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 2016  giugno 06 Lunedì calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 105 (“Verlaine”, Stefan Zweig, Castelvecchi) Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database libro in scheda: 2357306 Origini

LIBRO IN GOCCE NUMERO 105 (“Verlaine”, Stefan Zweig, Castelvecchi) Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database libro in scheda: 2357306 Origini. Paul Marie Verlaine nacque nel 1844 a Metz da un capitano del Genio militare francese che aveva combattuto a Waterloo. La madre era una ricca ereditiera. Presto la famiglia si trasferì a Parigi. Il padre di Verlaine morì nel 1865, non senza aver prima dissipato considerevole parte del patrimonio in speculazioni sbagliate. Catastrofe. Quando suo padre decise di mandarlo in un collegio parigino acconsentì volentieri. Subito rimase disgustato dal freddo e dalla noia del luogo. Scappò per tornare a casa ma il giorno dopo fu riportato in collegio. Nefasto l’influsso dei compagni: «Et là commença la déroute» («E allora cominciò la catastrofe»), scrisse in seguito. Pubertà. «L’uomo di lettere, o piuttosto, se volete, il poeta nacque in me precisamente intorno a quel quattordicesimo anno, tanto da poter affermare che la formazione del mio spirito ha seguito lo sviluppo della mia pubertà» (Verlaine). Assenzio. Quando scrisse Fêtes galantes aveva già iniziato a bere assenzio, «l’atroce sorcière verte». Specchio. Sua madre non lo rimproverava mai quando lo vedeva ubriaco. Solo una volta, mentre lui smaltiva nel sonno, col cilindro ancora in testa, una notte di baldoria, come rimprovero gli mise davanti uno specchio, affinché al risveglio vedesse in quale stato si era ridotto. Innamorato. Il giovane Verlaine, brutto, impacciato, timido e lascivo al tempo stesso, solito consumare avventure mercenarie agli angoli delle strade, in visita a casa di un suo amico vide per la prima volta la sedicenne Mathilde Manté, bionda, pallida, graziosa. S’innamorò. Per lei smise di bere e diventò un bravo pretendente. Le scriveva versi e lettere che finirono nella raccolta La bonne chanson. Napoleone. Mai interessato alla politica: l’aneddoto secondo cui avrebbe voluto assassinare Napoleone III era stato da lui inventato per impressionare gli amici. Nei giorni della Comune, però, si lasciò convincere ad assumere un ruolo: leggere gli articoli dei giornali per stabilire se fossero favorevoli o no ai comunardi. Non recandosi più in ufficio per il suo vero lavoro, fu licenziato. Quindicenne. Nel 1871 ricevette da Charlesville, cittadina di provincia, la lettera di un conoscente che chiedeva un parere sui versi scritti da un quindicenne. L’autore era Arthur Rimbaud. Gli scritti piacquero molto a Verlaine, che inviò al giovane lettere piene di ammirazione. Infine lo invitò a Parigi. Rimbaud. Rimbaud, «un provinciale dalle gigantesche mani rosse e dal curioso volto di bambino precocemente corrotto». Amicizia. Verlaine accolse amichevolmente il ragazzo. Sua moglie, invece, non nascose mai l’avversione. Presto l’amicizia tra i due poeti si fece sempre più stretta e un giorno, nel 1872, Verlaine abbandonò moglie e figlio per andarsene con Rimbaud. Peccato. «Indiscutibilmente erano entrambi uomini per cui il “peccato” non esisteva, erano anche entrambi iniziati ai rituali delle passioni perverse, come dimostra una poesia scritta in comune e inserita nella raccolta Hombres di Verlaine (mai pubblicata ufficialmente)». Rivoltella. A Londra Verlaine cominciò a rimpiangere la casa, il figlio, la moglie. Lasciò Rimbaud, ma poi, rifiutato dalla moglie, volle riprenderselo. Lui accettò in cambio di denaro. Allora Verlaine, ubriaco, tirò fuori di tasca la rivoltella e gli sparò due volte, ferendolo lievemente. Fu rinchiuso nel carcere di Mons. Fede. Verlaine, che in carcere si convertì. Quando uscì, andò a trovare Rimbaud a Stoccarda per portarlo alla fede. Finì con loro due ubriachi, a picchiarsi con i bastoni da passeggio sulla riva del Neckar. L’altro alla fine gli assestò un colpo in testa e se ne andò, lasciandolo a terra privo di sensi. Fu il loro ultimo incontro. Morte. Morì nel gennaio 1896, in una mansarda parigina, nel letto della prostituta Eugénie Krantz, che gli aveva sottratto l’ultima parte del poco denaro che possedeva. Notizie tratte da: Stefan Zweig, Verlaine, Castelvecchi, Roma, pp. 90, euro 12,50. Giorgio Dell’Arti, Il Sole 24 Ore 6/6/2016