varie, 24 maggio 2016
DELITTI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DEL 23 MAGGIO 2016
Debora Fuso, 24 anni. Residente a Magnago (Milano), disoccupata, una passione per il canto, profondi occhi castani e fossette sulle guance, «sempre sorridente», per quattro anni aveva convissuto, tra alti e bassi, con Arturo Saraceno, 33 anni, operaio, originario della Basilicata, da lei affettuosamente soprannominato Pisolo. Si dovevano sposare ad agosto ma siccome da qualche tempo litigavano di continuo ad aprile s’erano lasciati e lei era tornata a vivere dai genitori. Martedì scorso la ragazza andò nell’appartamento dove aveva vissuto con l’ex forse per un chiarimento, forse per prendere qualcosa, ma subito scoppiò una lite e lui d’un tratto afferrò un coltellaccio da carne. Lei alla vista della lama si precipitò fuori casa ma lui la raggiunse sul pianerottolo e la colpì quindici volte in tutto il corpo. Poi scese le scale e davanti all’androne del palazzo la stessa lama se la conficcò nello sterno, senza però riuscire a morire. Uscito dall’ospedale, spiegò: «Stavo cenando, lei era qui per un chiarimento, abbiamo litigato per l’ennesima volta e mi è partito un embolo».
Primo pomeriggio di martedì 17 maggio in via Cardinal Ferrari 3 a Magnago, comune di novemila abitanti del Milanese.
Michela Noli, 31 anni. Fiorentina, hostess di terra all’aeroporto di Peretola, bel viso incorniciato da lunghi capelli biondi, un mese fa, dopo due anni di matrimonio, aveva lasciato il marito Mattia Di Teodoro, 33 anni, un lavoro come grafico nella casa editrice della madre e una passione per le grosse moto, a detta di tutti ragazzo «mite, per bene, un po’ chiuso». Era tornata a vivere dai genitori e aveva iniziato una nuova relazione con un collega. Da allora Di Teodoro aveva preso a perseguitarla: si appostava sotto casa sua, le telefonava di continuo, per spiare tutti i suoi movimenti le aveva nascosto in auto un gps per cani. Lei lo temeva e meditava di denunciarlo per stalking. Domenica scorsa l’uomo si presentò a casa del nuovo fidanzato dell’ex moglie e parlò con entrambi, dando l’impressione di essere tranquillo: a lei diede pure una pacca sulla spalla, augurandole il meglio per il futuro. Quel pomeriggio cercò su internet come si accoltella una persona alla gola per farla morire sul colpo, poi tempestò di messaggi un amico: «L’aspetto, la riempio di pugnalate al cuore e poi mi pianto il coltello in gola». «Deve morire e anche io devo morire. Non voglio andare in galera». «Non ce la faccio più, penso solo alla morte. Sono vuoto». L’amico a ogni messaggio gli rispose «smettila di dire cazzate», cercò di farlo ragionare, gli propose di organizzare una grigliata ma lui rispose «non ho voglia, ci vediamo domani, stasera mi riposo». Invece, con la scusa di volerle restituirle una valigia con le sue cose, chiese a Michela di vederla «per l’ultima volta». Dopo cena passò a prenderla sotto casa, lei disse ai genitori «torno subito», scese in tuta e senza telefono, salì sulla sua Citroen C2 bianca, lui guidò fino a una strada buia e appartata che costeggia l’Arno, si fermò, tirò fuori un grosso coltello di quelli per tagliare il pane, lei alla vista della lama tentò di aprire la portiera dell’auto ma lui la colpì cinquanta volte al cuore, al collo, all’addome, anche alle braccia e alle mani mentre tentava disperatamente di difendersi. Quindi mandò un sms all’amico per dirgli che aveva ammazzato l’ex e che si stava per suicidare e subito dopo si conficcò la lama nella gola. Un biglietto, lasciato nella sua casa sulle colline di Careggi, in cui chiede scusa ai genitori e ai suoceri spiegando che Michela l’aveva «umiliato e deriso».
Sera di domenica 15 maggio in via dell’Isolotto a Firenze.
SUICIDI
Un ragazzo di 17 anni. Residente a Villabate (Palermo), frequentava l’istituto Don Sturzo a Bagheria, dove aveva accumulato diverse insufficienze. Terrorizzato dall’idea di essere bocciato, l’altro giorno salì sul terrazzo dell’ex clinica Le Magnolie e si buttò di sotto. Volo di venti metri. Un biglietto di addio per la famiglia.
Alle 11 e mezza di martedì 17 maggio a Bagheria, Palermo.
Un ragazzo di 24 anni. Brasiliano, cuoco in un ristorante di Bologna, l’altra notte, dopo l’ennesima lite con la fidanzata di 21 anni, andò nel terrazzino del loro appartamento e si buttò di sotto. Volo di quattro piani.
Nella notte tra mercoledì 18 e giovedì 19 maggio in via Silvagni a Bologna.
Un uomo di 65 anni. Francese, in vacanza a Venezia con la moglie, alloggiava in una stanza al quarto piano nel lussuosissimo hotel Damiani. L’altra mattina, mentre la consorte dormiva, aprì una finestra e si buttò di sotto andando a sfracellarsi tra i turisti che già affollavano la zona vicina a San Marco.
Alle 8 di mattina di lunedì 16 maggio in Riva degli Schiavoni a Venezia.
Un uomo di 67 anni. Giapponese, l’altra mattina legò una sciarpa alle scale di emergenza tra il secondo e il terzo piano del parcheggio dell’aeroporto di Fiumicino, l’altro capo se lo girò attorno al collo, e si lasciò penzolare.
Lunedì 16 maggio a Fiumicino, Roma.