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 2016  giugno 16 Giovedì calendario

L’INCOGNITA UNICRED PESA SULLE BANCHE


Riuscirà Atlante a reggere sulle spalle il traballante mondo bancario italiano? La domanda è retorica e la risposta scontata. Giuseppe Guzzetti a nome delle fondazioni bancarie, Claudio Costamagna con la Cassa depositi e prestiti, Alessandro Penati come guida del fondo, non potranno certo salvare le aziende di credito in crisi, aumentare il patrimonio di quelle sotto-capitalizzate e assorbire i prestiti in sofferenza: 200 miliardi di euro, 80 dei quali non coperti. Il tutto con appena quattro miliardi e mezzo raccolti finora. Il loro intento, piuttosto, è innescare una reazione a catena per sbloccare la foresta pietrificata senza l’aiuto diretto dello Stato. Resta il fatto che Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza impegnano già due miliardi e mezzo di euro. Ed è solo l’inizio.
Le prime otto banche italiane, calcola il fondo Kairos, valgono in Borsa 60 miliardi di euro e hanno in pancia 62 miliardi di crediti «non performanti» già svalutati al 59 per cento. È ancora oscura la sorte delle quattro banchette del Centro Italia (Etruria, Ferrara, Marche e Chieti) perché oggi nessuno le vuole. Il Monte dei Paschi di Siena è tra color che son sospesi, mentre l’incognita più grande riguarda Unicredit, che ha bisogno di capitale per almeno 5 miliardi di euro secondo stime di mercato. La Borsa ha picchiato duro (il titolo è sceso da 6 a 2 euro in un anno) e la scelta del nuovo amministratore delegato al posto di Federico Ghizzoni è lenta e faticosa. «Andrebbero licenziati gli azionisti» accusa Penati. La proprietà appare fragile, con lo sceicco di Abu Dhabi (socio numero uno con il 6,5 per cento) e i libici (con il 4) che sollevano non pochi problemi geopolitici, mentre le fondazioni nuotano in apnea.
E poi c’è la Bce. Da un lato fa pressione per aumenti di capitale massicci e frettolosi, dall’altro applica in modo rigido il bail-in, come ha denunciato Ignazio Visco governatore della Banca d’Italia. Una morsa che mette le aziende italiane con le spalle al muro, mentre il flusso di moneta liquida stampata da Mario Draghi, se da un lato ha evitato un’altra crisi, dall’altro penalizza l’intero sistema. Ormai non si lamenta solo la Germania. Secondo Bill Gross, il re dei bond, passato da Pimco a Janus Capital, «i tassi globali sono i più bassi degli ultimi 500 anni. I titoli con interesse negativo valgono diecimila miliardi di dollari. È una supernova che un giorno esploderà».
(Stefano Cingolani)