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 2016  maggio 25 Mercoledì calendario

DAGLI ABISSI CON AMORE


Marah Hardt stava discutendo con alcune amiche di quanto sia difficile trovare il partner giusto, nonostante tutti i bar, le discoteche e i siti di appuntamenti del nostro mondo. Hardt, ricercatrice impegnata nello studio e nella conservazione degli ambienti marini, ha allora fatto notare che nell’oceano le cose sono persino più complicate. «Ho raccontato che i coralli fanno sesso una volta l’anno e ci riescono solo se organizzano orge colossali. Gli occhi sgranati delle amiche mi hanno fatto capire una cosa: il modo migliore per sensibilizzare le persone sui problemi dei nostri oceani è parlare di sesso».
Esordisce così Marah Hardt, ricercatrice e scrittrice che ha appena pubblicato il libro Sex in the Sea (St. Martin’s Press), sull’incredibile varietà della vita sessuale delle creature degli oceani. Dai pesci che cambiano sesso ai vermi piatti ermafroditi, che duellano con i loro peni per “infilzare” l’altro e fecondarlo.

BAR PER SINGLE. «Quello degli oceani è un mondo molto diverso dal nostro, quasi alieno: eppure è lì che il sesso è stato inventato», dice Hardt, e la natura ha avuto tempo di esprimere tutta la sua “creatività procreativa”. «Il particolare più eccitante – per uno scienziato, almeno – è che la maggior parte delle storie che racconto le abbiamo scoperte negli ultimi anni, grazie ai passi da gigante fatti dalla tecnologia». Un fatto importante, perché l’intimità di pesci e crostacei riguarda anche noi: pescando approfittiamo dell’abbondanza della vita dei mari, che in fondo dipende dal... sesso negli abissi. Come molte storie d’amore dei nostri tempi, anche vari idilli subacquei cominciano in un bar. «Il problema di vivere nell’oceano è che c’è troppo spazio – per non parlare di un’intera dimensione in più rispetto alla terraferma, quella verticale – rispetto alla quantità di partner a disposizione. La scelta più logica è ritrovarsi in un luogo preciso», dice Hardt. Non ci saranno candele e bicchieri di vino, ma i mari sono pieni di “bar per single”, luoghi dove convergere in cerca di avventure. E per esempio la strategia usata dai copepodi, minuscoli crostacei lunghi qualche millimetro e alla base della catena alimentare: al momento dell’accoppiamento, orde di copepodi convergono in zone dell’oceano dove le acque sono “ferme” e prive di correnti. Qui, come in un bar dall’atmosfera ovattata, i signori possono notare la scia di profumo lasciata dalle signore: i maschi, si è scoperto pochi anni fa, possono seguire la traccia dei feromoni lasciata dalle femmine, raggiungerle e concludere la serata. Ovvero, inserire con le zampe una massa di spermatozoi in appositi pori nel corpo della partner.
Trovarsi, però, non è sufficiente. «Magari fosse così facile, sulla terra come negli oceani: prima di cantare vittoria bisogna sedurre il potenziale partner», dice Hardt. E per questo si fa davvero di tutto (come sottolinea Marah Hardt, «non esiste nulla di strano, perché è tutto naturale»), anche pratiche che noi umani giudicheremmo bizzarre, disgustose o perverse. Un esempio? «Per gli astici, il modo migliore per sedurre il partner è fargli la pipì in faccia». Per l’astice americano, un bestione che arriva a 20 kg, l’urina è una sorta di linguaggio universale: il crostaceo ha due vesciche nella testa e può proiettare davanti a sé un getto d’urina carico di sostanze odorose, che gli altri “annusano” con le antenne. I maschi la spruzzano per sfidare i rivali alla lotta, le femmine per placare l’aggressivo vincitore e convincerlo a sfogare le sue energie in un’altra direzione: si presentano alla sua tana per giorni, ogni volta spruzzando un po’ di pipì, e quando lo hanno “domato” si trasferiscono da lui.

