(g.mor.), Affari&Finanza – la Repubblica 23/5/2016, 23 maggio 2016
IL QUOTISTA E IL TRADER, I NUOVI MESTIERI NELL’ERA DELL’ALGORITMO
C’è un numero da cui partire: 150.000. Rappresenta un punto di riferimento per difetto di un palinsesto di gioco sul calcio, presentato da una piattaforma internazionale in un lunedì senza grandi eventi previsti negli stadi di tutto il mondo e con i Campionati Europei alle porte. Centocinquantamila soluzioni di gioco a cui si devono aggiungere tutti i tipi di scommesse piazzabili su altre discipline sportive e su avvenimenti che non rientrano in ambito atletico (dai festival, ai reality, alle elezioni politiche estere, anche se questo segmento rappresenta solo una piccola porzione del mercato globale del betting). La costruzione di quello che per definizione viene chiamato “palinsesto di gioco” ha poco a che vedere con le ragioni del cuore di un tifoso, con le personali convinzioni dello scommettitore incallito o con le semplici valutazioni da bar fatte scorrendo le probabili formazioni del prossimo match. Saper leggere oggi un palinsesto del gaming equivale a saper navigare lungo le stringhe digitali dedicate ai fondi d’investimento. Gli schermi che nelle sale operative dei provider di gioco vedono composte le percentuali in continua variazione degli incontri di calcio, potrebbero essere sovrapposti al palinsesto di quote azionarie del Dow Jones senza trovare eccessive sbavature ai margini. Il processo che oggi accompagna il lavoro di “quotazione degli eventi” viaggia su un binario in cui si muovono quattro categorie di lavoratori: esperti in statistica, ingegneri informatici, fisici e laureati in scienze matematiche. Le ragioni del tifo, nulla hanno a che vedere con i requisiti propri dei loro curriculum. Il parallelismo sempre più spinto tra il palinsesto del betting e quello di borsa diventa inevitabile analizzando il processo di creazione dell’offerta di gioco. Fino agli inizi degli anni Novanta in Italia si esercitavano esclusivamente scommesse “a libro”, con il giocatore che riceveva una piccola ricevuta staccata dal “registro scommesse” nel quale restava la matrice di riferimento. Preistoria del gioco ippico, oggi il quotista è definito “Soccer broker”, intermediario tra investitore/giocatore e titolo azionario/avvenimento in gioco. «Il palinsesto italiano – spiega Fabio Felici, direttore dell’agenzia specializzata Agimeg – ormai non ha nulla da invidiare a quelli del Regno Unito: decisiva l’apertura del palinsesto complementare e in particolare il lavoro fatto per sviluppare tipologie di gioco “live”. I quotisti dei provider sono abituati oggi a dividere il loro lavoro lungo due direttive: leader su alcuni profili di scommessa, follower su altri. In poche parole su alcune giocate sono i primi a presentare una quota su cui puntare, mentre in altre circostanze seguono la traccia lasciata da chi ha anticipato le percentuali di scommessa: l’85% del gioco viene studiato intorno al calcio di tutto il mondo, il 5-6% è diviso tra basket e tennis, il resto finisce parcellizzato tra migliaia di eventi in calendario. In questo panorama e rispetto alla figura del “trader” è facile identificare due professioni che sono alla base del processo di costruzione della “lavagna scommesse”: quella del quotista e quella del gestore del rischio. Il lavoro parte dall’analisi e compilazione delle quote master: 1, X, 2 e Under/ over, da lì si procede a scalare sul resto delle scommesse presentate nel perimetro del singolo evento, grazie a dei modelli predittivi ed al lavoro di analisti quantistici, mirato a rendere automatico il processo di elaborazione e gestione delle quote, consentendo anche di prevedere ed intercettare possibilità di arbitraggio sulle quotazioni. Le quote cambiano con la variazione dell’esposizione, i flussi di gioco sui vari esiti influenzano l’andamento delle quote master di una determinata partita che vengono modificate e grazie all’utilizzo dei vari algoritmi sugli esiti derivati vengono contemporaneamente modificate tutte le altre quote sull’incontro. L’unico grande punto che differenzia il sistema di betting italiano da quello in vigore nei principali mercati internazionali è il divieto di riassicurazione della scommessa (hedging) da parte dei concessionari, un elemento distintivo del gioco a marchio Uk. In quel caso infatti, il sistema delle scommesse assume i contorni propri dell’arbitraggio finanziario. È frequente assistere a puntate accettate sul mercato del Regno Unito da un concessionario che vengono assicurate grazie a una copertura su un altro operatore. L’Inghilterra è infatti abituata da sempre a vedere i suoi bookmaker scambiarsi le esposizioni. È un gioco, ma sembra molto Wall Street.
(g.mor.), Affari&Finanza – la Repubblica 23/5/2016