Ugo Bertone, Libero 2/6/2016, 2 giugno 2016
E BUFFETT FA SHOPPING IN ITALIA
Anche Warren Buffett, il finanziere che da sempre contende a Bill Gates il titolo di uomo più ricco del pianeta, ha deciso di fare shopping in Italia. Ieri il Marmon Group di Chicago ha annunciato l’acquisto del 100% della Angelo Po di Carpi, una delle eccellenze del made in Italy, leader nel mercato degli impianti per la ristorazione professionale.
Qualcosa di più di una semplice acquisizione perché, come ha dichiarato Rossella Po, presidente della ditta fondata nel 1922, «con questa operazione potremo condurre il nostro modello di family business di successo al livello dei top players globali». Ovvero, per affrontare i mercati senza smarrire la propria identità, è necessario ricorrere all’ombrello di una multinazionale, meglio se Usa, per garantirsi quei «muscoli» finanziari e manageriali che nel Bel Paese scarseggiano. Vediamo come e perché.
1) Angelo Po è un’azienda di successo, che tra sei anni spegnerà le prime cento candeline. Il gruppo, che conta oggi circa 450 dipendenti distribuiti in tre stabilimenti italiani e quattro filiali estere, ha chiuso il 2015 con un fatturato consolidato pari a circa 83 milioni di euro. Molti, per una multinazionale tascabile che ha saputo consolidare una reputazione eccellente in una nicchia di mercato, quello della ristorazione professionale, che offre un grosso potenziale di crescita. Pochi, per sfruttare appieno le opportunità della ristorazione made in Italy: ci vogliono capitali e reti commerciali adeguate per rispondere alla domanda senza smarrire l’equilibrio finanziario.
2) Di qui l’incontro con il partner Usa, una delle quattro divisioni del gruppo Marmon acquisito nel 2013 dal gigante Berkshire Hathaway controllato da Warren Buffett. Il gruppo americano si è impegnato sia a mantenere la produzione nei siti di Carpi e di Ascoli Piceno sia a confermare ai vertici Rossella Po. «Con l’entrata di Angelo Po nel gruppo, creiamo una eccezionale base di espansione dal punto di vista tecnologico e geografico», ha commentato il presidente e ceo dell’azienda Usa, che risponde al nome di Fabrizio Valentini, ingegnere laureato al Politecnico di Torino, prima di far carriera in Usa. Non è la prima volta che un cervello di casa nostra scopre un’eccellenza italiana da valorizzare oltre frontiera, come dimostrano tanti esempi nel design (vedi Poltrona Frau) o nella moda. E si è trattato di un supporto fondamentale: finora Buffett si era tenuto alla larga dalla Penisola perché non esistevano (né esistono) obiettivi di dimensioni adeguate per un gruppo che cerca prede da almeno due miliardi di dollari.
3) Ma adesso? Angelo Po è un caso isolato? Assolutamente no. Dal 2013 al’’inizio di quest’anno le imprese Usa hanno effettuato 121 acquisizioni per un totale di 18 miliardi di dollari secondo un’analisi di Kpmg corporate finance. In molti casi la formula è la stessa adottata a Carpi: Il cuore e la mente resteranno in Italia, ma i capitali saranno esteri. Un ritornello che in settimana è già stato intonato a Grugliasco, nei pressi di Torino, in occasione del passaggio di Pininfarina, altra bandiera dell’Italia industriale, agli indiani di Mahindra & Mahindra. Per ora, almeno per ora, le cose vanno così.