Andrea Greco, Oggi 15/6/2016, 15 giugno 2016
IL RAMADAN
Milano, giugno
Da martedì 6 giugno ci sono più di un miliardo di persone in tutto il pianeta, e un milione e mezzo solo in Italia, che passano tutta la giornata senza toccare né cibo né acqua. È iniziato il Ramadan, e finirà solo con la nuova luna, a inizio luglio. Fino ad allora, i musulmani, dall’alba al tramonto, non possono bere né mangiare e si devono astenere dai rapporti sessuali. Tutti? No, il precetto è severo, ma ragionevole. Ad esempio, Paul Pogba e gli altri campioni musulmani impegnati negli Europei, sono dispensati: recupereranno il periodo di digiuno, finito il torneo internazionale. Ma è una dispensa legata all’impegno a cui saranno sottoposti, e non al loro status di calciatori; infatti Karim Benzema, fuori dalla rosa della nazionale francese, dovrà digiunare come tutti gli altri.
Donne incinte e piloti
Le eccezioni, quindi, non riguardano solo i vip, ma tutti i musulmani, per i quali rispettare il Ramadan significherebbe mettere a rischio la loro salute o quella degli altri: esentati dunque anche piloti di aerei e autisti di autobus, malati e bambini, donne incinte e donne con il ciclo mestruale: la Coldiretti lombarda, dopo aver chiesto un parere a un saggio della moschea di Roma, fa sapere che, chi lavora nei campi sotto il sole, può dissetarsi, come chi lavora davanti agli altoforni.
Gli altri, tutti gli altri, dallo sceicco saudita all’operaio marocchino che lavora magari a Stoccarda, dovranno praticare queste rinunce con lo spirito costruttivo di chi è convinto che siano il viatico necessario per fare un passo verso Dio. Seguirà il Ramadan anche Pietrangelo Buttafuoco, che abbiamo cercato. Il giornalista e scrittore siciliano, convertitosi all’Islam, però si è schermito: «È una cosa sacra, proprio per questo non voglio farne oggetto di un’intervista. Scusatemi». Proprio così: il mese di digiuno è il momento essenziale nella vita spirituale di un islamico, tanto che sostenerne la non obbligatorietà ha come conseguenza l’espulsione dall’Islam.
Spiega bene lo spirito del Ramadan Sadiq Khan, il sindaco musulmano di Londra, che scrive: «Chi non ha amici musulmani e dell’Islam conosce solo quello che si vede in tv e nei notiziari, può inconsciamente associarlo agli uomini barbuti e rabbiosi che dicono e fanno cose terribili, pensando che non sia altro. Quindi mi sono posto, come priorità in questo mese, di andare a gettare ponti, ospitando cene di “rottura del digiuno” in tutta la città, nelle sinagoghe, nelle chiese e nelle moschee». Questa non è una dichiarazione politica o, per essere più chiari, furbetta. Il Ramadan è, o quantomeno dovrebbe essere, un momento di pace, apertura e carità. La privazione dal cibo dovrebbe spingere a una maggiore empatia verso chi è povero e conosce bene le privazioni, e verso chi ha un credo diverso. Proprio per questo, invitare alla iftar (la cena che ogni sera dopo il tramonto rompe il digiuno) ospiti di altre religioni o i meno abbienti è considerato, da chi fa parte dell’Islam moderato, un comportamento molto apprezzabile.
Il Ramadan, nato in Medio Oriente e contenuto nel Corano, oggi per molti musulmani presenta una certa quota di difficoltà pratiche. Una delle questioni su cui sono stati chiamati a esprimersi i saggi è quella che riguarda i musulmani che vivono nei Paesi nordici. Per loro, quando il Ramadan capita nel periodo estivo, il precetto di bere e mangiare solo prima del tramonto e dopo l’alba diventa una mission impossible. Ad esempio i fedeli di Tromsø, una città norvegese a soli 344 chilometri dal Circolo polare artico, a volte devono rispettare il Ramadan in periodi nei quali il sole non tramonta praticamente mai.
Il Corano non offre indicazioni per casi di questo genere. Così si sono rivolti, racconta lo Spiegel, al prestigioso studioso saudita Abdullah Bin Abd al-Asis al-Muslih, che ha risposto ai loro dubbi con una fatwa, cioè un parere legale elaborato sulla base del Corano, e in pratica ha offerto tre soluzioni: uniformarsi all’orario della Mecca, uniformarsi alla consuetudine della prima città a Sud, oppure elaborare una loro disciplina autonoma, ma comunque rispettosa dello spirito del Corano. I musulmani di Tromsø alla fine hanno deciso di uniformarsi alla Mecca che prevede un digiuno di circa 15 ore, scatenando peraltro le critiche dei fedeli di Oslo, che invece osservano ligi il digiuno dall’alba al tramonto, ossia circa 20 ore senza toccare cibo o acqua.
Un gigantesco affare
Ancora più estrema, anche se unica, è stata la situazione dell’astronauta malese Sheikh Muszaphar Shukor, catapultato in orbita intorno alla Terra durante il Ramadan: come si sarebbe dovuto regolare con preghiere e digiuni in un luogo dove il sole sorge e tramonta ogni 45 minuti? Prima di partire gli è stato consegnata una dispensa di 20 pagine con le linee guida per i musulmani nello spazio, tra le quali la raccomandazione principale era quella di fare riferimento all’orario di Bajkonur, dove c’era la rampa di lancio che lo aveva portato lassù.
E se vi sentite ancora molto diffidenti rispetto al Ramadan, allora allontaniamoci dal versante spirituale e apriamo i libri contabili: come il Natale, anche il Ramadan è un gigantesco affare, capace di muovere miliardi di dollari e di far registrare, ad esempio in Egitto, un incremento del 100 per cento delle vendite di generi alimentari. Racconta l’avvocato d’affari romano Thomas Paoletti, da dieci anni a Dubai: «Di giorno si digiuna, ma la sera si banchetta. Durante il mese di Ramadan, per legge, qui negli Emirati viene ridotto l’orario di lavoro. Soprattutto nel settore privato, i professionisti limitano la loro attività a un paio di ore al giorno. Poi risparmiano le energie aspettando che arrivi il tramonto. Tradizionalmente, dopo il tramonto, ma prima della preghiera serotina, ci si dovrebbe accontentare di un dattero, o di un bicchiere d’acqua. In realtà le sale dei ristoranti sono pronte con buffet molto ricchi. Dopo la preghiera poi si continua a mangiucchiare senza soluzione di continuità fino alla cena, che inizia verso le 11, ma che comunque i ristoranti servono fino alle due. L’incremento delle vendite di alimentari è così forte che il governo controlla che i supermercati non speculino, e calmiera i prezzi».
Tutto chiaro. Ma gli occidentali, che il Ramadan non lo seguono, a Dubai possono pranzare? «Eh, quasi di nascosto, dentro sale schermate da drappi e separé, lontani dalla vista di tutti, e solo negli hotel internazionali. Altra possibilità non c’è».