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 2016  giugno 16 Giovedì calendario

3.7 miliardi di euro. Per Confindustria è la cifra che risparmierebbe la pubblica amministrazione se riuscisse a ridurre il tasso di assenteismo ai livelli di un’azienda privata– Ci sono aneddoti che valgono più di mille numeri

3.7 miliardi di euro. Per Confindustria è la cifra che risparmierebbe la pubblica amministrazione se riuscisse a ridurre il tasso di assenteismo ai livelli di un’azienda privata– Ci sono aneddoti che valgono più di mille numeri. Chi non ricorda quel glorioso Capodanno del 2015, quando 83 vigili romani su cento caddero malati? Nell’ufficio del Campidoglio vista Fori sedeva Ignazio Marino. I suoi rapporti con i dipendenti comunali erano a dir poco complicati: il sindaco marziano si era messo in testa di concedere il premio di risultato solo in caso di effettivo risultato. Apriti cielo. Scioperi, manifestazioni, boicottaggi. Quel 31 dicembre avevano dato la disponibilità al turno notturno in più di mille. In servizio si presentarono in 165. Furono tutti colti improvvisamente da febbri, malori, la necessità improrogabile di assistere parenti disabili. Il caso fece il giro del mondo. La Cgil fu costretta a parlare di «lotte sbagliate», il garante per il diritto allo sciopero impose una multa di ventimila euro a ciascuna delle sigle coinvolte fra cui la Uil. Si sa, la Giustizia ha i suoi tempi, ma prima o poi fa il suo corso. È arrivata il 29 marzo di quest’anno, quando la prima sezione Lavoro del Tribunale di Roma ha dato ragione ai sindacati: «Infondatezza delle contestazioni sollevate», scrive la sentenza. Avete letto bene: infondatezza. Non solo perché quella di fare gli straordinari deve essere considerata una prestazione «su base volontaria». Se centinaia di dipendenti del Comune presentano contemporaneamente il certificato di malattia questo di per sé non prova nulla. Occorre semmai «una valutazione caso per caso». Di qui l’annullamento delle multe per le sigle coinvolte e la condanna della Commissione di Garanzia al pagamento delle spese processuali, 2309 euro più Iva. Nella complessa macchina pubblica italiana accade anche questo. Pesi e contrappesi, dirà qualcuno. E poi una cosa è la legittima astensione dal lavoro per protestare contro un mancato rinnovo contrattuale, altro sono i furbetti del cartellino. Sarà. Ma non si è forse andati troppo in là se - è cronaca di questi giorni - una sigla sindacale proclama uno sciopero degli autisti Atac nelle ore dell’esordio dell’Italia agli Europei? Non si è andati troppo in là se i sindacati di un settore delicatissimo - i controllori di volo - ci riprovano durante Italia-Svezia? Graziano Delrio glielo ha negato, e chissà che nel frattempo l’avventura degli azzurri di Conte non lo costringa a farlo una seconda volta. I casi di vero e proprio assenteismo, quelli degni di un romanzo criminale, sono altri. Dal magistrato beccato in barca a vela nei giorni di malattia a quelli che guarivano la febbre dagli spalti del Bentegodi di Verona. L’ultima stima del Centro studi di Confindustria calcola che la riduzione dell’assenteismo fra gli statali permetterebbe un risparmio di 3,7 miliardi di euro all’anno. Basta prendere la spesa totale per il personale (nel 2013 furono 156 miliardi) e calcolare la differenza delle assenze medie nel settore pubblico e privato. Quell’anno la Ragioneria calcolò una media di 19 assenze nel pubblico contro le 13 delle aziende con più di cento addetti. Il confronto è generoso: i dati più recenti sull’assenteismo nelle aziende più grandi lo stimano ad un livello quasi doppio rispetto a quelle sotto i 15 dipendenti. Nelle intenzioni del governo il decreto di ieri è il primo di una serie. D’ora in poi chi verrà trovato assente con il cartellino timbrato potrà essere sospeso in 48 ore e licenziato in trenta giorni senza la salvezza dei «vizi di forma». Visti i precedenti - ci provò senza successo Renato Brunetta - solo il tempo ci può dire se questa volta la legge sarà inattaccabile. Ma fra le deleghe concesse dal parlamento al governo per l’attuazione della riforma Madia ce ne è una ben più decisiva: scade a febbraio del 2017 e riguarda le assenze «di massa» e «ripetute». Se così sarà, casi come quelli del Capodanno 2015 non si ripeteranno. Nel frattempo la Procura di Roma si occuperà uno per uno degli sfortunati 176 fra medici e vigili che non sono riusciti a sfuggire all’indagine del Carabinieri.