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 2016  giugno 02 Giovedì calendario

L’ITALIA E L’EUROPEO, POCHE GIOIE E TANTE LACRIME

L’Italia e l’Europa non si sono mai viste di buon’occhio. Stiamo parlando di calcio, s’intende, qui la politica non c’entra. Però sta di fatto che il rapporto tra la Nazionale e il campionato europeo è sempre stato piuttosto turbolento. Fin dagli inizi quando, su intuizione dell’allora segretario generale dell’Uefa Henry Delaunay, nacque la manifestazione e i dirigenti azzurri, con poca lungimiranza, dissero che non avrebbero partecipato. Era il 1960 e sarebbe stata l’occasione per rialzare la testa, dopo il periodo nero che stava attraversando il calcio di casa nostra. Nel 1964, invece, i parrucconi della Federcalcio ritornano sulla decisione e scelgono di esserci: solo che, dopo aver facilmente eliminato la Turchia, veniamo sbattuti fuori dall’Unione Sovietica e così alla fase finale in programma in Spagna neanche ci arriviamo. Per sorridere dobbiamo aspettare il 1968 quando, da organizzatori, riusciamo a vincere il trofeo. E lo facciamo alla prima partecipazione, bella soddisfazione. Però che sofferenza: prima il lancio della monetina grazie alla quale vinciamo la semifinale contro l’Unione Sovietica, poi la finale ripetuta contro la Jugoslavia. Non proprio una cavalcata, insomma.

RIFONDAZIONE Da allora, tuttavia, gli Europei saranno sempre un tormento per gli azzurri. Nel 1972 veniamo eliminati dal Belgio: e pensare che eravamo reduci dalla finale di Messico ‘70, avremmo dovuto fare fuoco e fiamme. Nel 1976 nemmeno ci siamo, ma lì c’è una spiegazione: la Nazionale si sta rinnovando. È successo che, dopo il disastro al Mondiale del 1974, il presidente federale Artemio Franchi ha deciso di affidare la supervisione di tutte le squadre azzurre a Fulvio Bernardini, che per sé ha tenuto la guida della Nazionale A. Bernardini, uno dei migliori allenatori italiani di sempre (vinse lo scudetto con Fiorentina e Bologna, unico a riuscirci fuori dal triangolo Milan, Inter, Juve), tenta di battere strade nuove, il calcio sta cambiando, l’Olanda di Cruijff fa scuola. Ma la ricostruzione fallisce. O meglio: non darà buoni frutti nel 1976. Nel 1978, al Mondiale in Argentina, sì. E poi, con quella generazione di ottimi giocatori, si arriverà all’Europeo ‘80, organizzato dall’Italia e al trionfo del Mundial ‘82. E’ un’epoca di gioia.

SALI E SCENDI Il calo, dopo la sbornia dei ragazzi di Bearzot è inevitabile. Nell’84 nemmeno ci qualifichiamo. Poi, chiusa l’era dei reduci del Mundial (dopo il tonfo a Messico ‘86), si tenta una nuova risalita con Azeglio Vicini. È il 1988, la Nazionale è giovane e gioca bene. Arriva terza, buon risultato: vengono gettate le basi per la rinascita. Ma il rapporto tra gli azzurri e l’Europeo resta tormentato: nel 1992 nemmeno si qualificano, nel 1996 fuori al primo turno. Poi, nel 2000, a un passo dalla gloria: in finale contro la Francia, in vantaggio fino a un soffio dal termine, quindi raggiunti e superati nei supplementari. La rabbia, in quel caso, diventa anche politica: Silvio Berlusconi critica pesantemente il c.t. Dino Zoff («doveva far marcare Zidane a uomo») provocandone le inevitabili dimissioni. In panchina arriva Trapattoni, ma a Euro 2004 va male: vittime del «biscotto» tra Svezia e Danimarca, gli azzurri escono subito. Nel 2008, da campioni del mondo in carica, con Donadoni c.t., ci arrendiamo ai quarti soltanto ai calci di rigore alla Spagna, che poi conquisterà il titolo. L’ultima esperienza è quello dell’Italia di Prandelli, nel 2012: arriva in finale, abbastanza sorprendentemente, e lì viene massacrata (è il verbo giusto: 4-0 il risultato) dalla Spagna che domina ovunque. In definitiva, abbiamo vinto soltanto una volta, nel 1968: e in che modo! Grazie a una monetina e a una finale rigiocata... Per l’Italia in Europa, finora, non si può dire che le luci siano state superiori alle ombre.