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 2016  giugno 07 Martedì calendario

I 14 minuti in cui Sara è stata rincorsa e bruciata viva– Sara Di Pietrantonio, 22 anni. Romana, graziosa, lunghi capelli biondi, minuta, diplomata al Conservatorio, a casa si esercitava ancora con il flauto studiato per due anni

I 14 minuti in cui Sara è stata rincorsa e bruciata viva– Sara Di Pietrantonio, 22 anni. Romana, graziosa, lunghi capelli biondi, minuta, diplomata al Conservatorio, a casa si esercitava ancora con il flauto studiato per due anni. Iscritta alla facoltà di Economia Aziendale dell’università Roma Tre, «secchiona ma non di quelle antipatiche, anzi tranquilla e sempre sorridente». Appassionata di danza e musica, in particolare Mika e Ligabue, figlia unica di genitori separati, viveva a Ponte Galeria con la madre Tina Raccui, impiegata delle Poste all’Eur. Di recente dopo due anni di fidanzamento aveva rotto con Vincenzo Paduano, 27 anni, guardia giurata, «gelosissimo, pressante, ossessivo». Lui non l’aveva presa bene, tanto più che lei aveva iniziato una nuova relazione con un ex compagno di liceo di nome Alessandro, e da allora «la tampinava, la perseguitava»: le telefonava di continuo, si presentava a casa sua, la seguiva [1]. Sabato sera Sara uscì con l’amica del cuore Flaminia: provarono i passi del prossimo spettacolo di danza, restarono insieme fino all’una e mezza di notte. Poi raggiunse Alessandro in un pub. Più tardi si salutarono sotto casa di lui. Paduano, che stava nascosto lì vicino, aspettò che la ragazza salisse sulla sua auto e in via della Magliana la speronò, costringendola a fermarsi. Tra i due ci fu una lite, poi lei risalì in auto, lui la seguì portandosi dietro una bottiglia d’alcol, le spruzzò il liquido su petto e volto quando era ancora seduta. Lei fuggì e lui bruciò l’auto, poi la inseguì, la raggiunse in un boschetto vicino al parcheggio del ristorante “La Tedesca”, la afferrò per i capelli, le strinse un braccio intorno alla gola, fino a stordirla. Poi, quando era ormai in fin di vita, totalmente incosciente, le diede fuoco. Le fiamme devastarono soprattutto le spalle, il volto e la testa di Sara, fino a renderla quasi irriconoscibile [1]. Il Paduano mezz’ora dopo il delitto, come nulla fosse, era nel suo gabbiotto da vigilante in un palazzo dell’Eur [2]. Pare che Paduano seguisse l’ex mappando i suoi spostamenti con un programma spia dell’iPhone. «Vincenzo spuntava dal nulla tutte le volte che uscivamo insieme», ha raccontato agli inquirenti Flaminia, l’amica uscita con Sara la sera del delitto prima che lei incontrasse Alessandro [3]. Sette giorni prima dell’assassinio, Paduano aveva visto Sara – «Sissi» per le amiche – baciare Alessandro. E aveva maturato il progetto di «vendetta» [3]. Verso le 3 e mezza di notte Sara aveva mandato un sms alla madre Tina: «Mamma, sto tornando». Un’ora dopo la signora, non vedendola arrivare e non riuscendo a parlarle al telefono, aveva chiamato la polizia ed era uscita a cercarla con suo fratello Andrea. Vide prima la Toyota in fiamme e poi la figlia a terra, semicarbonizzata, le braccia larghe e la camicetta sbottonata [1]. Vincenzo Paduano dopo otto ore trascorse a piangere, tremare, ma soprattutto negare di essere l’assassino di Sara sfidando la polizia con alibi fasulli, ha confessato in lacrime alla pm Maria Gabriella Fazi di aver dato fuoco all’ex fidanzata: «Sono un mostro, non mi rendo conto di cosa sono diventato. Sono un paranoico, un ossessivo. Non volevo farle del male perché le volevo bene. Sono andato sotto casa di Alessandro non so perché. Ho aspettato che si salutassero e ho anticipato Sara. Mi sono fermato davanti a lei, ma non ricordo di averla tamponata. È successo un casino, ho preso la bottiglietta di alcol, ma non l’ho picchiata. È scesa dalla macchina e l’ho raggiunta dove l’avete trovata. Stavamo discutendo vicini, io ho acceso una sigaretta, c’è stata una fiammata, non so come sia successo. Me ne sono andato: mi vergognavo» [4]. Paduano dice che si è «acceso una sigaretta e lei ha preso fuoco». È una bugia [5]. Vincenzo Paduano, detenuto nel carcere di Regina Coeli, nell’interrogatorio di garanzia ha anche detto che il suo «progetto iniziale era quello di incendiare la macchina di Alessandro». Sostiene