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 2016  giugno 18 Sabato calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - I BALLOTTAGGI CORRIERE DI STAMATTINA Milano Quasi 9 milioni (8.610.142) gli italiani chiamati al voto domenica 19 giugno per il secondo turno delle elezioni amministrative

APPUNTI PER GAZZETTA - I BALLOTTAGGI CORRIERE DI STAMATTINA Milano Quasi 9 milioni (8.610.142) gli italiani chiamati al voto domenica 19 giugno per il secondo turno delle elezioni amministrative. Si vota in 126 Comuni, di cui 20 capoluogo, 6 di Regione (Roma, Torino, Milano, Napoli, Bologna e Trieste) e 14 di Provincia (Benevento, Brindisi, Carbonia, Caserta, Crotone, Grosseto, Isernia, Latina, Novara, Olbia, Pordenone, Ravenna, Savona e Varese). Ai ballottaggi vanno anche città di Regioni a statuto speciale: 4 in Friuli Venezia Giulia, 9 in Sicilia e 4 in Sardegna. Le sfide nei capoluoghi di Regione vedono protagonisti in 5 casi il centrosinistra, in 4 il centrodestra, in 2 il Movimento Cinque Stelle e in un caso, a Napoli, l’indipendente de Magistris. Le Regioni dove più alto è il numero dei Comuni che andranno al voto sono Lombardia e Puglia (con 16) , seguite da Campania e Lazio (entrambe con 14 città) e Piemonte (11). Quanto alle Province, spiccano Roma e Napoli (con 8) e Milano e Torino (7) . Non si torna alle urne solo nei Comuni «maggiori», al ballottaggio vanno anche 5 piccoli centri (sotto i 15mila abitanti) in cui al primo turno si è registrato un pareggio tra i candidati: si tratta di Ardenno (Sondrio), Narzole (Cuneo), Casina (Reggio Emilia), Civita D’Antino e Ortucchio (L’Aquila). Sindaco vincitore già al primo turno, invece, in 5 capoluoghi: è successo a Cosenza, con la vittoria del centrodestra, Villacidro, in cui si è imposta la candidata di una lista civica, e Rimini, Salerno e Cagliari, con il centrosinistra vincente. Per Cosenza, Rimini e Cagliari è una conferma, «mezza conferma» per Salerno, dove è stato eletto Vincenzo Napoli, che aveva sostituito in corsa De Luca. CORRIERE DELLA SERA E REPUBBLICA (•) DI STAMATTINA ROMA VIRGINIA RAGGI La forza di Virginia Raggi è il disastro combinato dai partiti a Roma. Non soltanto perché si sono dimostrati incapaci in tutti questi anni di governare la città, ma per aver dimostrato di essere i complici perfetti di un sistema che ha sbranato l’amministrazione, devastato i servizi pubblici, favorito il dilagare della corruzione e delle inefficienze a tutti i livelli. Senza peraltro risolvere uno solo dei problemi di Roma: le vicende di Mafia Capitale sono i sintomi evidenti del male che affligge da troppo tempo la Capitale d’Italia. / Se il programma di Giachetti è fragile, quello di Virginia Raggi non è meno fumoso. Sul disastro dell’Atac è apparsa non insensibile alle pressioni di forze interne che non si possono certo dire esenti da pesanti responsabilità nello sfascio del trasporto pubblico. Talvolta nei dibattiti pubblici ha dato l’impressione di voler difendere l’apparato amministrativo. Alcune affermazioni hanno fatto poi sospettare a molti che più di quella del sindaco eletto possa contare la linea imposta del direttorio grillino • Virginia Raggi è la candidata del Movimento che si presenta da solo La novità di Raggi è la sua forza, troppe incertezze sul programma Lo slogan di Virginia Raggi gioca con il suo cognome: “CoRAGGIo”, di cambiare tutto, stampato su manifesti e volantini Faccia giovane e pulita, il suo punto di forza è la novità di un Movimento che non ha mai governato e vuol essere messo alla prova. Per spazzare via i vizi della vecchia politica. L’inesperienza è l’incognita più evidente. Unita a svariate incertezze sui programmi e sulla squadra cui affidare il governo di Roma. Il M5S corre da solo come al primo turno. Ma ha già ricevuto l’endorsement della Lega. E vari