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 2016  maggio 23 Lunedì calendario

CHI FARÀ AFFARI SE CRESCONO GLI ANZIANI

Mentre l’Europa litiga con gli Usa sul trattato commerciale e si spacca sull’unione bancaria, una minaccia è alle porte. L’emergenza, espressa in numeri dell’Onu, racconta questo: oggi la popolazione mondiale con un’età superiore ai 60 anni è composta da 910 milioni di individui; nel 2050 il numero salirà a 2,1 miliardi, mentre l’età media complessiva salirà dagli attuali 29,6 anni a 36,1 anni. Otto ultrasessantenni su 10 vivranno in paesi in via di sviluppo. L’invecchiamento e la mancanza di ricambio nel mondo del lavoro avrà conseguenze severe: mentre oggi per ogni anziano ci sono sette persone al lavoro, nel 2030 il rapporto scenderà a 4,9 occupati per anziano.
Tra poco più di 30 anni il 48 per cento della popolazione in età di pensionamento potrebbe non ricevere alcun trattamento economico post-occupazione, e uno su quattro tra gli ultrasessantacinquenni che lasceranno il lavoro lo farà senza percepire l’assegno completo. La situazione è particolarmente allarmante per chi ha alcuni parametri economici e demografici traballanti, tipo, appunto l’Italia. Il nostro paese, assieme a Giappone, Spagna, Portogallo e Corea è quello che nel 2050 avrà la maggior percentuale di ultra sessantacinquenni. E l’invecchiamento della popolazione minaccia il nostro sistema pensionistico.
L’Inps ed il ministero dell’Economia rassicurano sulla sua solidità, ma nel contempo si è aperto il dibattito tra chi chiede l’abolizione della riforma Fornero, che ha sensibilmente alzato l’asticella anagrafica per ritirarsi dal lavoro, e chi invece spinge per una flessibilità in uscita. In questo contesto il mercato del lavoro registra un rallentamento nella creazione di contratti a tempo indeterminato, il che significa altri contributi che verranno a mancare al sistema previdenziale. Insomma nel medio periodo le prospettive non sono incoraggianti e la sensazione è che si aspetti passivamente l’arrivo della valanga demografica. Eppure paradossalmente il rischio potrebbe diventare una risorsa.
Per prima cosa gli anziani sono soggetti-consumatori, un esercito che l’Onu stima poter muovere 15 trilioni di dollari all’anno. Poi hanno comportamenti di spesa aggiornati con i tempi: il 78% degli americani al di sopra dei 65 anni ad esempio usa il cellulare, il 55% il Pc, il 32% il tablet, il 30% lo smartphone, il 19% l’e-reader ed il 13% il lettore Mp3. Il business lo hanno capito finanza e industria. Bank of America-Merrill Lynch ha censito le aziende mondiali interessate all’affare, divise in 4 comparti: salute, prodotti finanziari dedicati, assistenza e oggetti di consumo. Bene, nemmeno a dirlo gli Stati Uniti, paese giovane, hanno 139 aziende quotate che sono ageing oriented. Il Giappone 25, il Regno Unito 24, la Svizzera 13 e l’Australia 12. L’Italia, il secondo paese più anziano al mondo, appena 4. Il business, insomma, lo faranno gli altri.