che la bottiglietta di alcool che aveva nella sua macchina, e che poi ha gettato su Sara, l’aveva comprata per quell’obiettivo: dare alle fiamme, prima o poi, l’auto del nuovo ragazzo di Sara. L’interrogatorio è zeppo di «non ricordo», «non l’ho aggredita». «L’ultima cosa che io ricordo – spiega Paduano – è quando Sara e Alessandro sono arrivati sotto casa di lui». Poi cade l’oblio, nella testa del ragazzo, l’ultima ora è piena di buchi. Il sostituto procuratore Fazi allora cerca di stimolare la memoria del giovane: «Ha aggredito Sara?», gli chiede. E lui risponde: «Io volevo solamente incendiare la sua auto, non volevo dare fuoco a Sara. Non ricordo di averla aggredita, non volevo ucciderla» [6]. Paduano ha detto che non riesce a ricostruire esattamente la scena perché fuma cannabis: «Il quantitativo di stupefacente che mi è stato ritrovato ce l’ho da Natale e solo per uso personale» [7]. Sulla base dei primi elementi raccolti, il gip non ha riconosciuto la premeditazione. Vincenzo avrebbe ucciso di istinto, non con un piano. Al delitto d’impeto però, invece non credono il pm Maria Gabriella Fazi e il procuratore aggiunto Maria Monteleone, che continuano a contestargli anche la premeditazione. Le testimonianze, il traffico telefonico (in attesa di leggere i messaggi ricevuti da Sara) i primi dati dell’autopsia e l’esame dei video – tutti elementi raccolti in queste ore con il lavoro della squadra mobile e dunque non ancora a disposizione del gip al momento di motivare la sua ordinanza – portano in quella direzione [9]. La sera del delitto Sara e Vincenzo avevano litigato anche a casa di lei, davanti alla madre. Una scenata di gelosia, «ma non sembrava una cosa preoccupante, niente di violento», ha detto la signora Raccui alla polizia [10]. Tina Raccui: «Vincenzo era un ragazzo geloso, ma anche gentile e premuroso. La chiamava ogni dieci minuti, ma non era violento. Stava sempre da noi, dormiva a casa nostra. Era il figlio maschio che non ho mai avuto» [5]. Un collega su Paduano: «Stava spesso sulle sue, ma nelle ultime settimane era più giù del solito. Diceva di essere stato lasciato» [11]. Non era la prima volta che Paduano aggrediva Sara. Era già successo il 21 e 22 maggio, quando l’aveva scossa per le braccia, durante l’ennesimo litigio, di fronte al nuovo ragazzo di lei. Alessandro era intervenuto e poi si era fatto da parte quando gli animi si erano rasserenati [8]. Anche alcuni mesi fa, al culmine di una lite, hanno ricordato alcuni testimoni, «Vincenzo ebbe uno scatto d’ira nei confronti di Sara che decise comunque di non sporgere denuncia per non creare problemi». Perché Sara voleva bene a Vincenzo e non voleva rovinarlo. Anche alle amiche preoccupate per lei ripeteva: «Gli passerà» [12]. Sara e Vincenzo si erano conosciuti nel 2014 facendo gli animatori [10]. Lorenzo D’albergo: «Nata due anni fa sul bagnasciuga di Ostia, la relazione tra la 22enne e quel ragazzo tutto muscoli e pizzetto era partita a gonfie vele. La coppia non vedeva l’ora di tuffarsi nel traffico del raccordo anulare. I 15 chilometri che dividono Spallette da Castel Giubileo, le due borgate di Sara e Vincenzo, diventavano l’occasione per chiudersi in auto e ridere, scherzare, ascoltare assieme le canzoni di Mika e Ligabue. “Spesso lei restava a cena qui – racconta uno zio di lui uscendo dalla palazzina della famiglia Paduano – poi non so cosa sia successo. Siamo dispiaciuti per Sara. Sono state distrutte due famiglie”» [11]. In cella Vincenzo piange e dice: «Voglio morire» [13]. (a cura di Roberta Mercuri) Note: [1] Fulvio Fiano e Rinaldo Frignani, Corriere della Sera 31/5; Rinaldo Frignani, Corriere della Sera 30/5; Rory Cappelli e Lorenzo D’Albergo, la Repubblica 30/5; Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 2/6; [2] Corriere della Sera, 31/5; [3] Fulvio Fiano e Rinaldo Frignani, Corriere della Sera 1/6; [4] Rory Cappelli e Giuseppe Scarpa, la Repubblica; [5] Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 31/5; [7] Giuseppe Scarpa, la Repubblica 2/6; [8] Giuseppe Scarpa, repubblica.it 3/6; [9] Fulvio Fiano, Corriere della Sera 2/6; [10] Rinaldo Frignani, Corriere della Sera 31/5; [11] Lorenzo D’Albergo, la Repubblica 31/5; [12] Maria Corbi, La Stampa 31/5; [13] Maria Corbi, La Stampa 1/6.