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 2016  giugno 04 Sabato calendario

CON UN NOME COSÌ BANALE SON DIVENTATI COSÌ FAMOSI


Fra gli account Twitter più curiosi, quelli che non possono ambire alla qualifica di necessari ma ugualmente regalano spunti interessanti, mi piace molto @funwithmaps,un fornitore di divertenti mappe tematiche. Si va dall’età nella quale si ha il primo rapporto sessuale Paese per Paese alla situazione economica dei vari municipi di Roma, per dire della varietà di queste mappe. L’ultima ad avermi colpito, suggerendomi un giochino che lascio aperto a chi volesse proseguirlo, è quella relativa ai cognomi più diffusi di ciascuno Stato europeo: il giochino consiste nel ricordare (o nel googlare, naturalmente) gli sportivi più famosi dotati di quel cognome.
L’esempio italiano è fuorviante, perché non esiste un altro connubio così fortunato. Come certamente saprete, il nostro cognome più diffuso è Rossi: e da Valentino a Paolo, da Antonio a Jessica, i nomi che vengono in mente in mezzo minuto basterebbero alla gloria sportiva di una nazione di media grandezza.
Cambiando Paese, il gioco si fa più duro: il cognome Smith (top in Inghilterra) ha sì prodotto straordinari campioni, ma da Tommy Jet – quello del pugno chiuso sul podio di Città del Messico – a Stan, le cui scarpette si portano ancora ai piedi, sono tutti americani. In Spagna, invece, di Garcia è piena la contemporaneità: Luis che gioca a pallone a Bilbao, il golfista Sergio, la tennista Caroline (Rudy è francese, non cadete nel trabocchetto).
Müller è un cognome che vale due primati: in Germania, e basterà fermarsi al calcio per individuare Gerd, Hansi e oggi Thomas, e in Svizzera, dove il grande rivale di Tomba si chiamava Peter. Ma c’è un cognome che fa ancora meglio, con tre Paesi: Novak in Slovenia e Repubblica Ceca, Nowak in Polonia. Dei tre ceppi, quello ceco è il più solido con i due Jiri: il tennista che nel 2002 arrivò al numero 5 della classifica Atp e un pallavolista di buon livello, mentre oggi Filip gioca a calcio in nazionale (ma non è stato selezionato per l’Europeo). Restando al football dell’Est, nell’Ungheria un Nagy non può mai mancare: oggi c’è Adam, dopo Joszef, Laszlo e Zoltan. E a proposito di dinastie – non familiari, ma basate sul cognome – se l’Olanda non avesse clamorosamente fallito la qualificazione avrebbe portato almeno dei De Jong in attività, la punta del Psv Luuk più probabilmente rispetto al centrocampista del Newcastle Siem. In passato ricordiamo Nigel, transitato anche per il Milan, e Theo, vicecampione del mondo nel 1974, quando giocò pure uno spezzone della finale.
Indovinelli a chiudere. Il cognome più diffuso in Bulgaria? Un tennista ex fidanzato della Sharapova. In Ucraina? Una discobola che vinse a Monaco 1972 sotto la bandiera dell’Urss. In Belgio? Il vincitore della GandWevelgem del 1994. In Romania? Il fratello cattivo di Hagi. In Svezia? La “terza torre” di Bologna...