Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  giugno 16 Giovedì calendario

FACEBOOK SIAMO NOI


Quanto è importante Facebook? Molto più di quanto venga percepito dall’opinione pubblica e soprattutto dai governi. Per coglierne l’importanza nel mondo contemporaneo bisogna prima porsi un’altra domanda: che cos’è Facebook? Un social, risponderebbe il primo ingenuo di turno. Sicuro? La realtà è che la bacheca bianca e azzurra oggi è social, realtà virtuale, connettività, intelligenza artificiale, open source, news, chat, gruppi, eventi, video, foto, search box, dibattito pubblico, influenza politica, denaro, un miliardo di utenti attivi al giorno, 989 milioni di utenti al giorno su dispositivo mobile, 5,3 miliardi di dollari di ricavi nel primo trimestre 2016; è il titano di Internet che ha le più grandi potenzialità di crescita in futuro (insieme ad Alphabet-Google); è capace di espandersi in tutti i campi e ha un valore preciso e inesorabile nella sua inquietante verità: Facebook siamo noi. Ogni utente vale 3,32 dollari, la crescita di questa platea è vitale. Dove c’è una connessione, c’è Facebook e dove non c’è una connessione, Facebook, direttamente o indirettamente, farà in modo che ci sia. Quando questo gigante che tutto vede, tutto sa e molto dispone (mai sentito parlare di trending topics?) aggiorna le sue regole per la privacy, è giunto il momento di dare un’occhiata a cosa succede sul nostro profilo. Tutto è nel cruscotto ‘Controllo della privacy’, o meglio, quasi tutto. Possiamo scegliere chi vede i nostri post, quali applicazioni hanno accesso al profilo, chi può vedere i dati personali. Facile. Troppo.
Seconda domanda: quali sono i ricavi di Facebook? Risposta: la pubblicità. È qui che scatta la profondità della profilazione dell’utente. Facebook traccia il nostro comportamento anche quando non siamo all’interno del suo universo. Basta un like su un articolo online e quel comportamento viene registrato e trasformato in pubblicità. La forza di Audience Network è la sua precisione sul target, l’utente. Ma non sempre lo stile di consumo dell’informazione e dell’entertainment corrisponde a un desiderio d’acquisto. Se leggo un articolo sui viaggi spaziali difficilmente vorrò acquistare un biglietto per andare su Marte (vendono anche quelli). Facebook lo sa e dice: noi lavoriamo per migliorare la qualità della pubblicità, eliminare annunci che possono disturbare o semplicemente sono irrilevanti. Ottimo. Ma per farlo si alza il livello di conoscenza delle abitudini dell’utente. Niente segreti, boys and girls. Perché le campagne pubblicitarie basate sugli interessi degli utenti sono questo, una profonda trivellazione del proprio Io. Provate a dare un’occhiata alle preferenze sulla pubblicità del vostro profilo, scoprirete delle cose insospettabili su di voi. Il titolare di questa rubrica l’ha fatto. Bene, pare che io abbia una predilezione per l’Allium ampeloprasum e una voglia pazza di Cucumis melo. Pare anche che mi piacciano parecchio le automobili, ma è strano perché non ne possiedo neanche una e mi dicono di avere interesse per il pellegrinaggio pur non avendone mai fatto uno. Confermo invece di avere una predilezione per i fiori, le rose in particolare. Confesso di avere un debole per il New York Times, la Bbc, Spotify e i libri di non-fiction (ma sono un gran lettore di fiction anche, e questo non c’è). Dicono abbia molto interesse per Paola Concia (e sì, è un’amica ma non ci frequentiamo – scusa Paola, sono assente) e, mi spiace, Flavio Insinna mi è anche simpatico, ma non adoro i pacchi. Alla voce Shopping e Moda compare CasaPound e deve proprio esserci qualcosa che non va nell’algoritmo, visto che io da quelle parti ci ho fatto un dibattito politico tanti anni fa e poi più niente. Mi hanno etichettato come di centrodestra (un tempo), sono attento al liberalismo (esatto e dunque senza alcuna casa) e, decisamente sì, mi piace la libertà di parola. Alla voce tecnologia compare WordPress (per forza, il mio blog, Mariosechi.it, è fatto con quel sistema di pubblicazione) e su viaggi, luoghi ed eventi ci siamo decisamente con Cagliari, per niente con l’Irlanda, molto con Roma, zero con Campobasso e Caserta e un po’ con Phoenix (Arizona) perché una mia amica ci è nata, ma ora sta in Olanda. Insomma, a forza di mi piace (che io non ricordo neppure di aver messo) il profilo che ne esce è un Sechi al 10% e uno strano tipo che naviga in Rete in modo sgangherato al 90%. Ecco perché il programma di profilazione va migliorato. Altrimenti arriva una pubblicità sulla mozzarella di Caserta (tra l’altro, ottima) ma il sottoscritto – nonostante il volume tradisca un piacevole rapporto con il cibo – è più interessato a un libro sulle imprese spaziali o un saggio di Heidegger sul concetto di tempo. Per centrare i gusti del Sechi vero, dunque, occorre sapere di più, tutto. E allora si va sulla bacheca a correggere, scrivere, inserire dati. Avrò una pubblicità perfetta, perbacco. E un Grande Fratello che non avrà neppure bisogno di scrutarmi dallo spioncino della cella. Grazie, Facebook, ti adoro perché mi pensi, ora vado a dormire. Ti informo che non prendo sonniferi. Lasciatemi almeno il sonno, senza pubblicità.