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 2016  giugno 18 Sabato calendario

RILANCIO A TUTTO CAMPO

Giovedì 7 aprile il titolo Rcs Mediagroup ha toccato il minimo annuale a 0,408 euro. Evidentemente, nonostante i rumors che si susseguivano da settimane, il mercato ignorava che di lì a 24 ore la Cairo Communication sarebbe uscita allo scoperto annunciando l’offerta pubblica di scambio (0,12 titoli a fronte di una azione Rcs) che valutava la società editrice presieduta da Maurizio Costa e guidata dall’amministratore delegato Laura Cioli 0,527 euro. Nella giornata di venerdì 17, ossia quando il cda del gruppo di via Rizzoli ha ribadito che «non è congruo» il valore dell’opa (0,7 euro per azione) promossa dalla cordata composta dal fondo Investindustrial di Andrea Bonomi assieme agli alleati, riuniti nel patto di sindacato creato ad hoc, Diego Della Valle, Mediobanca, Pirelli e UnipolSai (questi ultimi quattro soggetti sono in possesso del 22,6% del capitale di Rcs), ma che invece il progetto editoriale è valido e viene «valutato positivamente» dal punto di vista industriale, le azioni della stessa azienda che ha tra i suoi asset fondamentali il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport sono rimbalzate alla soglia degli 0,78 euro, non lontane dal massimo annuale di 0,785 euro toccato il 2 giugno. Ciò significa, in termini puramente borsistici che i possessori di titoli Rcs, in poco più di due mesi, ossia da venerdì 8 aprile, giorno dell’annuncio dell’ops lanciata dal gruppo che fa capo a Urbano Cairo, hanno guadagnato implicitamente ben il 91,4%. Un upside notevole che finora ha portato a un guadagno da inizio anno del 25,9%, anche se siamo distanti anni luce da quei famosi 6,77 euro toccati il 2 agosto del 2005 quando ci si trovò nel bel mezzo dell’estate dei furbetti del quartierino, quando si ipotizzava (l’impossibile) scalata dell’immobiliarista Stefano Ricucci pronto, a detta sua, a lanciare un’opa a 7 euro.
Da lunedì 20 inizierà una nuova storia borsistica per la casa editrice milanese. Perché prenderà avvio l’opa della cordata Bonomi&C, che oltre a voler mantenere il titolo quotato, «supportare il management (attuale, ndr) nel perseguimento degli obiettivi di creazione di valore di lungo termine», oltre a «sostenere e accelerare il processo di ristrutturazione positivamente attuato» dall’attuale staff di vertice, arrivando a immettere capitali freschi fino a un massimo di 150 milioni, non solo per sostenere la crescita delle attività legati al business dello Sport, al consolidamento dell’area News sia in Italia sia in Spagna, ma è pronta anche a sostenere «una importante politica di investimento al fine di accelerare il processo di crescita», passando anche «per linee esterne». Con l’obiettivo di trasformare Rcs in un «polo aggregante in Italia e all’estero».
Ma ora è giunta la mossa di Cairo Communication, che come nelle attese della vigilia ha migliorato la propria ops alzando il concambio da 0,12 a 0,16, valorizzando il titolo Rcs a 0,672 alle quotazioni di venerdì 17. Cairo inoltre propone la fusione tra le due società per liberare la cassa presente nella società di Cairo (105 milioni a fine marzo), proponendo il voto maggiorato ai soci che manterranno le azioni per due anni e migliorando le attese al 2018 (ebitda a 210 milioni rispetto ai 140 milioni prospettati da Rcs) e, infine, garantendo un dividendo straordinario di 20 milioni in caso di insuccesso dell’ops. Cairo così accende la sfida nella sfida, visto che finora le adesioni all’offerta carta-contro-carta erano sono state davvero limitate. Alzando l’asticella, l’imprenditore piemontese obbligherà la cordata antagonista a rilanciare. Anche se, visto che la nuova proposta di Cairo è ancora inferiore al valore di borsa delle azioni della Rizzoli, viene evidentemente lasciata aperta la porta a nuovi e ulteriori rilanci, previsti ovviamente dalla normativa e potenzialmente infiniti. Tanto più che pure la durata dell’ops sarà allineata, dopo la richiesta della Cairo Communication, a quella dell’opa concorrente, ossia venerdì 15 luglio, salvo ulteriori proroghe. Il mercato, i fondi e i piccoli risparmiatori si aspettando che i due sfidanti che manterranno l’impianto delle rispettive proposte (carta per Cairo e cash per Bonomi&C), si adeguino poi al valore di borsa delle azioni di Rcs. Un titolo che, ovviamente, sospinto come negli ultimi due mesi dalle speculazioni, continuerà a lievitare, mantenendosi probabilmente a debita distanza dai valori attribuiti dalle offerte sul tavolo. Anche perché, giova ricordarlo, il consensus medio degli analisti attualmente è fissato a 0,81 euro, con il picco di Mediobanca Securities alla soglia degli 0,96 euro, mentre Roberto Tasca, l’esperto indipendente chiamato in causa del board della società guidata da Laura Cioli, ha fissato a 0,95 euro la valutazione per i titoli di via Rizzoli.
Così la soglia di 1 euro che il titolo non supera da tempo potrebbe non essere affatto un tabù. Anche se al momento gli offerenti se ne tengono a debita distanza. «Arrivare a offrire quel valore, che attualmente rappresenta un premio del 28% rispetto al valore di borsa di Rcs, può essere una chimera e un azzardo. Ma teoricamente è raggiungibile», dicono alcuni broker. Perché, comunque, «di mezzo c’è sempre la presa del controllo di un gruppo che, se è vero che ha perso 1,3 miliardi negli ultimi anni, rappresenta un pezzo importante della storia del mercato editoriale italiano e spagnolo». Ed entrare in possesso di uno strumento di influenza sociale, politica e culturale come il Corriere della Sera rappresenta pur sempre un obiettivo rilevante per entrambi i contendenti. Anche se oggi il vero business vincente è rappresentato dall’area Sport, ovvero dall’organizzazione di eventi quali il Giro d’Italia e la Vuelta in Spagna o di maratone e altri appuntamenti agonistici da veicolare poi su Gazzetta dello Sport e Marca. Bocconi che fanno gola anche al colosso cinese Dalian Wanda, proprietario tra l’altro di Infront, che vorrebbe anche impossessarsi del Tour de France.
È per questa ragione che Cairo, pronto ad andare avanti senza alleati (Banca Imi ed Equita a parte), è disposto a perdere il controllo della sua azienda (oggi ha il 72,87%) per assumere la gestione di Rcs e scendere a una quota del 30% massimo 35%, in modo da rendere potenzialmente contendibile il nuovo gruppo mantenendo la possibilità di controllare il cda e l’assemblea. Una strategia differente da quella della cordata Bonomi, Della Valle, Mediobanca, Pirelli e UnipolSai la cui opa sarà valida se raggiungerà il 66,7% del capitale ma che sarà accettata anche se si fermerà al 30%. L’unico rischio in questo caso è che si possa arrivare a una situazione di stallo gestionale che non aiuta certo la società. A meno che non si decida poi di trovare un’intesa tra i due litiganti.
di Andrea Montanari, MilanoFinanza 18/6/2016