Aldo Sarullo*, Libero 2/6/2016, 2 giugno 2016
IL PLAYBOY CAVOUR SEMPRE CON LE MANI IN PASTA
È risaputo che, oltre all’azione militare di Giuseppe Garibaldi, la grande tessitura della conquista unitaria italiana si deve a Camillo Benso, conte di Cavour. Transitando in una delle mille vie Cavour, però, in pochi pensiamo che, oltre al traffico automobilistico, altri traffici sono da ricondurre a quel nome. Il lettore quindi sia forte di stomaco. Cavour un grande amatore? Secondo la biografa Annabella Cabiati, Cavour non si sottrasse alla natura passionale delle dame del Romanticismo. A cominciare da Anna Schiaffino Giustiniani. Fu un amore trasgressivo e scandaloso, essendo lei una donna sposata, che non gli impedì però nel contempo di coltivare altri amori in contemporanea al loro. Fu così intenso che, quando finì, la giovane marchesa si suicidò. Al suo nome si aggiunsero quelli di molte altre donne. È il caso di Clementina Guasco di Castelletto, anche lei sposata, che accettò di condividerlo con la Schiaffino. Ma anche Emilia Gazelli Pollone, un amore complicato e straziante a causa del marito geloso. Ma intanto il grande e famoso statista, passato alla storia per la sua serietà, si distraeva a Parigi con Melanie Waldor, che rese pubblica la loro vicenda con il romanzo Alphonse et Juliette. Ci fu poi Hortense de Meritens, oltre che amante anche alleata di Cavour, a cui la dama trasmetteva informazioni carpite ai propri prestigiosi amanti che poi il Conte utilizzava per i suoi giuochi borsistici. Ma il Conte Benso fu anche un appassionato giocatore d’azzardo per cui si trovò nei guai dai quali lo salvò spesso il padre. L’ultima donna prima della sua morte fu Bianca Ronzani, una ballerina del Teatro Regio di Torino. Della contessa di Castiglione e del notissimo “uso” che ne fece Cavour, inserendola sotto le lenzuola dell’imperatore di Francia Napoleone III, faccio a meno di scriverne. Altro tema costante fu il conflitto di interessi. Importante possidente terriero, Cavour contribuì già nel maggio 1842 alla costituzione dell’Associazione agraria che si proponeva di promuovere le migliori tecniche e politiche agrarie, per mezzo anche di un suo giornale, la Gazzetta. Camillo Benso intraprese inoltre iniziative di carattere industriale. Fra le più importanti, la partecipazione alla costituzione della Società anonima dei molini anglo-americani di Collegno, nel 1850, di cui il Conte divenne successivamente il maggiore azionista e che ebbe dopo l’Unità d’Italia una posizione di primo piano nel Paese. Soprattutto l’amicizia dei banchieri De La Rüe consentì, inoltre, a Cavour di operare da una posizione privilegiata rispetto agli altri agricoltori e di cogliere importanti opportunità di guadagno. Secondo lo storico Denis Mack Smith, dopo l’attentato a Napoleone III e la conseguente condanna dei due colpevoli, Cavour fece pressioni politiche sulla magistratura per far giudicare e condannare la stampa radicale che lo aveva criticato per il suo buon rapporto con gli attentatori. Egli, inoltre, favorì l’agenzia di stampa Stefani con fondi segreti, sebbene lo Statuto vietasse privilegi e monopoli ai privati. Così l’agenzia Stefani, forte delle solide relazioni con Cavour divenne, secondo il saggista Gigi Di Fiore, un fondamentale strumento governativo per il controllo mediatico nel Regno di Sardegna. E secondo gli storici Del Boca e Pellicciari nel 1853, anno in cui si ebbe una grande crisi cerealicola nella penisola, Cavour, grande proprietario di mulini, anziché proibire il commercio del grano all’estero, ne avrebbe concesso l’esportazione realizzando ingenti guadagni e privando dei raccolti il popolo piemontese. Lo storico Rosario Romeo parla invece di dicerie ai danni del conte da parte di giornali popolari dell’epoca. La classe proletaria arrivò a protestare fin sotto la villa di Cavour. I carabinieri intervennero e ci furono arresti ed episodi di violenza ai danni dei manifestanti. Angelo Brofferio, noto rivale politico di Cavour, mosse pesanti critiche sulla sua attività, dicendo che sotto il suo governo «ingrassano illecitamente i monopolisti, i borsaiuoli, i telegrafisti e gli speculatori sulla pubblica sostanza, mentre geme, soffre, e piange l’universalità dei cittadini sotto il peso delle tasse e delle imposte». Eppure in una delle mille e mille vie Cavour pensiamo non a torto al traffico. Di vie Brofferio, in Italia, ce ne sono soltanto un paio...
*drammaturgo e scrittore