Alberto Fiz, MilanoFinanza 4/4/2016, 4 aprile 2016
I VASI VALGONO UNA FORTUNA
Se l’Italia fosse un Paese normale, il luogo ideale per disperdere una collezione di vetri veneziani tra le più significative apparse sul mercato sarebbe la Laguna. Proporre Ercole Barovier, Carlo Scarpa o Paolo Venini sulle rive del Canal Grande è come presentare la pop art di Warhol e compagni a Manhattan. Ma le logiche sono molto diverse e saranno i collezionisti veneziani a inseguire i loro vetri a New York dove, il 7 giugno da Sotheby’s, verrà proposta una raccolta realizzata da un collezionista americano negli anni novanta. Sebbene il proprietario non abbia certo realizzato affari sbalorditivi, il suo fiuto gli ha permesso di organizzare un nucleo di grande prestigio che va all’incanto con prezzi compresi tra 2 e 60 mila dollari (1,5/55 mila euro). I valori sono spesso assai appetibili per un collezionismo sofisticato, che vuole uscire dall’omologazione recuperando un settore ingiustamente relegato ai margini. Talune opere hanno il medesimo impatto dei dipinti: dietro al vaso Grappoli d’Uva realizzato da Ercole Barovier nel 1927, proposto a 40/60 mila dollari (36/54 mila euro) ed esposto alla Biennale del 1952, sembra di scorgere le ninfeee di Claude Monet. Ma le strade del vetro sono infinite e ci si può avvicinare al vaso di mosaico ideato da Paolo Venini nel 1954 in vendita a 20/30 mila euro (18/27 mila euro). Oppure scegliere il prototipo quasi concettuale di Fulvio Bianconi appartenuto a Elton John e accessibile per 6/8 mila dollari (5/7 mila euro); lo stesso prezzo di un vaso soffiato dalle linee essenziali creato nel 1921 da Vittorio Zecchin.
Il vetro veneziano, tuttavia, è solo un aspetto del revival a cui è sottoposto il design, pronto a decollare di fronte alla crisi irreversibile dell’antiquariato. È proprio l’arte decorativa del ‘900 la vera alternativa a cassettoni, tavoli e mobili a doppio corpo, entrati da dieci anni ormai nel cono d’ombra. Del resto, sono molti i segnali che confermano l’esigenza di trovare alternative economicamente sostenibili, in grado di soddisfare arredo e investimento. In un anno piuttosto avaro di soddisfazioni, da Sotheby’s a Parigi il 24 maggio la vendita di design ha ottenuto 7,8 milioni di euro, il risultato migliore da quando nel 2001 è stato aperto il dipartimento francese. In quell’occasione il top price, pari a 459 mila euro, lo ha conquistato una panca in bronzo dorato con un coccodrillo che banchetta sulla spalliera creato dai due designer Claude e Francois Xavier-Lalanne. Per una scrivania in acciaio inossidabile dell’architetto Jean Prouvé sono stati spesi 363 mila euro, mentre un tavolo in bronzo patinato con un gufo sulla gamba dell’estroso Diego Giacometti, fratello del più famoso Alberto, ha cambiato proprietario per 435 mila euro quadruplicando le valutazioni iniziali. Dopo quanto è accaduto a Parigi, c’è molta attesa per gli esiti newyorkesi dove Sotheby’s scende in campo con due cataloghi: al nucleo di vasi in vetro si affianca una scelta di arredi piuttosto rari a cifre interessanti soprattutto nell’ambito del made in Italy. Per la colorata lampada da terra di Angelo Lelli, fondatore di Arredoluce, si spendono dai 4 ai 6 mila dollari (3,5/5,3 mila euro) e per una classica scrivania razionalista di Gio Ponti la richiesta è compresa tra 20 e 30 mila dollari (18/27 mila euro). L’architetto e designer milanese è protagonista anche in Italia in occasione dell’asta monografica di sole ceramiche che gli dedica Pandolfini di Firenze il 23 giugno, con prezzi che non vanno quasi mai oltre i 10 mila euro. Tra le 21 proposte La grottesca (7/10 mila euro), un piatto in maiolica policroma a fondo blu con un girotondo di figure femminili che rimanda alla pittura romana antica.
Sul fronte della fotografia, i risultati non sono particolarmente incoraggianti e la vendita organizzata da Sotheby’s a Londra il 19 maggio ha fatto registrare un invenduto pari a quasi il 50%, con un fatturato striminzito di 1,4 milioni di euro. In una forbice di prezzi che generalmente non è andata oltre i 20 mila euro l’unico acuto è giunto con Mouth di Irving Penn, una bocca femminile attraversata da un’infinità di rossetti che ha trovato un acquirente disposto a spendere 221 mila sterline (200 mila euro). Per la ragazza afgana, considerata la foto più celebre di Steve McCurry, sono bastati 17 mila sterline (22 mila euro). Agli esperti, tuttavia, non sarà sfuggito che si tratta di una ristampa del 2014 rispetto a uno scatto del 1984.