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 2016  giugno 02 Giovedì calendario

GLI INGLESI SE NE VOGLIONO ANDARE, I NO-UE IN TESTA PER LA PRIMA VOLTA

Cresce il malcontento nel Regno Unito verso Bruxelles, cresce il fronte dei sostenitori dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea e crescono i timori dei mercati valutari con una sterlina in difficoltà. Stando alle ultime rilevazioni dell’istituto ICM per il Guardian, il “no” all’Europa sarebbe davanti di quattro punti nella battaglia referendaria verso il voto del prossimo 23 giugno. A sorprendere gli osservatori è soprattutto la corrispondenza dei risultati delle rivelazioni effettuate telefonicamente e sul web: le misurazioni precedenti, infatti, mostravano unatendenzaasostegnodell’uscita nei sondaggi online, mentre la quasi totalità «alla cornetta» mostrava davanti il fronte per la permanenza nell’Unione. Il direttore dell’istituto di ricerca, Martin Boon, parla di un sondaggio «che sconfessa alcune ortodossie diffuse». Escludendo le quote di indecisi dai risultati di entrambe le rilevazioni, il risultato è il medesimo: il 52% è a favore dell’uscita dall’Unione Europea, mentre il restante 48% vuole rimanere.
I sondaggi continuano ad oscillare ma confermano una spaccatura netta nell’elettorato britannico. Spaccature visibili anche a livello sociale, con la classe operaia qualificata schierata a sostegno della Brexit con una percentuale del 62%, e a livello geografico, con gli scozzesi dalla parte dell’Unione Europea e gli elettori di Inghilterra e Galles dalla parte dell’uscita. Ciò che appare dalle rilevazioni è una bocciatura degli sforzi del governo Cameron e dei conservatori sostenitori dell’Ue.
Il cosiddetto Project Fear, ossia la strategia della paura basata sull’esibizione dei rischi economici dell’uscita del paese dall’Unione, non conquista l’elettorato ma regala speranze ai conservatori «ribelli» capeggiati dall’ex sindaco di Londra Boris Johnson e dal ministro della giustizia Michael Gove. Il premier Cameron, il cui futuro alla guida del paese dipende molto dall’esito del referendum da lui fortemente voluto, sta per questo provando ad allargare la base elettorale sopperendo alla mancanza di un Partito Laburista, sempre diviso al suo interno tra ala sinistra e moderati ed impalpabile sul referendum. Da qui nascono le iniziative congiunte del premier assieme al neoeletto sindaco di Londra Sadiq Khan: i due, in nome dell’Europa, hanno seppellito l’ascia di guerra dell’aspra campagna elettorale nella quale Cameron e il candidato conservatore Zac Goldsmith avevano lanciato accuse di intelligenza con l’estremismo islamico nei confronti del laburista. E che i laburisti siano in difficoltà lo dimostra lo stesso sondaggio Guardian/ ICM. Se il Partito Conservatore, nonostante la sua guerra civile interna sull’Europa, si conferma la prima forza del Paese con un consenso del 36%, il Labour insegue al 31%. Performance positiva per il partito indipendentista ed euroscettico Ukip che ha guadagnato, grazie alla visibilità del suo leader Nigel Farage impegnato per l’uscita dall’UE e sul fronte immigrazione, due punti percentuali attestandosi al 15%. Farage, secondo un’indagine del sito Brexitometer, è il politico più influente sul web in questa campagna referendaria, capace di rafforzare la leadership online del fronte per l’uscita. Una lettura dell’avanzata dello Ukip la offre la deputata laburista e sostenitrice dell’uscita Gisela Stuart che al Guardian ha accusato il suo partito e il mancato sostegno alla causa della Brexit «un fattore di reclutamento» per gli indipendentisti. La stessa Stuart è tra i firmatari di una dichiarazione congiunta dei leader del fronte per l’uscita Boris Johnson e Michael Gove, assieme al ministro del lavoro Priti Patel, in cui un sistema d’immigrazione a punti, sullo stile di quanto avviene in Australia, viene identificato come l’unico modo per «ripristinare la fiducia dell’elettorato nella politiche di immigrazione». Un sistema, a lungo sostenuto da Farage, promesso dai firmatari della proposta entro tre anni da un voto che sperano di sì all’uscita dall’UE e che prevede che gli aspiranti migranti imparino l’inglese e siano in possesso di competenze rilevanti. Ma, si chiede il Times, come possono mantenere certe promesse un ex sindaco e deputato senza incarichi ed un segretario di stato? Se Brexit dovesse essere, allora #DavidStaiSereno.