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 2016  giugno 03 Venerdì calendario

IMPROVVISAMENTE SEBASTIANO VASSALLI

Sebastiano Vassalli, l’autore della Chimera morto nel settembre scorso a 73 anni, ha tenuto, dal 1998 al 2006 e dal 2010 in poi, una rubrica sul Corriere intitolata Improvvisi in omaggio al maestro di sperimentalismo (e di ironia) Giorgio Manganelli, autore della raccolta di articoli Improvvisi per macchina da scrivere. Erano venti righe rapide, ispirate a fatti di politica e di cronaca, a occasioni letterarie o editoriali. Una sorta di «diario in pubblico» tra l’ironico, l’amaro, il satirico, il disincanto tipico del carattere di uno scrittore scontroso, un bastian contrario che ha vissuto gran parte della sua vita appartato nella campagna novarese ma sensibilissimo alla realtà che lo circondava. Estraneo com’era alla società letteraria, le cui ipocrisie e i cui riti sentiva assurdi e ostili, dal suo piccolo osservatorio Vassalli spiava le manifestazioni clamorose del mondo ma captava anche i segnali più apparentemente periferici. Ora i 344 Improvvisi sono stati raccolti in un volume, a cura di Roberto Cicala, pubblicato dalla Fondazione Corriere della Sera. Si parte dalla fisiognomica della politica (la faccia di Previti e il naso di Bossi) e dalla morte di Pacciani e si arriva all’aura perduta della mafia con l’ultimo «improvviso», del 12 aprile 2015. Maestro dell’antiretorica, scrittore che capovolge (e un po’ deride) i miti generazionali (specie quelli della sua generazione), antideologico dissacratore del carattere nazionale degli italiani, Vassalli non ama il suo tempo, non sopporta la “rumorosa colonna sonora della nostra (in)civile convivenza” che diventa “frastuono pervasivo”. Per questo ha preferito restare nella sua campagna e da lì mandare i suoi rapidi dispacci sullo stato del mondo, ritenendo probabilmente che solo da quella distanza di sicurezza si potesse auscultare distintamente quel fracasso senza rimanerne schiacciati. Idiosincrasie (il Gruppo 63 in primis) e passioni (Campana, Ragazzoni…), ossessioni (Leopardi, Manzoni…). Segnalazioni minimali su piccoli libri non venali pervenuti nella sua casa di Biandrate. Confessioni anacronistiche: «Mi sto affezionando a una parola: cartaceo». Ironie sferzanti a proposito di quel variegato vivaio pseudoletterario rappresentato dai partiti di sinistra. Queste veloci improvvisazioni – che assecondano i liberi estri le rabbie le accensioni del momento – sono l’altra faccia del grande costruttore di storie indimenticabili.