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 2016  maggio 23 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL VERDE VAN DER BELLEN VINCE IN AUSTRIA REPUBBLICA.IT VIENNA - È stato il voto per corrispondenza a ribaltare l’esito delle presidenziali austriache, dopo il testa a testa di ieri

APPUNTI PER GAZZETTA - IL VERDE VAN DER BELLEN VINCE IN AUSTRIA REPUBBLICA.IT VIENNA - È stato il voto per corrispondenza a ribaltare l’esito delle presidenziali austriache, dopo il testa a testa di ieri. E il verdetto è arrivato. Secondo i dati del ministro dell’Interno, Wolfgang Sobotka, Van der Bellen è il nuovo presidente del Paese: ha vinto con un vantaggio di 31.026 voti (50,3%), Hofer ha ottenuto il 49,7%. L’affluenza è stata record, del 72,7%. In Austria su poco più di sei milioni di elettori, sono circa 900.000 le persone (il 14% del corpo elettorale), che avevano chiesto di votare per corrispondenza a questo scrutinio, seguito da vicino in Europa sullo sfondo di una montata dei populismi. La notizia della vittoria di der Bellen è stata accolta positivamente in Europa e In italia dove diversi leader politici - tra cui il ministro degli Esteri italiano - hanno esplicitamente parlato di "sollievo". Hofer, la sconfitta su Facebook. Hofer ha affidato a un post su Facebook il messaggio politico della sua sconfitta. Ai suoi elettori, ha detto: " Cari amici, vi ringrazio per il vostro grande sostegno. Naturalmente oggi sono triste. Avrei volentieri servito come cancelliere federale il nostro magnifico Paese. Vi rimarrò fedele e continuerò il mio impegno per un futuro positivo dell’Austria. Per favore non scoraggiatevi, l’impegno per questa campagna elettorale non è perso, ma è un investimento per il futuro. Vostro Norbert Hofer". Con questa sconfitta di misura, lo Fpoe realizza tuttavia il suo miglior risultato ad uno scrutinio nazionale, capitalizzato sulla crisi migratoria che ha visto 90.000 persone chiedere asilo nel Paese alpino nel 2015, pari all’1% della popolazione. Conformemente alla tradizione in Austria, nessun partito aveva dato precise consegne di voto, ma numerose personalità, fra cui dei membri dei partiti socialdemocratico e conservatore al potere, avevano indicato che avrebbero sostenuto Van der Bellen. La rimonta di der Bellen. Van der Bellen, ex professore universitario di 72 anni, di orientamento liberale e centrista. Per dieci anni a capo dei Verdi, sotto la cui guida è diventato il quarto partito, è chiamato a diventare il primo candidato verde ad essere eletto alla massima carica dello Stato austriaco e il solo in Europa attualmente. Accreditato con il 21,3% dei voti al primo turno, nettamente indietro rispetto a Hofer, Van der Bellen ha beneficiato di una aumentata partecipazione elettorale e dei voti dei partiti tradizionali che avevano subito una storica sconfitta al primo turno delle presidenziali ad aprile. CHI È ALEXANDER VAN DER BELLEN Hofer era il favorito. Era il grande favorito del ballottaggio. Arrivato ampiamente in testa al primo turno, con il 35% dei voti, Hofer aveva fino a ieri un vantaggio di 144.006 voti al termine dello scrutinio delle schede deposte nelle urne. Ma lo spoglio del voto postale, effettuato oggi, tradizionalmente sfavorevole allo Fpoe, ha alla fine fatto pendere la bilancia a favore del candidato verde. La vittoria di Norbert Hofer, considerato l’erede politico di Jörg Haider, avrebbe causato un terremoto politico di imprevedibili conseguenze nel Paese. Lungi dall’intenzione di rispettare il ruolo formale che i presidenti hanno ricoperto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, Hofer s’era presentato promettendo di essere un capo di Stato con "un nuovo modo di intendere l’incarico". "Vi sorprenderete di tutto quel che può essere fatto", aveva affermato con tono di sfida, riferendosi alle mansioni presidenziali e alla possibilità di forzare il governo di grande coalizione tra socialdemocratici e popolari. CHI È NORBERT HOFER Gentiloni: "Vittoria der Bellen buona notizia". "La vittoria di Van der Bellen è una buona notizia, e siamo molto