occhiolini da destra, sebbene non un appoggio esplicito. Aveva detto che avrebbe annunciato l’intera giunta prima del 19, ieri si è limitata a qualche nome: il rugbista Lo Cicero, l’urbanista Berdini, alla Cultura l’organizzatore di eventi Luca Bergamo. Le prime cose che farà sono un audit sul debito e la pubblicazione online di tutte le spese del Comune. ROBERTO GIACHETTI Roberto Giachetti ha un solo reale vantaggio nel confronto con Virginia Raggi: l’esperienza sul campo. Era il braccio sinistro (definizione sua) di Francesco Rutelli e conosce dall’interno il funzionamento della macchina amministrativa del Campidoglio. Anche se da allora sono passati molti anni (una quindicina) i problemi sono sempre più o meno gli stessi. Solo molto, ma molto più gravi. Questo indurrebbe a pensare che votare per Giachetti anziché per la sua rivale eviterebbe alla città di fare un salto nel vuoto. / Il programma sembra fragile: si fa davvero fatica a cogliere idee forti. Poi c’è il profilo del candidato. Roberto Giachetti non ha forse l’autorevolezza necessaria per guidare una grande capitale occidentale. E questo può contare. Soprattutto paga la crisi che ha investito il Partito democratico a Roma, ora letteralmente in briciole. L’essere un esponente del Pd renziano non lo aiuta di certo. Nemmeno a rastrellare voti a sinistra, dove c’è chi può essere tentato di non votare Giachetti per fare uno sgambetto a Matteo Renzi. • Roberto Giachetti è sostenuto dal Pd e da diverse liste civiche 1) Roberto Giachetti ha giocato l’intera campagna su un unico slogan: “Roma torna Roma” per evocare l’antica grandezza di una capitale bistrattata. 2) Dalla sua ha una lunga storia politica fatta di serietà, credibilità ed esperienza, sempre rivendicate: aver presentato la giunta con largo anticipo gli consentirà di essere subito operativo. 3) L’inchiesta Mafia Capitale e la traumatica caduta della giunta Marino ha disorientato l’elettorato di centrosinistra e punito il Pd, che ha subito un tracollo storico: il principale partito si è fermato al 17%. 4) Nessun apparentamento ma appello a tutti gli elettori per ridare fiducia alla coalizione che ha governato per decenni. A partire dagli “avversari” di Sel. 5) In squadra avrà Livia Turco e l’ex questore Tagliente, il giudice Alfonso Sabella guiderà il gabinetto e controllerà i Lavori pubblici. 6) Risanare il debito storico e un numero verde per intervenire a chiamata sulle buche. MILANO BEPPE SALA È l’uomo dell’Expo, ha vinto la sfida del cantiere, è stato un punto di riferimento tra Milano, l’Italia e il mondo nei sei mesi dell’Esposizione universale. Ha la capacità del manager che porta a buon fine i progetti: la politica del fare (e delle cose concrete) è il suo tratto distintivo. Deciso nelle iniziative in cui crede, ha un contagioso attivismo e molta attenzione al sociale, unito all’ impegno per il volontariato. E poi ama Milano: da civil servant ha dimostrato di credere nei suoi valori. / Il mancato sostegno di una parte della sinistra nella prima fase della campagna elettorale. E la diffidenza degli arancioni con la titubanza del sindaco Pisapia, che alle primarie sosteneva Francesca Balzani. Per convincere i suoi sostenitori che non era di destra a volte è sembrato innaturale, rinunciando alla sua caratteristica migliore: essere se stesso. In tv e nei dibattiti gli è mancato a volte il self-control. Troppo irritabile davanti alle contestazioni • Gli assi di Sala un team con tante donne e piano periferie. Giuseppe Sala è il candidato del Pd e dell’area della sinistra di Pisapia 1) Due gli slogan di Beppe Sala: «Non lasceremo indietro nessuno» e «Non si vota pro o contro Renzi, ma per Beppe Sala». 2) Ha con sé tutte le anime del Pd e Giuliano Pisapia con la sua giunta: questo gli assicura di poter partire subito con i progetti. 