sulle direttrici sud del gas. Il vicepremier Arkadi Dvorkovic si è d’altra parte spinto fino a immaginare per l’Italia un ruolo di “hub” del gas nel Mediterraneo. Su questo aspetto Calenda è chiaro: «La possibilità di sviluppare nuovi corridoi è molto interessante, noi abbiamo dato la piena disponibilità. È un discorso che va portato avanti per vedere se c’è fattibilità sia dal punto di vista dei regolamenti europei che del business». Putin ha confermato in conferenza stampa che si è parlato anche di North Stream 2 e di un possibile coinvolgimento italiano. «Io avrei preferito che fosse mandato avanti il progetto South Stream – ha precisato Renzi in polemica con le decisioni Ue spinte dalla Germania di Angela Merkel -. Se così non è andata non è responsabilità della Russia né dell’Italia. Sono convinto che si troveranno soluzioni di buon senso».
Ponti reali ma anche ponti metaforici, dunque, per superare una fase che lo stesso Putin ha avuto modo di definire nuova guerra fredda. «L’espressione “guerra fredda” non può stare nel vocabolario del XXI secolo, è fuori dalla storia e dalla realtà. Ue e Russia tornino ad essere ottimi vicini di casa», afferma Renzi. Impegnandosi a portare la questione delle sanzioni nel prossimo Consiglio Ue di fine giugno: «Le sanzioni non si rinnovano in modo automatico. Il punto chiave è che o c’è un dibattito politico dentro il Consiglio su quello che sta avvenendo o le sanzioni dell’Europa e le controsanzioni della Russia diventano ordinaria amministrazione. Noi anche nella prossima riunione degli ambasciatori a Bruxelles chiederemo che di sanzioni si discuta in sede di Consiglio, e lì si possa fare il punto sull’attuazione dell’accordo di Minsk, che deve essere rispettato da entrambe le parti e implementato nel futuro».
Nella lunga giornata sanpietroburghese di Renzi c’è anche lo spazio per una riflessione sulla Brexit nell’imminenza del referendum. «Se la Gran Bretagna esce sarà per sempre, non esiste una partita di andata e una di ritorno. Ma chi rischia di più sono i cittadini inglesi e non i cittadini europei, anche se in una prima fase ci saranno tensioni finanziarie molto serie». Brexit o non Brexit, il futuro dell’Europa si deciderà a marzo prossimo, a Roma, quando l’Unione compirà 60 anni e si discuterà della revisione dei Trattati: «L’Europa ha bisogno di ripensare se stessa e di chiudere con la pagina di sola austerity, bisogna immaginare un’Europa diversa». Non c’è spazio, invece, per le vicende di politica interna avvitatesi sui ballottaggi di domenica. Ballottaggi difficili per il partito del premier e dai quali Renzi mette anche fisicamente tutta la distanza possibile. Se ne discuterà nella direzione del Pd del 27 giugno, ma in ogni caso il premier e segretario del Pd ribadisce: si tratta di un voto per eleggere i sindaci, non il governo.
Emilia Patta, Il Sole 24 Ore 18/6/2016