Giovanni Sabato, Mente&Cervello 6/2016, 31 maggio 2016
IN ALBERGO, L’EFFETTO PRIMA NOTTE
Alcuni uccelli e mammiferi marini dormono con un solo emisfero cerebrale per volta, per restare vigili in caso di pericoli. Una difesa simile si attiva a volte anche nell’uomo, sebbene in modo meno marcato. E spiega un fenomeno ben noto, l’«effetto prima notte»: in un luogo non familiare, come una stanza d’albergo, il sonno è spesso inquieto e poco riposante. L’effetto è tale che negli studi in laboratorio sul sonno di solito i dati della prima notte si scartano, in quanto non rappresentativi.
Per capirne i motivi Yuka Sasaki, della Brown University di Providence, negli Stati Uniti, ha esaminato per un’ora e mezzo 35 dormienti con una varietà di tecniche, dalla magnetoencefalografia alla risonanza magnetica e alla polisonnografIa. E ha scoperto che la prima notte, mentre l’emisfero destro dorme normalmente, il sinistro resta più attivo (nella cosiddetta rete di default) ed è più reattivo del solito a suoni inusuali, che perciò causano più facilmente il risveglio. Dalla seconda notte l’asimmetria e l’aumentata vigilanza svaniscono.
«Un emisfero resta pronto a svegliarci se c’è un suono allarmante. Non sappiamo se resti sempre il sinistro, e perché, o se nella nottata i due emisferi si alternino, come nei delfini», conclude Sasaki su «Current Biology». Chi cambia spesso albergo potrebbe abituarsi e non risentire del fenomeno, ipotizza. Per studiare il meccanismo, Sasaki intende ora ridurre l’attività dell’emisfero sinistro con la stimolazione magnetica transcranica, per vedere se il sonno migliora.
Giovanni Sabato