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 2016  maggio 28 Sabato calendario

IL RIALZO DEI TASSI AMERICANI È IN ARRIVO, HA FATTO SAPERE LA YELLEN

Janet Yellen ha messo in chiaro che «probabilmente un rialzo dei tassi di interesse nei prossimi mesi sarebbe appropriato». Perché «se l’economia e il mercato del lavoro continueranno a migliorare» è corretto per la Fed intervenire in modo «cauto e graduale» con un aumento del costo del denaro.
Yellen, parlando alla Harvard University, ha evitato di offrire eccessive certezze ai mercati o di legare le mani alla Banca centrale: una stretta di politica monetaria troppo affrettata e aggressiva, ha avvertito, anziché far progredire gli Stati Uniti verso la normalizzazione rischierebbe di «provocare rovesci economici», davanti ai quali la Fed oggi avrebbe «scarsi strumenti» per rispondere.
Il presidente della Federal Reserve ha tuttavia indicato che il consenso dentro la Fed, come già emerso dai resoconti degli ultimi vertici e dalle recenti dichiarazioni di molteplici falchi e colombe della Banca centrale, propende decisamente per una manovra ormai alla porte. Yellen ha aggiunto che ora, più che alla politica monetaria, «un maggior ruolo nel sostegno dell’economia spetterebbe alla politica fiscale».
Alle sue parole le chance di una stretta a giugno di un quarto di punto, sui mercati future, sono per il momento rimaste sotto il 50% ma quelle di una manovra a luglio sono salite al 62 per cento. Dollaro e rendimenti obbligazionari, soprattutto quelli a breve termine e più sensibili alle strette, hanno subito reagito guadagnando terreno.
Con maggior precisione la chairperson della Fed ha poi dato corpo al proprio messaggio analizzando in dettaglio il quadro della ripresa. Ha sottolineato che il mercato del lavoro è «realmente migliorato» sotto ogni aspetto. Che «il tasso di senza lavoro» è «vicino a ciò che la maggior parte degli economisti considera piena occupazione». E che i miglioramenti notati nel livello di partecipazione alla forza lavoro, in passato tra le debolezze più eclatanti, «sono incoraggianti».
Il presidente della Federal Reserve ha tuttavia segnalato – indizio della circospezione con la quale intende comunque avvicinarsi alle sue decisioni – come i salari non abbiano mostrato «significativi miglioramenti», come la crescita rimanga «considerevolmente bassa» e la marcia della produttività appaia «molto lenta».
Yellen, nelle sale del Radcliffe Institute for Advanced Study della prestigiosa Università del Massachusetts, ha anche elevato i toni del suo discorso alle sfide di più lungo periodo. «Non esiste un sistema economico migliore del capitalismo, ma può accadere che periodicamente si rompa», ha affermato. Una di queste “rotture” è stata la grande crisi degli anni scorsi.
Il presidente della Federal Reserve ha espresso gratitudine per il suo predecessore alla guida della Banca centrale, che prese di petto la sfida della debacle finanziaria e della recessione del 2008. «L’America – ha detto – deve un enorme debito di gratitudine a Ben Bernanke». Yellen ha ammesso che «non avevamo visto l’arrivo della crisi». Ma la sua gestione, ha aggiunto, alla fine «è stata nientemeno che magnifica» grazie a Bernanke.
Oggi, ha continuato traendo lezioni per il presente, sono stati compiuti importanti passi avanti per evitare che simili pericoli si ripetano. «Una crescente quantità di ricerca aiuta la nostra comprensione dei rischi sistemici e della macroeconomia», ha assicurato. In particolare proprio la Fed eral Reserve «sta dedicando maggiori risorse alla scoperta dei rischi per la stabilità finanziaria e comprendiamo meglio come farlo».
Rispetto ad allora – ha concluso Yellen – esiste un «nuovo atteggiamento nella supervisione delle grandi società finanziarie». E il lavoro delle autorità americane non è isolato, viene condotto «a stretto contatto e in collaborazione con i regulator di altri paesi per affrontare i problemi cross-border».
Marco Valsania, Il Sole 24 Ore 28/5/2016