3) Non è riuscito a convincere tutta la sinistra radicale di non essere un uomo di Renzi. I 5 Stelle lo accusano di essere poco trasparente su Expo. 4) In coalizione ha con sé Pd, Sel e movimenti arancioni, Idv e adesso i Radicali. Basilio Rizzo, candidato della sinistra radicale, voterà per lui. 5) Promette una vice donna. Tra gli assessori: alcune riconferme della giunta Pisapia e Umberto Ambrosoli. Come consiglieri Gherardo Colombo e Emma Bonino 6) Un piano per le periferie: la sua priorità saranno le case popolari da ristrutturare e la riconversione urbanistica degli scali ferroviari con nuovo verde urbano STEFANO PARISI Ha la capacita di creare coesione attorno alla sua professionalità e alla sua figura di grand commis di Stato, manager e imprenditore. Sa decidere in proprio, dice con franchezza quello che non gli piace della giunta Pisapia, è rapido nelle sintesi, appare preparato e strutturato sui temi politici ed economici. In pochi mesi ha dimostrato di avere il «quid» del leader, portando Milano verso il suo baricentro positivo: quello dell’efficienza con meno burocrazia, più tecnologia e innovazione. / Non è chiaro il progetto del centrodestra che lo sostiene, diviso tra l’idea europeista dell’ex sindaco Albertini e quella anti-euro del leader leghista Salvini. Su questo Parisi è politicamente vulnerabile. Il suo liberalismo riformista sconta la mancanza di un leader in grado di fare sintesi tra le varie anime. Resta contraddittoria l’alleanza con il partito di Alfano che a Roma sostiene Renzi e a Milano vota con i suoi avversari • Stefano Parisi è sostenuto da FI, Lega e dal resto del centrodestra Lo sprint di Parisi coalizione unita ma niente nomi degli assessori 1) Lo slogan di Stefano Parisi “Io corro per Milano”. 2) Il suo punto forte è l’unità di tutta la sua coalizione e un programma che è stato già sottoscritto dagli alleati. La parola chiave è “cambiamento” rispetto ai cinque anni di governo della giunta guidata da Giuliano Pisapia. 3) La prova più difficile di Parisi sarà riuscire a fare sintesi anche da sindaco tra le posizioni opposte tra Forza Italia e Lega, per esempio su immigrazione e la costruzione di una nuova moschea. 4) La candidatura di Parisi è sostenuta da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Milano popolare e partito dei Pensionati. 5) L’ex city manager annuncerà la squadra solo se sarà eletto, ma si fa il nome dell’ex sindaco Gabriele Albertini. 6) Tra le prime decisioni, la reintroduzione dei vigili di quartiere e la riapertura al traffico di piazza Casatello. TORINO FASSINO Il punto forte di Piero Fassino è quello di essere Piero Fassino. A Torino forse non è amato, il carattere non è dei più facili, ma è rispettato da quasi tutti. Eletto nel 2011, ha applicato il metodo seguito in quarant’anni di politica: uno studio matto e disperato dei vari problemi, una capacità di lavoro sabauda, alla quale ha aggiunto il peso del proprio nome, dettaglio risultato importante nella complicata gestione del debito comunale. A farla breve, una persona seria. Torino è una città amministrata di conseguenza, come ammettono anche molti dei suoi detrattori. / Il punto debole di Piero Fassino è quello di essere Piero Fassino. A causa dell’età e della storia personale, il suo nome viene associato, diventandone quasi sinonimo, al cosiddetto «sistema-Torino», il gruppo dirigente e politico che dal 1993 governa Torino, accusato di mancato ricambio generazionale. L’evidente sofferenza per il fatto di essere messo in discussione in quanto «simbolo» gli ha fatto commettere qualche passo falso. A cominciare dalla contestazione dei dati Caritas sulla povertà, che a molti avversari è sembrata la negazione di un problema innegabile • Giunta di giovani per Fassino e investimenti per 4 miliardi Il Pd e alcune liste civiche torinesi stanno con Piero Fassino 1) Lo slogan di Piero Fassino per il ballottaggio è “Torino è avanti. Facciamola vincere”. Per il primo turno era “Per Amore di Torino”. 