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 2016  giugno 11 Sabato calendario

CHAMPAGNE E SCHIAFFONI PER IL GIUDICE DI SEDIA


Nel terzo turno del Roland Garros 1991 l’allora 39enne Jimmy Connors, reduce da una stagione di inattività per guai fisici e quindi non classificato (Parigi gli aveva concesso una wild card), passò i primi due turni per trovare ai sedicesimi Michael Chang; il peggiore dei clienti possibili per un anziano che avrebbe avuto bisogno di accorciare gli scambi, e contro il “cinese” si sarebbe dovuto viceversa sorbire una maratona. Connors vinse il primo set e perse i due successivi; quando sembrava ormai finito, un guizzo d’orgoglio gli consenti di portare a casa la quarta partita, usando però tutta la benzina residua. Allora Jimbo – che di questi giochini di puro orgoglio era un maestro – sparò un gran colpo estremo sul primo punto del quinto set e, in vantaggio di un quindici, si avvicinò al giudice di sedia per annunciargli il suo ritiro. Non gli era rimasta una stilla di energia; negli spogliatoi dovettero assisterlo per due ore in attesa che ritrovasse le forze per uscire con le sue gambe.
Quel giudice si chiamava Bruno Rebeuh, è stato uno dei più noti arbitri di tennis, e nei giorni del Roland Garros l’Equipe gli ha dedicato una bella intervista amarcord a firma di Manuel Absolu. L’episodio narrato è quello che Rebeuh pesca per primo dal baule dei ricordi, anche perché riguarda il tennista (Connors) che considera il numero uno fra quelli incrociati. Anche nel match più importante della carriera, la prima delle dieci finali parigine che ha amministrato, era presente Chang: sì, proprio la finale dell’89, quando Michelino sorprese il favorito Edberg. Rebeuh non è molto fantasioso nell’indicare il giocatore più difficile da maneggiare per un arbitro («Sapete benissimo che John McEnroe poteva essere molto complesso»), ma assicura che il 90% delle complicazioni dipendeva sempre dall’incrocio di personalità e dal contesto: «Parlando in generale, arbitrare Lendl era molto facile a meno che l’avversario non fosse McEnroe; in quel caso, diventava terribile». Il campione che gli piacerebbe rivedere? «Quando mi ritirai, nel 2001, Andre Agassi mi fece recapitare una cassa con 12 bottiglie di Château Margaux del 1982 e un bigliettino molto carino». Se ad Agassi lo lega un ricordo così raffinato, di tutt’altro tenore è quello relativo a un altro americano, Jeff Tarango: a Wimbledon 1995 Bruno fu costretto a espellerlo dal campo chiudendo il match, perché non poteva fingere di non aver sentito la frase («Sei l’arbitro più corrotto del circuito») che il tipo gli aveva rivolto. Al di là della frustrazione di aver dovuto interrompere una partita, Rebeuh non ha dimenticato lo schiaffone comminatogli dalla moglie di Tarango fuori dallo spogliatoio.
Quindici anni dopo il ritiro Bruno si occupa di golf: ha fondato una sua società di consulenza e va in giro per il mondo a fare lobbying per l’Open di Francia. Non una brutta vita, specie se si considera che nelle due settimane del Roland Garros può prendersi tutte le ferie che vuole.