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 2016  maggio 24 Martedì calendario

AMORI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DEL 23 MAGGIO 2016


MOGLI/1 È abitudine giapponese che il marito conceda alla moglie la gestione del suo intero stipendio. E una volta al mese la donna dà la paghetta all’uomo: gli passa i soldi necessari per sigarette, giornale, ricariche del cellulare e magari anche per una seduta in un centro dove dilettarsi con una “oppai”, donna dai seni esagerati (di cui i maschi giapponesi vanno pazzi). A tutte le spese importanti fa fronte la moglie, con i soldi guadagnati dal marito. Le mogli sono molto brave a gestire le finanze di casa e spesso riescono anche a mettere da parte un gruzzolo segreto, chiamato “hesokuri”. È stato calcolato che una moglie di classe media accantona ogni anno, a insaputa del marito, quattro milioni di yen (circa 32mila euro). La media della paghetta elargita al marito è pari a circa 450 euro. Il giorno dello stipendio casalingo è molto atteso dall’uomo anche perché spesso è l’unico in cui la moglie si concede (Silvio Piersanti, il venerdì di Repubblica 20/5).

MOGLI/2 In Germania, alla domanda: «Chi dovrebbe guadagnare per mantenere la famiglia?», l’81% risponde moglie e marito insieme, solo il 19 sostiene che dovrebbe essere l’uomo. Però, scrive lo Spiegel, in media vent’anni fa le donne lavoravano 38 ore alla settimana, oggi sono scese a 26: segno che sempre più spesso preferiscono il part-time. Altri numeri: il 65% dei maschi è d’accordo che i padri debbano sacrificare il lavoro per occuparsi dei figli. Ma solo il 52% delle mogli pensa che il marito dovrebbe restare più in casa che in ufficio: meglio che pensino alla carriera. Sempre il 36% degli uomini è ancora convinto che tocchi a loro mantenere da soli moglie e figli, contro il 22% delle donne. La legge ha favorito i congedi di maternità per i padri, ma pochi ne approfittano. Il 73% delle donne che lavora alla nascita di un figlio sceglie il part-time contro appena il 5% dei padri (Roberto Giardina, ItaliaOggi 18/5).

CORVI In Germania le donne che lavorano pur avendo dei figli piccoli vengono chiamate Rabenmutter, madri corvo, perché si crede – a torto – che questi uccelli trascurino la prole (ibidem).

VETERANI Thomas Manning, 64 anni, del Massachusetts, è diventato famoso per aver subito il trapianto del pene. L’intervento è durato 15 ore al Massachusetts General Hospital di Boston. Il trapiantato, che ha ricevuto l’organo da una persona deceduta, era stato amputato a causa di un tumore. Nel mondo ci sono stati solo altri due casi analoghi: uno nel 2006 in Cina, fallito, l’altro nel 2014 in Sudafrica, che ha permesso a un uomo di diventare padre. L’operazione è ancora sperimentale e per prepararsi all’intervento un gruppo di 12 chirurghi e 30 infermieri si sono allenati per tre anni ai prelievi su cadaveri. Il paziente non aveva più una vita sessuale e doveva urinare seduto. Per poter essere operato ha dovuto attendere che fosse disponibile un organo con una carnagione simile alla sua e dello stesso gruppo sanguigno. Se tutto andrà secondo i piani, Manning potrà riprendere l’attività sessuale. Altri due faranno ricorso all’intervento: un ex militare ferito in Afghanistan e un uomo mutilato da un incidente d’auto. Il costo dell’operazione è tra 50mila e 70mila dollari ma al momento, trattandosi ancora di una procedura sperimentale, è gratuita. Sono soprattutto i veterani i destinatari principali di questo intervento: tra il 2001 e il 2013 1.367 militari statunitensi, quasi tutti con meno di 35 anni, in Iraq e in Afghanistan hanno subito danni all’apparato genitourinario. E il tasso di suicidi tra chi riporta questo tipo di danni è alto (Lettera43.it 16/5).

FOTO Daniele Vertelli, 44 anni, toscano, è il fotografo dell’anno per l’Agwpja, l’Artistic guild of the wedding photojournalist association, che unisce i fotografi specializzati in matrimoni. «Prima ho fatto per 18 anni il panettiere nel Valdarno. Poi ho deciso di mollare tutto e dedicarmi a quello che era il mio hobby, sin da bambino». Lavora molto con gli stranieri: «Gli americani sono i migliori, i cinesi i più complicati, per loro cultura non ti fanno mai sapere cosa vogliono. Gli inglesi invece vengono da noi perché risparmiano». A ogni matrimonio fa circa cinquemila foto e altrettante ne fa il suo collaboratore (vanno sempre in due). Poi agli sposi fornisce i file di tutti gli scatti: «Con una selezione di quelli che per me sono i migliori». Lavora solo con luce naturale, niente flash, e usa ottiche fisse. In post produzione finisce il lavoro: «Amo i colori forti, diciamo anche barocchi». I suoi nemici: «Interruttori, tv e passeggini: rovinano tutto». Nei suoi contratti mette quasi sempre la clausola di poter pubblicare su Facebook alcune foto: «Ero a un matrimonio di nigeriani, indossavano costumi meravigliosi. Mi chiesero di non diffondere gli scatti, ancora mi mordo le mani» (Riccardo Bruno, Corriere della Sera 19/5).

MADRE «Mia madre era costretta a vestire di nero. Anche quando sono stato concepito. Forse per reazione, il mio immaginario è sempre stato in Technicolor» (Pedro Almodóvar a Arianna Finos, la Repubblica 18/5).