2) Il principale punto di forza è l’esperienza, la preparazione e il curriculum di livello che può mettere a disposizione della città e che ha già messo al servizio di Torino negli ultimi cinque. Un momento difficile vista la crisi generale. 3) Fassino è vissuto come un volto della vecchia politica e sui 5 Stelle si polarizza la voglia di cambiare, di dare la spallata, dando il giro al “Sistema Torino”. Insomma, la voglia di rottamare quello che Renzi non ha rottamato. 4) È sostenuto da Pd, Moderati, Lista Civica Fassino e Progetto Torino. Al ballottaggio nessun apparentamento. 5) La squadra la indicherà dopo il voto: metà donne e metà giovani alla prima esperienza. 6) Il punto forte del programma sono gli investimenti e il lavoro: 4 miliardi di opere che fabbricheranno 20 mila nuovi posti. CHIARA APPENDINO In una città che da molto tempo non vede grandi novità ai posti di comando il nuovo che avanza rappresentato da Chiara Appendino opposto all’usato sicuro rappresenta comunque una tentazione. La candidata di M5S ha saputo stemperare gli aspetti più radicali del movimento che rappresenta usando toni rassicuranti e concilianti. Giovane, mamma, manager. La sua insistenza sul concetto delle «due città», con l’accusa a Fassino di privilegiare il turismo e gli eventi a scapito delle periferie più povere, ha segnato il dibattito dell’intera campagna elettorale. / La candidata è meglio del programma e delle persone scelte per attuarlo. L’accusa di essere esponente del «no» a tutto l’ha messa in difficoltà. Oltre a smentire, servirebbero esempi concreti di come fare le cose. Troppe volte ha svicolato davanti alle domande per eccesso di prudenza. La spasmodica attenzione a coprirsi presso ogni tipo di elettorato ha prodotto una squadra in consiglio comunale e nella potenziale giunta che mette insieme un po’ di tutto. Dai centri sociali alla Lega Nord di Mario Borghezio. La convivenza potrebbe rivelarsi difficile • Il M5S sostiene Chiara Appendino nella corsa a sindaco Appendino: lavoro e polizia tallone d’Achille è l’inesperienza 1) “L’alternativa è Chiara” è lo slogan scelto da Chiara Appendino. Ha conquistato il primo premio del “Galà della Politica”. Per il ballottaggio è diventato: “L’alternativa è sempre più Chiara”. 2) Il volto giovane e fresco, che incarna la voglia di cambiamento dopo 23 anni di centrosinistra al governo della città è il punto di forza della candidata M5s. 3) Vero tallone di Achille, in una città restia alle novità, l’inesperienza dei 32 anni. 4) Nessuna alleanza dichiarata, ma Lega e una parte di sinistra l’appoggiano. 5) Ha annunciato 9 assessori su 11. In giunta c’è il presidente dell’Arcigay, Marco Giusta, ma anche l’ex uomo dei conti del leghista Cota, ex governatore del Piemonte, Sergio Rolando. 6) Il lavoro, con la proposta di creare un fondo di 5 milioni per inserire i giovani nelle aziende, e la sicurezza, con più vigili urbani in strada, sono due dei tasti su cui preme di più il programma 5 Stelle. ( g. guc.) NAPOLI LUIGI DE MAGISTRIS I punti di forza di Luigi de Magistris? Eccoli. Il lungomare liberato dalle auto, che piace molto ai turisti e a quelli che vengono dalle periferie livide di Napoli o dalle zone interne della provincia. Presentarsi all’elettorato con una città non più soffocata dai rifiuti, come era invece cinque anni fa. Essere un vero leader carismatico: spregiudicato e assai visibile. Difficile dimenticare i suoi slogan o le sue trovate: da «Napoli città derenzizzata» a «Napoletanos», nome di un movimento nazionale prossimo venturo. / I punti deboli sono tutti riconducibili a uno solo: l’anguillismo. De Magistris non sta mai fermo e prima o