Fabio Sciarra, QuattroRuote 6/2016, 26 maggio 2016
GRATICOLA EMISSIONI, TUTTI SOTTO ESAME
Da otto mesi a questa parte, il mostro-emissioni fa perdere il sonno alle Case di mezzo mondo. Ecco tutti i fronti di una vicenda ancora in divenire.
BMW Tirata in ballo da Auto Bild, che provando una X3 lo scorso 24 settembre aveva riscontrato emissioni degli NOx superiori di 11 volte rispetto al dichiarato. Crollo in Borsa e smentita ufficiale del giornale: del resto, nei test svolti in America dall’Icct, l’X5 risultava a norma. Ad aprile, BMW America ha reso noto di avere rivisto le procedure interne di certificazione delle emissioni.
FCA Chiamata in causa dall’associazione ambientalista tedesca Duh, nell’ambito dei test condotti su decine di modelli dopo lo scandalo VW. Le prove a motore caldo su una 500X pubblicate il 9 febbraio hanno mostrato livelli degli NOx superiori fino a 22 volte rispetto al consentito. Il gruppo è stato chiamato a fornire spiegazioni dal ministro tedesco dei Trasporti, Alexander Dobrindt, dopo che alcuni suoi modelli sono comparsi nel dossier pubblicato lo scorso aprile. Il vertice è previsto mentre questo giornale è in stampa.
MERCEDES Accusata dalla Duh per le emissioni di una C 220 BlueTec, è finita anche nel mirino di alcuni clienti americani, che a febbraio hanno avviato un’azione legale accusando il costruttore d’impiegare un defeat device. Un’iniziativa che ha spinto l’agenzia per la protezione dell’ambiente (Epa) a chiedere chiarimenti. Poi, il richiamo tedesco, seguito alla pubblicazione del “dossier Dobrindt”, che ha spinto la filiale britannica a indirne uno separato per il Regno Unito, dove nel frattempo si è conclusa un’altra indagine governativa.
NISSAN Risale alle ultime settimane il coinvolgimento della Casa giapponese: anche il governo di Seul ha condotto indagini sui modelli diesel in vendita sul mercato. L’accusa più forte nei confronti della Qashqai, la peggiore dei 16 modelli testati: «Prenderemo misure dure», annunciava la Corea del Sud a inizio maggio, predisponendo un richiamo e una multa per gli 814 esemplari in questione. La Casa ha ribadito l’assenza di defeat device.
OPEL La Casa ha ammesso di aver usato uno shut-off device, un sistema per lo spegnimento dei controlli dei gas di scarico che funziona in un’ottica di protezione motore. A darne notizia, il ministro Dobrindt, che attende una risposta anche sui motori dell’Astra. Pesanti le considerazioni del titolare del dicastero: «Se non strettamente necessario, ogni dispositivo di shut-off è fondamentalmente illegale».
PSA A novembre, il gruppo aveva annunciato la pubblicazione di dati di consumo registrati in condizioni di utilizzo più realistiche rispetto a quelle del ciclo Nedc, e certificati da due associazioni ambientaliste senza scopo di lucro. Come accaduto alla Renault, la PSA ha subito la perquisizione della propria sede, con gli inquirenti alla ricerca di indizi su pratiche scorrette per il controllo emissioni. Non risultano modelli Peugeot e Citroen con anomalie “inspiegabili” nel dossier tedesco.
RENAULT Tutto è iniziato quando l’Espace testata dalla Duh ha raggiunto emissioni superiori di 25 volte rispetto ai limiti di legge. Una risultanza che ha spinto gli inquirenti francesi a perquisire le sedi del costruttore (nell’ambito delle indagini ordinate dal ministro Ségolène Royal), innescando un crollo in Borsa del 20%. Ne è seguito un richiamo per 15 mila vetture e un intervento volontario per ritoccare Egr e Lnt sui motori Euro 6. Eclatanti i valori della Kadjar nel “dossier Dobrindt”.
SUZUKI Dopo il caso Mitsubishi, la Suzuki ha ammesso di aver usato procedure non standard per la certificazione dei valori di consumo dei modelli giapponesi. Nessun illecito è emerso e i valori registrati con le metodologie scorrette rientrano nella tolleranza contemplata dalla legge. Ma non è bastato a scongiurare il crollo in Borsa (-10%).
VOLKSWAGEN Il 18 settembre 2015 segna uno spartiacque nella storia dell’auto. Il caso del secolo, nato da un’indagine condotta dall’Icct (International council for clean transportation), ha ridisegnato la fisionomia del colosso tedesco, portando alle dimissioni dell’ad Martin Winterkorn e a una campagna di richiamo che è in pieno svolgimento. Gli interventi sui diesel EA189 procedono anche in Italia, con tempi dettati dalla release di centinaia di software, che arrivano solo dopo la verifica della Motorizzazione tedesca sul mantenimento delle prestazione. Modifiche hardware più avanti.
Fabio Sciarra