Alberto Crepaldi, l’Espresso 3/6/2016, 3 giugno 2016
L’EMIRO NON PAGA GLI STIPENDI
Si è aperto nei giorni scorsi, presso la sezione lavoro del tribunale di Roma, il primo di una serie di procedimenti destinati a fare rumore. Saqer Alraisi, ambasciatore degli Emirati Arabi, si dovrà difendere dall’accusa di aver illegittimamente licenziato alcuni dipendenti dell’ambasciata. Sette di loro hanno fatto ricorso, avanzando una serie di rivendicazioni in parte economiche (quali Tfr non corrisposti, stipendi e contributi non pagati nei termini previsti, anche negli anni precedenti l’arrivo di Alraisi nella capitale) in parte diverse. Alcuni di loro hanno infatti chiesto il riconoscimento dei danni biologici conseguenti a vessazioni che avrebbero subito.
L’interesse delle cause va però oltre la vertenza lavorativa. Nei documenti finiti all’attenzione dei magistrati civili sono infatti citati alcuni episodi che suscitano qualche interrogativo sui comportamenti della rappresentanza diplomatica emiratina. Sono citate richieste di visti turistici per personale di servizio, che sarebbe poi stato trattenuto in ambasciata, senza contratto, oltre la durata dei visti stessi; e c’è il caso della seconda moglie, che Alraisi avrebbe fatto assumere al fine di farle ottenere un visto per motivi di lavoro. A Roma l’ambasciata degli Emirati Arabi, oltre che per la fitta rete di rapporti d’affari con l’Italia, si è fatta notare in tempi recenti anche per l’acquisto per 23 milioni di Villa Durante: un immobile sottoposto alla tutela della Sovrintendenza alle Belle Arti, dove verrà presto trasferita la sede diplomatica.