poi sguscia via da ogni contesto: con e contro il centrosinistra, dentro e fuori le istituzioni, ora garibaldino ora anti-unitario. Difficile stargli dietro: in cinque anni ha litigato con una dozzina di assessori e collaboratori eccellenti, a cominciare da Roberto Vecchioni. L’ultimo è Ugo Mattei, teorico del «benecomunismo», che del sindaco ha detto: «È autoritario e si contorna di yes men incapaci e opportunisti» • Luigi De Magistris è sostenuto da 12 liste civiche, più Verdi e Idv 1) “Amma scassa’”, dobbiamo scassare, è il grido di battaglia di Luigi de Magistris. 2) L’onestà personale e la capacità di contatto con la popolazione per strada. 3) La conflittualità con Renzi e il governo centrale. Di recente sono peggiorati i rapporti anche con la Regione di Enzo De Luca. 4) Dodici liste, quasi tutte di matrice civica. Le uniche due di partito sono dei Verdi e di Italia dei valori. Poi due liste nate intorno al suo nome, due nell’area di Sel/Sinistra italiana, tre di stampo meridionalista e altre civiche 5) «Squadra che vince non si cambia», ha annunciato il sindaco. Probabili molte conferme, in testa il vicesindaco, l’ambientalista Raffaele Del Giudice, e la primatista di preferenze Alessandra Clemente, figlia di Silvia Ruotolo, vittima innocente di camorra 6) Abbattere le Vele di Scampia. Più servizi sociali, più bus in strada, parziale autonomia finanziaria. GIANNI LETTIERI Grande merito di Lettieri è essere rimasto al suo posto in Consiglio comunale, dopo la sconfitta del 2011, facendo opposizione a de Magistris dal primo all’ultimo giorno. Nel suo programma c’è una proposta per ogni emergenza: dal reddito di sostegno per i 5mila cinquantenni che hanno perso il lavoro al Corpo speciale dei vigili urbani per il presidio del territorio. Ha parlato agli imprenditori da collega, mentre da «self made man» si è proposto come interlocutore del popolo minuto. Ha già fatto meglio di Marchini a Roma. / Uomo a una dimensione, Lettieri non è mai riuscito a sfondare il muro del localismo. Schiacciato sul ruolo di manager al servizio della città, ha scaldato poco il cuore dell’opinione pubblica. Nonostante lo sforzo, è difficile ricordare un suo slogan o isolare, per valore simbolico, una delle sue tante ipotesi programmatiche. Penalizzato dal duello tra Renzi e de Magistris, che ha finito per metterlo ai margini, Lettieri non ha fatto nulla per distinguersi dal protagonismo del premier, di cui ha finito per condividere ogni iniziativa • Gianni Lettieri è il candidato di Forza Italia e di alcune liste civiche L’onda di Lettieri promette 10mila posti di lavoro entro un anno Per me si sta sollevando un’onda anomala democratica che mi porterà alla vittoria, sostiene Gianni Lettieri. Cinque anni fa ha perso nettamente il ballottaggio e ora, sulla base di quella esperienza, non ha ripetuto gli errori del 2011 avviando in due settimane una campagna elettorale totalmente nuova con un nuovo programma elettorale. L’antica amicizia con Nicola Cosentino. La sua coalizione è la stessa del primo turno con Forza Italia e una serie di liste civiche dove sono presenti molti esponenti dell’ex Movimento sociale. Ha conquistato due municipalità su dieci. Nella squadra di governo ha annunciato l’ex procuratore generale di Napoli Vincenzo Galgano. Con lui il sociologo Domenico De Masi. A poche ore dal ballottaggio Lettieri ha promesso diecimila posti di lavoro per i giovani entro un anno: «Mi dimetterò se non raggiungerò questo obiettivo». BOLOGNA VIRGINIO MEROLA S’è smarcato da Renzi più d’altri candidati, e ben prima che ai ballottaggi diventasse una tendenza. Molta sinistra-sinistra dovrebbe comunque votarlo, pur di non trovarsi una leghista. Punta su bus gratis per i ragazzini e sull’esenzione Irpef, forte d’un bilancio migliore che altrove. Ha quasi convinto al sostegno