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 2016  giugno 02 Giovedì calendario

«UN TEAM CON IL NOME DI MARCO. TORNO IN PISTA PER NON MORIRE»

Di padre in figlio, ma anche di figlio in padre. Paolo Simoncelli, papà di Marco, vuole tornare nel Motomondiale per ricordare il Sic. Ma non solo moto, anche eventi e tanta beneficenza. Paolo, il Motomondiale è cambiato da quando lo frequentava lei? «Dopo la morte di Marco sono stato un paio di anni lontano, senza guardarlo nemmeno in tv. Poi ho deciso di fare una squadra corse. In primo luogo per me: per non morire. E quando sono rientrato ho ricominciato a guardare le corse e mi sono accorto che è cambiato poco. Però ho notato che le cose che faceva Marco, per le quali veniva considerato scorretto e aggressivo, adesso si fanno tranquillamente ad ogni Gp. E questa cosa mi fa incazzare parecchio». E il pubblico è cambiato in questi anni? Cosa pensa di ciò che è successo al Mugello durante la gara e durante la premiazione? «Non c’è molto da dire. Il manichino di Marquez a cui è stato dato fuoco e il lancio di oggetti durante il podio sono tutte stronzate che la gente potrebbe evitare di fare». Lei però vuole tornare a breve nel Mondiale con la sua squadra corse. «Adesso abbiamo un team con quattro piloti nel campionato italiano e ci tengo a dire che corrono gratis perché, anche se sei Valentino Rossi ma non paghi, nessuno ti fa correre. E poi abbiamo altri due piloti in Spagna che fanno il mondiale junior di Moto3: Montella e Arbolino. L’obiettivo è portare nel 2017 il nostro team nella Moto 3 del Motomondiale, con due piloti: uno dei giovani che già sono con noi e magari uno più esperto. Però voglio arrivarci con i colori, con gli sponsor e con l’immagine di Marco». A che punto sono i lavori? «Il problema sono i soldi. Dovrò cercare di trovare un milione e mezzo di euro e poi potremmo farcela. Ovviamente questo progetto non ha niente a che vedere con la Fondazione Marco Simoncelli». Un’esperienza analoga alla sua è stata vissuta dai genitori di Jules Bianchi, pilota di F1 morto dopo un’incidente in gara. Cosa pensa sull’azione legale contro la FIA e la scuderia Marussia intentata dalla famiglia? «Non ho seguito questa vicenda però ti posso raccontare la mia esperienza. Durante l’incidente di Marco ero proprio lì a bordo pista e ho anche aiutato a caricarlo sull’ambulanza. Quando lo hanno soccorso, un barelliere è scivolato facendo cadere anche Marco e subito si è cercato di far polemica. Per quanto mi riguarda, quel ragazzo che è scivolato stava facendo il massimo, stava facendo di tutto per fare in fretta in modo da aiutare Marco. Quindi io non me la sono sentita né di far polemica e né di richiedere niente». Quindi nessuna responsabilità? «Io credo che quando succedono queste cose sia il destino. Come dice sempre mia moglie, “se Marco fosse stato un muratore, quel giorno sarebbe caduto da un’impalcatura”. Pensa a quante probabilità ci sono che Marco cada in quella curva, venga colpito nell’unico punto senza protezione (il collo, ndr) e per giunta da un suo amico... ». Poi è nata la Fondazione Marco Simoncelli 58... «Marco ha avuto sempre a cuore le persone in difficoltà e ha sempre cercato di dare un aiuto. Allora io, in un primo momento, ho pensato di dare sostegno alle persone che me lo avessero chiesto, ma sono incappato in truffe e quindi ho deciso di creare la Fondazione e aiutare soprattutto i ragazzi disabili. Per loro, grazie alle donazioni, stiamo costruendo un centro polifunzionale diurno e una casa famiglia a Coriano. Noi organizziamo solo quattro eventi, tra i quali “Buon Compleanno Sic”. Però partecipiamo a molti altri. In particolare al Motoraduno sullo Stelvio, perché ci sono stato con Marco e ci torno molto volentieri. E poi si possono raccogliere ulteriori fondi per i ragazzi disabili. E ti garantisco che ce ne vogliono parecchi per fare del bene, perché nessuno ti regala niente». È rimasto deluso da qualcuno? «A molti non interessa per chi lavori o per quale motivazione. Si pensa solo al guadagno e basta. Questo mi ha dato molto fastidio». Quindi come sceglie i suoi partner? «La Fondazione non ha partner. Sono solo io a gestire i soldi e a prendere le decisioni. Io garantisco per tutta quella gente che fa dei sacrifici per contribuire: ne rispondo io».