Stefano Pisani, Mate 6/2016, 24 maggio 2016
CHIAMATEMI PURE “LADY GAGA“– [Cédric Villani] L’hanno soprannominato il “Lady Gaga della matematica”, a causa della sua tecnica di comunicazione estrosa, sorprendente ed efficace, e per il suo look: foulard dandy e spille a forma di ragno
CHIAMATEMI PURE “LADY GAGA“– [Cédric Villani] L’hanno soprannominato il “Lady Gaga della matematica”, a causa della sua tecnica di comunicazione estrosa, sorprendente ed efficace, e per il suo look: foulard dandy e spille a forma di ragno. Ma Cédric Villani, matematico francese quarantaduenne, merita la fama soprattutto per i suoi traguardi accademici significativi. Nel 2010, quando aveva meno di 40 anni, gli è stata conferita la Medaglia Fields, il più importante riconoscimento assegnato ai giovani matematici, per il talento e l’originalità. Nel 2013 è uscito in Italia il suo romanzo Il teorema vivente, la mia più grande avventura matematica (Rizzoli). Villani attualmente dirige lo storico Istituto Henri Poincaré di Parigi ed è Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore. Cominciamo dalle cose serie: qualche tempo fa lei confessò di avere paura a usare gli ascensori. È ancora così? E perché? «Li uso il meno possibile. Evitare gli ascensori ti permette di restare in forma, consente di mantenere il ritmo della giornata e di fare sport tutto il giorno». All’inizio de’ Il Teorema vivente, lei scrive: «Seduto su una comoda poltrona, tamburello energicamente sulla grande scrivania, le dita aperte come le zampe di un ragno: il mio maestro di piano me lo ha insegnato tempo fa». È da lì che è cominciata la sua passione per le spille a forma di ragno? «Sì, le colleziono. Ma quella allusione all’inizio del mio libro è una “falsa pista”. Il motivo per il quale le colleziono è... un segreto. All’inizio questa cosa era vista come una stranezza ma ora le persone che mi conoscono vi si sono abituate e, addirittura, hanno iniziato a regalarmi spille a forma di ragno. Ne ho alcune che provengono da vari posti del mondo: Africa, Asia, Europa, Nord e Sud America...». Il suo modo eccentrico di vestire è una delle prime cose che colpiscono di lei. Forse è per questo che le è stata mediaticamente appiccicata l’etichetta di “Lady Gaga della matematica”. Le dispiace questo appellativo? «No, non mi dispiace, perché credo mi sia stato dato in modo affettuoso. Fra l’altro, è piaciuto a un mio ex compagno di classe delle scuole medie che me l’ha segnalato per primo, quindi credo che sia un buon nomignolo». In un certo senso lei è ormai diventato un’icona pop. Qual è il suo rapporto col pubblico? Le scrivono molti fan? «Ricevo regolarmente e-mail e lettere da fan, a volte qualcuno disegna o dipinge un mio ritratto, altre mi mandano delle musiche. Un fan una volta mi ha inviato una bellissima sciarpa fatta a mano, con delle decorazioni a forma di ragno. Quindi sì, sono fan, ma non esageriamo, questo non è niente comparato a quello che ricevono le pop star!». Lei ha dato un nome al suo computer portatile, lo ha chiamato “Gaspard”, in onore del matematico Gaspard Monge. Perché? È lui il matematico “storico” che apprezza di più? «Avevo l’abitudine di dare nomi di matematici ai miei computer: Torsten, Gaspard, Leonid, e così via. Un’abitudine che risale ai giorni in cui usavo il sistema operativo Linux, che richiedeva un’attenzione speciale. Per questo mi sentivo molto più vicino al sistema del mio computer forse! Comunque ammiro Monge, ma tra i miei eroi ci sono anche Nash, Kac, Shannon, Poincaré, Gauss, Riemann e altri». Venendo al presente: quali sono, secondo lei, i matematici da “tenere d’occhio”? È vero che ha grande stima del giovane prodigio Terence Tao, che ha vinto la Medaglia Fields a soli 31 anni? «Ci sono molti matematici eccellenti oggi. Tao è probabilmente il più notevole, per la vastità dei suoi lavori, la capacità di comprensione generale e il talento; è anche una persona gentile e umile. Vorrei sottolineare il fatto che anche l’Italia ha prodotto un numero incredibile di giovani studiosi di analisi matematica, alcuni dei quali sono davvero straordinari. Poi c’è un giovane tedesco eccellente: Peter Scholze (la sua matematica è così lontana dalla mia!). E ce ne sono altri verso i quali si nutrono grandi aspettative, ma che preferisco non menzionare per evitare di mettere loro troppa tensione addosso». Lei invece la Fields l’ha vinta a soli 37 anni. Riuscirebbe a spiegare in poche parole di cosa si parla nei lavori per cui è stato premiato? «Si trattava di un lavoro a proposito della mia teoria cinetica, che è lo studio delle “nubi” di particelle (gas, molecole, elettroni... ). Più precisamente, sono stato premiato per le mie ricerche sull’incremento dell’entropia dell’equazione di Boltzmann, conToscani, Desvillettes e altri, e sullo smorzamento di Landau, che è un effetto di stabilità reversibile nella fìsica del plasma, in collaborazione con Mouhout». Nell’edizione 2014, la Fields è stata vinta per la prima volta nella storia da una donna, Maryam Mirzakhani. Qual è il suo orientamento sulla questione “donne e matematica”? Esiste una sorta di “soffitto di cristallo” anche nel suo campo? «Esiste un “soffitto di cristallo” per le donne