Andrea Giacobino, MilanoFinanza 4/4/2016, 4 aprile 2016
CHI È BYRON TROTT?
Anche Carlo Pesenti, nella sua seconda vita iniziata con Clessidra, è entrato nel club del banchiere dei miliardari. Ha puntato 50 milioni di euro, una minima parte dell’incasso miliardario ottenuto vendendo Italcementi ad Heidelberg, sul fondo di private equity Bdt Capital Partners di Byron Trott. Proprio come ha fatto prima di lui l’altro erede John Elkann, che ha scelto il banchiere americano dagli occhi azzurri e dall’eterno sorriso, come advisor di Exor per la conquista di PartnerRe. E che nello scorso ottobre ha portato Trott in Italia in un evento esclusivo al Museo Enzo Ferrari di Modena, dove l’ospite d’onore era il premier Matteo Renzi mentre in sala sedevano nomi del calibro di Marino Golinelli, Piero Ferrari , Luca Cordero di Montezemolo, Alessandro Benetton. Ma anche big non italiani come esponenti del clan di Jorge Paolo Lehmann, l’ex tennista che controlla Burger King e che grazie ai consigli di Trott ha conquistato il ketchup di Heinz, o quelli della famiglia del segretario di Stato Usa John Kerry, oltre a membri della dinastia Mars.
Ai suoi ospiti Trott ha fornito una lezione, nel suo tradizionale incontro annuale coi clienti vip tenuto eccezionalmente in Italia, di come si consolidano le fortune economiche e produttive delle grandi famiglie imprenditoriali che chiedono questi servizi a Bdt. «Mi dica quale è il suo problema più grosso. Cosa non è stato in grado di realizzare?». E’ la domanda che Trott fa sempre ai suoi clienti nel primo incontro. La fece anche a Warren Buffett nel febbraio del 2002.
Era arrivato a sedere davanti al guru di Omaha della Berkshire Hathaway, un faro per molti piccoli investitori americani e nel mondo, uno che non ama affatto pagare i banchieri d’investimento, perché Tom Murphy junior, che lavorava in Goldman Sachs dopo aver a lungo consigliato Buffett, aveva deciso di andare in pensione. Il ceo di allora della grande banca a stelle e strisce, quell’Henry Paulson che di lì a pochi anni sarebbe diventato segretario al Tesoro, chiamò Trott che lo aveva sostituito come vicepresident dell’investment banking quando Paulson aveva lasciato la guida dell’ufficio di Chicago: bisognava riallacciare il filo col guru. All’incontro con Buffett era necessario arrivare preparati. Trott lo fece leggendo tutti i bilanci di Berskshire Hathaway e il numero uno gli spiegò che non era ancora riuscito a creare un prodotto finanziario come un’obbligazione convertibile che desse agli investitori il diritto di compare in futuro azioni a un premio inferiore a quello dell’offerta standard. Per inventarsi la soluzione Trott arruolò un ex professore di Harvard e di lì a poco Berskhire Hathaway fece un’emissione particolare di 400 milioni di dollari, sottoscritta proprio dalla banca americana, che a tal punto fece guadagnare al banker di Goldman Sachs la fiducia di Buffett che nel 2004 lo nominò nel paragrafo iniziale della sua annuale lettera agli investitori: «Bryon ha capito meglio di ogni banchiere ciò che intendevo e, mi dispiace dirlo, si è meritato le commissione».
Nato 56 anni fa a Springfield in Missouri da una madre che aveva un negozio d’abbigliamento e un padre che riparava telefoni, dopo una laurea e un master a Chicago, Trott iniziò a lavorare come broker in Goldman Sachs nel 1982 e sei anni dopo già si occupava di investment banking, sotto l’occhio di Paulson. Da quella privilegiata cabina di regia prese contatti, favoriti dal suo approccio sempre competente e discreto, con alcune delle grandi famiglie americane, occupandosi di affari importanti come l’aggregazione da 23 miliardi di dollari Mars-Wrigley e la vendita da 4,4 miliardi di Marmon Holdings dalla dinastia dei Pritzker proprio a Buffett. Nel 2009 lasciò Goldman Sachs per aprire il suo gruppo Bdt strutturato in due bracci operativi: Bdt & Co. che svolge funzioni consulenziali per i grandi business a conduzione familiare e Bdt Capital Partners che ha raccolto 8 miliardi di dollari da investire in aziende in mano agli stessi proprietari da sempre, in un’ottica di periodo di almeno 12 anni.
Qualche esempio dell’advisory di Trott, oltre alla citata operazione Exor , sono la ricapitalizzazione di JohnsonDiversey (oggi Diversey Inc.) nel 2009 per conto dell’omonima famiglia, l’assistenza ai Pritzker per la vendita di TransUnion o ancora la consulenza a Coty per la conquista (fallita) di Avon. Mentre fra gli investimenti del fondo di Bdt ci sono Pilot Flying (famiglia Haslam) attiva nei posti di ristoro lungo le autostrade Usa, City Beverage (il più grosso distributore a Chicago delle birre Anheuser-Busch Inbev) o Weber-Stephen Products che fabbrica le più famose griglie di barbecue d’America in partnership con l’omonima famiglia; senza dimenticare Bagels, assieme a Jab, holding della dinastia tedesca Reimann. Spesso, insomma, la consulenza in casa Bdt poi sfocia in partecipazione azionaria dello stesso gruppo di Trott alle aziende oggetto di advisory.
Con i suoi tre partner (San Orr legatissimo alla dinastia dei Walton, Dan Jester e William Bush) e una struttura dirigenziale di molti ex Goldman Sachs non divisa per practice come le tradizionali investment bank, Trott ha creato una macchina da guerra discreta ed efficiente, che vola con profitto sotto i radar di giganti come Blackstone e Kkr. Ma Bdt ha l’expertise unica di consigliare i miliardari del pianeta. Grazie a tre regole. Bisogna essere», dice Trott, «cintura nera nell’investment banking. Ed esserlo pure nella capacità di scegliere gli investimenti. Ma occorre anche una buona dose di psicologia per trattare con le famiglie e con chi è proprietario di grandi gruppi industriali» Così Byron è diventato il banchiere di fiducia di Buffett. E oggi anche di Elkann e Pesenti.