Affari&Finanza – la Repubblica 23/5/2016, 23 maggio 2016
«LA MATEMATICA HA MESSO ALL’ANGOLO AZZARDO E FORTUNA»
FLAVIO FERRARI ZUMBINI, 38 ANNI E OLTRE 500 ORE DI COMMENTI TELEVISIVI, VIENE CONSIDERATO TRA I MASSIMI ESPERTI DEL NOSTRO PAESE QUANDO L’ANALISI DEL GIOCO PRENDE UNA STRADA DISTANTE DAL GAMING PURO E SI AVVICINA A QUELLA DI UN’EQUAZIONE. “IN CERTE FASI L’ASPETTO LUDICO SCOMPARE. SONO RIUSCITO A TENERE APERTE 28 SCHERMATE CONTEMPORANEAMENTE”
Una doppia laurea in giurisprudenza ed economia e commercio, esperienza da manager a meno di trent’anni nell’attivazione on line di una piattaforma di gioco dai contorni pionieristici, ma soprattutto un’esperienza quasi unica in campo italiano per quel che riguarda il moderno approccio al gaming. Flavio Ferrari Zumbini, 38 anni, e oltre cinquecento ore di commenti televisivi al gioco, è considerato oggi tra i più esperti del nostro Paese quando l’analisi del gioco prende una strada distante dal gaming puro e molto più vicina a quella di un’equazione matematica. Gioco e matematica seguono davvero la stessa strada? «Oggi senza dubbio sì. Parliamo di un’industria che si è staccata da tempo dai concetti del puro azzardo e di un mercato sostanzialmente diviso in due: gli amatori che puntano, spendono e in generale giocano per puro divertimento e quelli che analizzano il gioco su basi scientifiche, quasi a volerlo risolvere in una articolata equazione matematica». Le piattaforme online hanno in questo senso spalancato una porta imprevedibile in termini di analisi del gaming. «Comprendere il gioco sul piano matematico porta soprattutto a distaccarsi dai concetti di fortuna, sfortuna e soprattutto di speranza che si verifichino determinate circostanze. L’applicazione delle scienze statistiche al gioco porta a costruire un piano di lavoro basato sul calcolo delle percentuali di uscita di un numero, di una carta, sulla possibile ripetizione di un evento». Detta così sembra fin troppo semplice. «Nel 2008, nei giorni del boom degli skill game sulle piattaforme italiane, sono arrivato a tenere aperte fino a 26 schermate di gioco in contemporanea. Non proprio semplicissimo». In questo sistema si inserisce la necessità di comprendere i concetti basilari delle scienze statistiche «In quelle fasi di gioco, l’aspetto strettamente ludico scompare. Viene fatta una valutazione esclusivamente legata al numero di volte necessario a ripetere una determinata sequenza di gioco per trasformarla in un guadagno. È in quel momento che il gioco è più assimilabile a quello che avviene in una transazione finanziaria. Ed è frequente sentire i giocatori parlare di “guadagno per ora”. Magari nella singola partita risulti perdente ma se quel concetto lo stressi per un numero molto elevato di partite e di ore impiegate, allora ti renderai conto di poter arrivare a calcolare un piccolo guadagno capace di crescere quanto più è sviluppata la mole di gioco”. Sembra un numero impressionante. «Non potendo fare un calcolo preciso delle ore passate davanti ai tavoli digitali, posso fare però una media delle partite giocate a partire dai primi anni Duemila e credo di non sbagliarmi se dico di avere affrontato circa cinque milioni di mani. Ma non è un fatto tanto particolare quando il gioco viene analizzato studiando il suo lato statistico. Si tratta di un campione abbastanza concreto per avere risultati precisi e distanti dall’aleatorietà del gaming». C’è chi è andato oltre? «Il caso forse più clamoroso è quello del giocatore statunitense Randy “Nanonoko” Lew, esperto di calcolo quantistico, arrivato a giocare oltre dieci milioni di mani sul web». Considerazioni e parallelismi tra le schermate dei provider di gioco e delle piattaforme di poker in genere e quelle della borsa «Ambiti diversi, ma il solco è lo stesso. Il punto di partenza è l’analisi. Il modo in cui si studia un grafico è il medesimo, l’oscillazione di una quota e la risposta magari data su quello stesso evento da un provider di un altro continente, portano a un inevitabile parallelismo con gli analisti di borsa». Sei stato manager di una poker room: nella gestione di una simile attività, quali sono stati gli spunti tecnici che più te l’hanno fatta accostare ad attività che col gioco non hanno invece nulla a che vedere? «Da un lato c’è la passione dei giocatori, dall’altro un lavoro freddo sui numeri, sulla crescita di un determinato settore, sulla spiegazione puramente algebrica di un risultato inserito genericamente sotto la voce gaming». Backgamon, scommesse, roulette, texas hold’em e forse ancor più omaha e stud, gaming puro che riporta quasi sempre a una valutazione matematica. Ma c’è anche altro da considerare quando si analizza un gioco? «Non voglio togliere adrenalina o passione a quelle che per molti sono solo occasioni di svago. Ma non va dimenticato come il gioco sia inserito in un contesto industriale e che ogni singolo segmento, dai palinsesti di betting, a quelli di skill game, fino alle più classiche schermate di tavoili digitali, finisca per rispondere a logiche che richiamano inevitabilmente le scienze statistiche». (g.mor.) “In certe fasi viene fatta una valutazione esclusivamente legata al numero di volte necessario a ripetere una determinata sequenza di gioco per trasformarla in un guadagno” spiega Flavio Ferrari Zumbini Zumbini: “Se faccio una media delle partite giocate a partire dai primi anni Duemila, credo di non sbagliarmi se dico di avere affrontato circa 5 milioni di mani”.
Affari&Finanza – la Repubblica 23/5/2016