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 2016  giugno 07 Martedì calendario

DELITTI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DEL 6 GIUGNO 2016


Maria Teresa Meo, 40 anni. Residente a Cassina de’ Pecchi (Milano), «solare, sempre sorridente», due figlie di 14 e 8 anni, sposata con Giulio Carafa, 45 anni. Costui, «gentile ma schivo», da qualche tempo era così depresso che s’era messo in malattia. Ad angosciarlo era la paura di perdere il lavoro: da anni confezionava pomodori alla Star di Agrate, ma l’azienda nei prossimi tre anni avrebbe dovuto lasciare a casa 65 operai su 240. In più in casa i soldi non bastavano mai e il fatto che la moglie, per arrotondare, si fosse dovuta trovare un lavoretto in una mensa, lo mortificava a dismisura. L’altra mattina doveva essere visitato da uno psichiatra del Centro psicosociale di Gorgonzola. Ma l’appuntamento era stato posticipato alle 12.40 e lui, per non far aspettare la sorella che l’aveva accompagnato e doveva andare a lavorare, aveva deciso di tornare a casa. Una volta rientrato nel suo appartamento, prese un coltello da cucina e lo infilò più volte nel corpo della moglie. Quindi la stessa lama se la piantò nel petto. A trovare i cadaveri nel tinello, in una pozza di sangue, la figlia quattordicenne rientrata da scuola alle 15.45.
Lunedì 30 maggio in un appartamento in via Napoli a Cassina de’ Pecchi (30 chilometri da Milano).

Silvio Mirarchi, 53 anni. Calabrese, maresciallo dei carabinieri in servizio a Marsala (Trapani), sposato, due figli: una ragazza di 22 anni e un ragazzo di 18. Nella notte fra martedì e mercoledì lui e un commilitone s’appostarono in borghese in una zona di campagna dove avevano scoperto alcune serre in cui erano coltivate seimila piante di cannabis. D’un tratto alle loro spalle comparve qualcuno, forse i custodi delle serre che li avevano scambiati per ladri, che sparò sette otto colpi di pistola di cui due si conficcarono nell’aorta e nel rene del Mirarchi (morto in ospedale dopo un giorno d’agonia). Illeso l’altro carabiniere.
Notte tra martedì 31 maggio e mercoledì 1° giugno nelle campagne di Marsala (Trapani).

Pietro Sala, 6 anni. Iscritto alla prima elementare, magrolino, timido, qualche difficoltà a parlare e a relazionarsi con gli altri. Figlio di Piera Pini, 45 anni, infermiera, e Protasio Enrico Sala, 43 anni, factotum alla casa di riposo Visconti Venosta di Grosio (Sondrio), «tranquillo, equilibrato», uniche passioni il Milan e la briscola. Costui domenica pomeriggio disse alla moglie che avrebbe portato il bimbo alla «fiera di Pentecoste» di Tirano, invece prese la direzione del villino color salmone che stava costruendo a Tovo Sant’Agata per trasferircisi con la famigliola. Lì giunto mise Pietro su una sedia e lo strangolò. Subito dopo legò una corda a una trave, l’altro capo se lo girò attorno al collo, e si lasciò penzolare. Un biglietto, in cui spiega di temere che il figlio sia autistico.
Pomeriggio di domenica 29 maggio in un villino color salmone a Tovo Sant’Agata, in mezzo ai frutteti della Valtellina, a trenta chilometri da Sondrio.

SUICIDI

Carlotta Benusiglio, 37 anni. Mora, alta, molto bella, stilista per il marchio Blume a Milano, viveva in un loft con i suoi tre gatti che affidava alla vicina ogni volta che doveva partire per lavoro. Fidanzata con uno con cui litigava spesso e che tre volte l’aveva mandata all’ospedale: era seguita anche la denuncia, ma la storia andava ancora avanti, tra alti e bassi. Lunedì sera lei e il fidanzato mandarono giù parecchia vodka in un bar, continuarono a bere pure a cena al ristorante e alla fine scoppiò l’ennesima discussione. Alle 6 di mattina di martedì un uomo che passava per una piazza vide la Benusiglio morta con una sciarpa intorno al collo, legata a un ramo di un albero del parco, con i piedi che toccavano terra. In casa sua fu trovato un computer acceso, con la musica che andava, qualche macchia di sangue sulle lenzuola, una scatola di farmaci contro l’ansia da cui mancavano quattro pastiglie. Il fidanzato, interrogato, disse di averla lasciata sotto casa sua la sera di lunedì, ma poi di essere andato via. I familiari della donna sono convinti che sia stata uccisa, ma il medico legale dice che s’è suicidata.
Notte tra lunedì 30 e martedì 31 maggio, tra alberi e aiuole di piazza Napoli, Milano.

P. S., di anni 68. Ex dipendente della Italsider di Genova. Un po’ burbero ma nonno affettuoso, insieme a sua moglie si prendeva cura dei due nipotini maschi. Fino al 2014, però, perché il maggiore, ormai quattordicenne, confidò all’insegnante che il nonno paterno più volte si era comportato in modo strano: «Ci compra le figurine, poi le mette in tasca e ci chiede di prendergliele, cammina nudo davanti a noi». Poi riferì altri episodi più spinti. Suo fratello confermò i racconti, anche alla madre. Da allora i due ragazzini furono tenuti alla larga dal nonno, che continuava a difendersi. Poche settimane fa arrivò per lui il verdetto del tribunale: 4 anni e 4 mesi di pena per violenza sessuale sui nipoti. Venerdì scorso, dopo aver scritto su un foglio «sono innocente», si impiccò.
Venerdì 3 giugno a Genova.