in tutti i campi, questo è certo. Ed è anche sicuro che, in matematica, come in molti altri settori in cui c’è competizione, ci sono meno donne che uomini (e non succede perché nella gara qualcuno bara). Questo spiega perché Maryam Mirzakhani abbia fatto la storia. Mi si permetta di sottolineare poi che non solo è una grande matematica ma ha anche una grande personalità, è brillante, e generosa». Per lei, che cos’è il genio? «“Genio” è qualcuno che ha un’idea che rivoluziona un argomento e nessuno, inclusa quella persona, sa da dove viene. Ce ne sono e ce ne sono stati pochi al mondo. Poincaré era un genio, Nash lo era, Perel’man è sicuramente un genio». Lei dice di sentirsi “uno studente... per tutta la vita”. Come andava in matematica a scuola? «Devo ammettere che ero molto bravo. Ma, in fondo, la cosa non è poi così importante». Che cosa direbbe a un ragazzino, oggi, per invogliarlo a studiare la matematica? «Beh, dipende dal ragazzino. Qualcuno si potrebbe convincere dal fatto che la matematica sia veramente utile, a qualcun altro potrebbe piacere l’idea di giocare e risolvere gli enigmi, a qualcun altro ancora ne piacerà la bellezza instrinseca, opppure sarà affascinato dalla straordinaria e ricca storia di esseri umani e idee che la matematica racchiude. I ragazzini sono diversi tra loro e così le loro motivazioni». Non le chiederò qual è secondo lei l’equazione più bella al mondo perché conosco già la sua risposta: l’equazione di Boltzmann. Vuol provare a farci capire perché è così bella? È vero che la riporta anche a margine del suo autografo? «Nei miei autografi riporto varie equazioni, dipende dal mio stato d’animo e dal tempo che ho: quando fai autografi per ore e ore di fila, devi riflettere attentamente su quello che scrivi! Comunque, l’equazione di Boltzmann rappresenta allo stesso tempo una formula astratta di un ingrediente base del nostro mondo, la caotica collisione delle particelle che ci circondano, un’intuizione affascinante del problema della freccia del tempo, un problema stimolante in matematica, un paese dei balocchi per la teoria dell’informazione – nel senso che c’è molto da analizzare, con cui divertirsi – la meccanica dei fluidi e la meccanica statistica, allo stesso tempo». Il matematico è descritto tipicamente come un solitario, invece nella sua vita sembra che gli scambi con i colleghi rivestano un ruolo fondamentale. La sua disciplina oggi ha una dimensione più “collettiva” rispetto al passato? «La matematica è sempre stata un’avventura collettiva, nonostante le leggende. Storicamente i matematici si scrivevano lettere. Oggi, si mandano e-mail e si incontrano alle conferenze praticamente in continuazione. La matematica sta assumendo la tendenza a essere sempre di più collettiva, come tutta la scienza in generale». Lei è un grande appassionato di fumetti manga. Quali sono i suoi autori preferiti? «I classici, Osamu Tezuka (i miei figli hanno letto molte volte i suoi lavori), Shigeru Mizuki, Naoki Urasawa, JiroTanigushi...sono i migliori. E vorrei menzionare anche Domu di Otomo, Death Note di Ohba-Obata, Ascension di Sakamoto ecc. E non dimentichiamoci il pazzo, ma straordinario Suehiro Maruo». Lei ha scritto che “manga e matematica non si mescolano”. Forse i manga le servono per staccare la spina dalla matematica? «I manga non sono veramente qualcosa che serve a scancare la tensione; sono pieni di passione e sentimenti, emozioni che ti esplodono in faccia. Diciamo che ti purificano dall’intemo e ti colpiscono in pieno viso. Possono farti piangere, far fare incubi e così via ma ti fanno sentire umano. Lasciatemi anche dire che vivo abbastanza bene quando sono sotto pressione e non sento molto il desiderio di scaricare la tensione. Quando vado al cinema ascolto la musica o leggo un manga è sempre per provare sentimenti intensi, non per rilassarmi». Qual è il legame, cui lei accenna nel suo libro, tra cucina giapponese e analisi matematica? «Sono entrambe raffinate, prodotte con cura, con un’attenzione amorosa e parlano tutte e due di un equilibrio sottile e di un incontro tra diversi ingredienti». Restando in tema di cibo: è vero che lei è un grande esperto di formaggi? «Certo, da buon francese!». Lei prende appunti dei suoi sogni e inventa storie per i suoi bambini. La fantasia è una parte importante della sua matematica? «Credo che scrivere i propri sogni e raccontare storie ai figli siano cose che tutti dovrebbero fare. Nel mio libro cito Neil Gaiman quando dice che dovremmo raccontarci delle storie gli uni agli altri e che questa è la sua unica religione». Lei ha detto che passeggiare senza scarpe è l’ideale per attivare le idee. C’è qualche altro consiglio che può dare in questo senso? «Beh, ognuno ha le proprie routine. Per me, per esempio, è fondamentale anche un sonnellino di 12 minuti a metà giornata». L’osservazione delle onde gravitazionali è stata accolta come un “sacro Graal” della fisica. Quello della matematica? «L’ipotesi di Riemann, la nota congettura Dyson-Montgomery, il problema P=NR il problema Navier-Stokes la congettura sui primi gemelli... ma anche la comprensione matematica delle reti di neuroni, la soluzione della Turbolenza... ce ne sono così tanti!».