l’uomo da 18mila voti, il centrista Bernardini, che pure ha lasciato liberi i suoi elettori. E all’ultimo ecco l’assist del cardinal Zuppi, che ha detto di stare con chi combatte xenofobia e omofobia. / I l rischio è il disincanto della base Pd: se replicata, l’astensione potrebbe rivelarsi decisiva. A molti non piace l’ipotesi d’una vicesindaca «di professione» come la Balzani, ex Pisapia. E anche la sconfessione pubblica dell’assessore alla Mobilità tradisce imbarazzo. Per non dire del tour in periferia, fuori tempo massimo, e gli annunci sulla lotta al microcrimine che sono parsi un inseguimento dell’avversario. A proposito del confronto tv, non ha aiutato l’ammissione pubblica d’avere la puzza sotto il naso • Merola punta sugli anti Lega ma nelle periferie può rischiare Il Pd e liste civiche si riconoscono in Virginio Merola 1) “Dalla parte di Bologna”, è stato lo slogan scelto dal sindaco uscente, Virginio Merola. 2) Il vantaggio del 17 per cento ottenuto al primo turno e l’ostilità della vecchia città rossa nei confronti della Lega dovrebbero favorire Merola in vista del ballottaggio. 3) Le lamentele delle periferie che si sono sentite abbandonate e in cui il Pd non ha saputo recuperare consenso potrebbero giocare una brutta sorpresa e rendere la sfida più aperta. 4) Appoggiato da alcune liste civiche al primo turno, il candidato del Pd si è apparentato coi Verdi per il ballottaggio mirando a ridare un profilo ambientalista al progetto di governo. 5) Merola punta a confermare la vicesindaco con delega al Bilancio Silvia Giannini che aveva annunciato l’addio. 6) Migliorare il piano del traffico con navette che attraversino le zone pedonalizzate e un piano straordinario per il recupero delle periferie, con restyling dei marciapiedi. LUCIA BORGONZONI Commissaria Cancellieri a parte, Bologna avrebbe la prima donna sindaco della storia. Molti elettori di Bernardini — ex padano, oggi alfaniano e casiniano — potrebbero premiare più le tesi della Lega a Bologna che le alleanze di governo a Roma. Idem per molti grillini affascinati dal voto di protesta (il primo «vaffa» partì da qui), al di là d’un possibile biscotto M5S-Carroccio. La battaglia sui campi rom, sulla sicurezza e per le case popolari porta consensi anche da aree tradizionalmente pd, come la Bolognina. / Un problema potrebbe essere l’abbraccio di Salvini: poco utile, se hai bisogno di rassicurare l’elettorato moderato. Paga la scomparsa dei berlusconiani. Qualche sortita, sui centri sociali e sugli universitari «che fanno casino», potrebbe alienarle le simpatie di molti giovani grillini (come pure le polemiche coi gay e sulle unioni civili). Al primo turno s’è rivelato utile insistere sui temi della sicurezza, dei campi Rom e in generale dei migranti. Al ballottaggio, però, tanta ripetitività potrebbe non bastare. • La Lega e il centrodestra sostengono Lucia Borgonzoni Parola d’ordine la sicurezza così Borgonzoni ha invaso le tv 1) “Rivoglio Bologna” è lo slogan scelto dalla candidata del centrodestra Lucia Borgonzoni per lo sprint del ballottaggio. 2) Grazie alle numerose apparizioni televisive nei mesi scorsi, in programmi di informazione, ha aumentato la sua notorietà preparandosi alla candidatura. 3) Ha fatto una campagna elettorale all’ombra del segretario della Lega Matteo Salvini che è stato spesso a Bologna per sostenerla. 4) È sostenuta da Lega, Forza Italia, Fratelli di Italia, dalla lista di fuoriusciti di Forza Italia “Uniti si vince” e dalla formazione civica “Riprendiamoci Bologna”. Ha rifiutato l’apparentamento con la lista “Insieme Bologna” sostenuta da Udc e Ncd e capeggiata dall’ex leghista Manes Bernardini. 5) Tra i possibili nomi della giunta c’è quello dell’ex portiere del Bologna Gianluca Pagliuca. 6) I primi punti del programma sono la sicurezza e la lotta al degrado.