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 2016  giugno 04 Sabato calendario

GUIDOLIN: «QUI IN PREMIER C’È SPAZIO PER LE FAVOLE E TROPPO VENTO» – Premier calling. «C’è qualcosa di diverso nel calcio britannico, un richiamo forte

GUIDOLIN: «QUI IN PREMIER C’È SPAZIO PER LE FAVOLE E TROPPO VENTO» – Premier calling. «C’è qualcosa di diverso nel calcio britannico, un richiamo forte. Sono felice di aver risposto». Francesco Guidolin ha vissuto i suoi primi, ventosi mesi in Galles. Swansea, nome poetico, città non proprio. Ma Guidolin si è innamorato dell’ambiente cortese, dello stadio piccolo e sempre pieno. Un altro mondo, conservatore eppure in movimento. «In Italia mi avevano cercato in tanti, e li ringrazio. Ma sono convinto di aver fatto la scelta migliore. Di vita e di carriera». Dopo la vittoria del Leicester in Premier League l’Inghilterra è diventato il paese delle favole calcistiche. Magari ne chiederanno una anche a lei. «Swansea ha già la sua favola. Fino a 3-4 anni fa la squadra si allenava su dei campi bruttissimi e i giocatori non avevano spogliatoi propri: si cambiavano in una palestra pubblica. Hanno conquistato la promozione in Premier così, adesso c’è un bel centro di allenamento e la scalata è stata fantastica. Nell’ultima stagione c’è stato il pericolo retrocessione, si è sentita l’esigenza di cambiare qualcosa e per questo sono stato chiamato. Ci siamo salvati, non era scontato. Riprendere la marcia sarebbe un bel risultato: l’idea è arrivare ai 40 punti salvezza che valgono tanto in tutto il mondo, poi togliersi qualche soddisfazione». Lei è specialista nelle qualificazione in Europa con le outsider, da Vicenza in poi. «In effetti mi sono qualificato sette volte, fra Vicenza, Palermo, Udine. Ma andiamo per gradi». Difficile dopo il successo di Ranieri. E poi il calcio britannico è il teatro del Nottingham Forest di Brian Clough, o del Wigan che vince la coppa d’Inghilterra. «Sì, diciamo che qui le favole sono più plausibili. In Italia l’Empoli può anche giocar bene, ma non vincerà mai il campionato. In Premier può capitare più di frequente di incontrare le squadre forti in un momento no e batterle. Ma il Leicester che vince il campionato è un evento che capita comunque di rado». Più grande l’impresa di Ranieri che vince con il Leicester o di Nibali che raddrizza il suo Giro? «Non scherziamo, Nibali è un campione e il campione può raddrizzare la situazione in due tappe o in due minuti. Il Leicester che vince la Premier è come il corridore di seconda fascia che conquista il Tour de France: impossibile, eppure a Ranieri è successo. Un’impresa gigante». E un effetto-Italia sulla Premier... «Il mondo è cambiato e gli italiani sono bravi. Mi auguro che Conte e Mazzarri si facciano valere». Il lavoro di Conte al Chelsea sarà più complicato di quello di Mazzarri al Watford? La pressione è alta. «Ma Conte è intelligente e giovane. Ce la farà». Il calcio britannico è conservatore, soprattutto nei piccoli club: lei ha cambiato molto a Swansea? «Avevo bisogno prima di tutto di punti, e all’inizio ci vuole pazienza. Non si può pretendere di arrivare e imporre abitudini diverse. Se i giocatori fanno l’English breakfast con uova, bacon e fagioli e un’ora dopo in allenamento corrono come schegge va bene lo stesso». Il Guidolin di vent’anni fa non l’avrebbe detto... «Invecchiando si diventa più saggi, o almeno spero». Lei è più cholista o guardiolista? «Non mi schiero. Mi piacciono, sono grandi allenatori, sono diversi ma hanno gli occhi di tigre tutti e due. Ce li ha anche Conte». Più contento di sfidare Mourinho o Guardiola? «E Klopp, e tanti altri...È bello trovarsi in un campionato così. Ricordo una frase di Vialli: in Italia vincere è una liberazione, in Inghilterra una gioia. Diciamo nel Regno Unito, perché ci metto anche il Galles, orgogliosamente Galles». Porterebbe un italiano nella sua squadra? «Ho fatto alcuni nomi al nostro presidente, ma ovviamente non posso dire chi ho chiesto». Soprattutto difensori? «No no, è fuori strada». Lei a Swansea ha preso un rischio, Benitez con il Newcastle anche peggio, e veniva dal Real Madrid: sorpreso? «No, perché evidentemente ama il calcio britannico e lo voleva ritrovare. St James’ Park è il posto più vibrante di tutta la Premier. Nelle ultime partite abbiamo trovato grandissimi ambienti: Newcastle, Leicester, West Ham, con la penultima partita nel vecchio stadio. Uno spettacolo». I giornali inglesi li legge? «Ne compro due o tre ogni giorno. Capire i titoli e gli articoli nelle sezioni non sportive è complicato, ma piano piano imparo». C’è qualcosa che non le piace nel Galles? «Se potessi farei qualche cambiamento al clima. Rispetto a Swansea, Londra è come i Caraibi. Non si può andare in bicicletta perché c’è troppo vento, ma i sentieri per correre e camminare sono meravigliosi. Così non sento la mancanza della mia amata bici». Pronto per vivere nella brughiera? «C’è un posto fuori città che si chiama Mumbles e mi piace molto. Vorrei cambiare casa. Sono pronto a vivere dove trovi le pecore e le mucche dietro la porta». Guidolin, una volta disse in una intervista: «Essere stressato è la mia condizione naturale». «Adesso va un po’ meglio. Merito del Galles che mi ha messo subito a mio agio. Dopo quattro mesi i tifosi mi hanno dedicato un coro: sentirlo mi ha dato un’emozione fortissima».