Davide Chinellato, La Gazzetta dello Sport 9/6/2016, 9 giugno 2016
GALLINARI ACCELERA VERSO L’OLIMPIADE – Danilo Gallinari va di corsa. Vuole vincere, e la prima chance che ha a disposizione è l’estate con addosso la maglia azzurra
GALLINARI ACCELERA VERSO L’OLIMPIADE – Danilo Gallinari va di corsa. Vuole vincere, e la prima chance che ha a disposizione è l’estate con addosso la maglia azzurra. «Mi sento il leader di questa Nazionale come lo sono di Denver — ha raccontato il 27enne durante una recente visita in Gazzetta —. Abbiamo davanti a noi un periodo importante: credo moltissimo nell’Olimpiade». Gallo si presenta all’appuntamento azzurro, che avrà il suo clou nel Preolimpico di Torino in cui dal 4 luglio la Nazionale di Ettore Messina andrà a caccia di un posto a Rio, reduce dalla sua miglior stagione di sempre in NBA nonostante l’infortunio alla caviglia destra che lo ha costretto a togliersi la maglia numero 8 di Denver già il 26 febbraio. Gallinari, scatenato in gennaio tanto da lottare per una convocazione all’All Star Game con un mese da 23,5 punti in 15 partite col 44,7% dal campo, ha chiuso con 19,5 punti in 53 partite la sua settima stagione nella Grande Lega, non rinunciando fino all’ultimo al sogno di riportare i suoi Nuggets ai playoff. Era anche pronto a tornare in campo, ma i risultati di Denver, uscita in anticipo dalla corsa alla postseason, gli hanno suggerito di rimanere fuori e concentrarsi sul grande obiettivo fuori dalla NBA. E così Gallinari proverà a togliersi soddisfazioni importanti con l’Italia, puntando a passare buona parte del mese di agosto a Rio a lottare per il sogno olimpico. Ma prima dovrà guadagnarselo. Danilo, preferirebbe una medaglia ai Giochi o il titolo NBA? «Sarebbe bello poter vincere entrambi. Ma se devo scegliere dico l’Olimpiade: essendo cresciuto in Italia il mio sogno più grande è quello». Perché crede in questa Nazionale? «Perché è un momento fondamentale nella carriera di tutto il gruppo. Abbiamo davvero la possibilità di farcela, di qualificarci per l’Olimpiade e poi dire la nostra anche in Brasile. Sarebbe la prima volta ai Giochi per tutti noi. Siamo insieme da tanto tempo, tra noi non ci sono segreti e ognuno conosce il proprio ruolo». All’Europeo dello scorso anno ci siete andati vicini… «Potevamo vincerlo, siamo arrivati ad un passo dalla semifinale. Mi auguro che quello che è successo possa servirci di lezione per il futuro. Ma quel torneo ci ha dato tanta fiducia». Aiuterà giocare in casa il Preolimpico? «E’ fondamentale giocare in casa un evento come questo. Il pubblico di Torino per noi sarà una motivazione in più. Arriveremo molto carichi, speriamo di dare una soddisfazione a chi verrà a vederci». Che gruppo c’è in Nazionale? «Ci conosciamo da tanto, siamo un gruppo molto divertente. Io passo molto tempo con Peppe Poeta, che è anche il mio compagno di camera. E’ un discreto personaggio. Aneddoti? Quelli più belli non si possono raccontare… Insieme ci divertiamo. Ce ne sono tanti di personaggi, stiamo bene insieme. Nel tempo libero ci sfidiamo con altri sport, a ping pong non mi batte nessuno». E’ la prima volta che gioca sotto Ettore Messina. Come vede il suo rapporto col c.t.? «Con lui ho parlato molto durante la stagione NBA: è carico, ha molte idee. Sono contento di lavorare con Messina, per me è un grande stimolo. Sarà un’estate divertente e difficile: conterà vincere sul campo, è arrivata l’ora di prenderci qualcosa». E per la sua Denver cosa si augura? «L’anno prossimo saremo una squadra solida, da playoff, che potrà dare fastidio. Abbiamo ottimi giovani che stanno crescendo. E poi tornerà Wilson Chandler: io e lui insieme saremo difficili da marcare per chiunque». Come si trova ai Nuggets? «Sono il giocatore franchigia, stare in una società come questa aiuta. Sono molto contento della squadra e anche la città di Denver mi piace molto. Ci sono 800.000 abitanti, è molto tranquilla. Ma il tifo può diventare davvero caldo: ricordo che l’ultimo anno in cui abbiamo fatto i playoff abbiamo vinto 38 partite su 41 in casa e i tifosi erano scatenati». Com’è la vita di un professionista italiano all’estero? «E’ divertente, ma non è certamente facile. Il ritmo che abbiamo in NBA è piuttosto frenetico. E’ difficile sostenerlo per tanto tempo, sia a livello fisico che mentale». Mai pensato a un’alternativa al basket? «No, penso di essere nato per giocare a basket. E’ la cosa migliore che so fare. Adesso faccio anche altri sport (sta prendendo lezioni di golf, ndr), ma il basket è quello che mi viene meglio». Dopo due esperienze diverse e lontane nel tempo, tornerà a giocare a Milano? «Voglio giocare almeno fino a 35 anni in NBA. Poi vedremo. Ma se torno non voglio fare il capitano che sta in panchina: voglio essere protagonista». Se davvero un giorno tornerà all’Olimpia, non potrà indossare il suo 8, ritirato in omaggio a Mike D’Antoni. Ha un altro numero preferito? «Vorrà dire che, se si potranno ancora usare i numeri a piacimento, aggiungerò un altro 8…».