LUI O LEI? Ma non tutti usano pratiche (per noi) da pornostar. I pesci palla Arothron hispidus, per esempio, convincono le femmine mettendo in mostra le proprie abilità di architetti, costruendo sul fondo intricati nidi. «E la cosa più impressionante è che li scolpiscono usando il loro didietro», continua la ricercatrice. E ci sono casi in cui la dedizione alla famiglia raggiunge livelli che il più premuroso padre umano si può solo sognare. Nei cavallucci marini, per esempio, la femmina depone le uova in un’apposita sacca del maschio, dove gli embrioni si sviluppano. In altre parole, «sono i maschi a essere incinti. La sessualità sott’acqua è molto meno rigida che qui sulla terra», sottolinea Hardt.
È troppo semplice, per esempio, ridurla a una semplice questione di maschi e femmine. «Una delle storie esemplari è quella del pesce pagliaccio, diventato famoso per un cartone animato», puntualizza Hardt. Ma un racconto “naturalmente corretto” forse non sarebbe stato considerato adatto a un film per bambini come Alla ricerca di Nemo. Il pesce pagliaccio ha infatti la capacità di cambiare il proprio sesso nel corso della vita: è definito un “ermafrodita sequenziale”. In un gruppo di pesci pagliaccio che vive attorno a un anemone, per esempio, c’è un’unica femmina dominante, che si accoppia con un maschio: gli altri sono “giovanotti” bloccati a uno stadio preadolescenziale. Se la femmina muore o è rimossa dal gruppo, il “marito” cambia sesso mentre uno degli altri pesci matura e diventa il suo compagno.
Varie altre specie di pesci da femmine diventano maschi (per esempio le cernie), viceversa, o ancora cambiano sesso più volte nella vita. Del resto, per moltissimi pesci il vero e proprio “atto sessuale” è decisamente meno intimo che per i mammiferi: le femmine depongono le uova, i maschi le fecondano all’esterno senza bisogno di alcun rapporto. «Noi umani ci vantiamo di avere inventato il sesso senza amore, ma i pesci hanno inventato il sesso senza sesso», scherza la ricercatrice. Alcune specie così possono riunirsi in colossali “orge” oceaniche, in cui maschi e femmine rilasciano contemporaneamente uova e spermatozoi nel mare.

SUPERDOTATI. Tra le orge subacquee ci sono anche quelle dei coralli, di cui parlavamo prima. Questi piccoli animali sono spesso ermafroditi: in questo caso, significa che producono gameti sia maschili sia femminili. Si sincronizzano per rilasciare contemporaneamente una quantità enorme di palline di ovociti e spermatozoi, affidandoli alle acque e contando che dalla loro unione nascano le generazioni future.
Le seppie, invece, usano travestirsi da signora. È il caso della specie australiana Sepia apama: i maschi più piccoli si avvicinano alla consorte di un grosso maschio dominante in... abiti femminili. Ovvero, cambiano colore e ritraggono i tentacoli (soprattutto quello, modificato, che usano per inserire gli spermatozoi nella femmina). Così appaiono simili alle femmine, le avvicinano e si accoppiano furtivamente prima di sparire di corsa.
In quanto a organi sessuali, si fanno invece notare i cirripedi: questi crostacei che vivono fissati a scogli, barche e balene sono spesso ermafroditi e si fertilizzano (internamente) a vicenda. Ci riescono allungando attorno a sé il pene più sproporzionato del regno animale: fino a otto volte la lunghezza del corpo. I nudibranchi Chromodoris reticulata ce l’hanno invece “usa e getta”: anche questi molluschi sono ermafroditi e ognuno dei due partner, dopo la reciproca penetrazione, perde un pezzo del suo organo, che poi però rispunterà. Infine, c’è chi può fare proprio a meno del sesso. Come lo squalo martello Sphyrna tiburo. «Nel 2007 si è scoperto che una femmina aveva partorito senza essere stata fecondata da nessun maschio», dice Hardt. Un esempio di partenogenesi: l’ovulo si è sviluppato in embrione, senza bisogno del materiale genetico portato da uno spermatozoo.

IN CRISI. L’oceano è dunque un mondo ribollente di vita (e di sesso), che sta però conoscendo quella che potremmo definire una crisi delle nascite. La causa? L’uomo. La pesca per esempio può eliminare tutti i maschi migliori, che sono più grossi e più appetibili: il risultato è un indebolimento delle popolazioni colpite. «Il mio lavoro non è solo fare ricerca», conclude Hardt. «Voglio coinvolgere la gente, e nulla incuriosisce più del sesso. Per tutelare il mare, si può anche partire da un’orgia tra coralli».
Gabriele Ferrari