contenti anche per i riflessi che questo avrà nelle relazioni bilaterali tra i nostri due Paesi", ha dichiarato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. "Il voto che in Austria ha diviso a metà l’elettorato, ha aggiunto il titolare della Farnesina, "è un po’ una lezione per i partiti tradizionali che forse, in questa vicenda, hanno un po’ troppo seguito le spinte di strumentalizzazione della questione migratoria"."Ovviamente - ha sottolineato - ci sono preoccupazioni culturali e politiche causate dal fatto che l’Austria, a prescindere dai risultati delle elezioni, sarà un Paese politicamente diviso in due. Suppongo che la cooperazione con le autorità austriache continuerà a prescindere dai risultati" CHI È VIENNA - Alexander Van der Bellen, economista di 72 anni, ha raggiunto al primo turno il 21,3% dei voti contro il 35,1% di Hofer. Il sorprendente risultato ha contraddetto tutti i sondaggi che davano come vincente l’ex leader dei Verdi tra il 1997 e il 2008 che si presenta però come ’candidato indipendente’. Secondo gli analisti, ha quasi il 50% delle probabilità di diventare il successore del socialdemocratico Heinz Fischer, l’attuale presidente della Austria. Per molti infatti Van der Bellen è la persona giusta per rappresentare le funzioni del capo dello Stato, una carica formale ma intrisa di prestigio e visto come un punto di riferimento etico. Europeista convinto ed ex militante socialista, non rifiuta un’interpretazione più attiva di alcune competenze presidenziali e ha promesso che non firmerà il trattato transatlantico sul libero commercio, il Ttip, anche se è già stato approvato dal Parlamento. Questo è l’unico punto di contatto con l’avversario Hofer, con cui si gioca la presidenza nel ballottaggio. Ex preside della facoltà di Scienze economiche di Vienna, Van der Bellen è sempre stato molto apprezzato nel Paese per la sua onestà ed è sempre stato considerato uno spirito libero, non condizionato nemmeno dai dogmi ambientalisti: pur essendo stato leader dei Verdi, non ha mai utilizzato una bicicletta, ha dichiarato il suo amore per le auto ed è un forte fumatore. È figlio di una madre estone e di un padre russo fuggiti dalla rivoluzione bolscevica dal 1917 per stabilirsi in Tirolo, dove lui stesso ha vissuto fino ai 33 anni prima di trasferirsi a Vienna. Il suo modo poco convenzionale di parlare e discutere in pubblico potrebbe essere legato al fatto che Van der Bellen ha deciso di entrare in politica a 50 anni. Durante la sua guida, comunque, i Verdi passarono dal 5% ad oltre il 10%, diventando per la prima volta la terza forza politica del Paese nel 2006. Padre di due figli e sposato in seconde nozze da pochi mesi, nell’ultimo periodo ha fortemente criticato il governo, accusandolo di aver condotto politiche troppo dure nei confronti dei richiedenti asilo. CORRIERE.IT L’Austria ha un nuovo presidente, ecologista: Alexander Van der Bellen. Nel conto finale dei voti del ballottaggio ha superato il candidato del Partito della Libertà (Fpö) Norbert Hofer. L’estrema destra, dunque, non ce l’ha fatta a conquistare il vertice delle istituzioni austriache. Dopo che domenica il conteggio dei voti espressi direttamente dava in vantaggio Hofer di quasi quattro punti percentuali, lunedì lo scrutinio delle preferenze espresse per posta ha ribaltato la situazione. Van der Bellen è arrivato al 50,3% dei voti, Hofer al 49,7%: uno scarto di soli 31.026 voti. Il movimento dei verdi e i sostenitori di Van der Bellen stanno già preparandosi a festeggiare. Da parte sua Hofer ha già ammesso la sconfitta. Sulla sua pagina Facebook, si dice «rammaricato» di non essere stato eletto presidente: «Mi sarebbe piaciuto prendermi cura di questo bel Paese. Vi resterò comunque fedele», scrive. Un segnale ai partiti tradizionali La mancata conquista di Hofburg, il palazzo presidenziale, da parte di un partito fondato da ex nazisti (sicuramente poi evoluto ma comunque su posizioni spesso estreme) fa tirare un sospiro di sollievo al mondo politico tradizionale del Paese. Lo mette nella posizione di potere cercare di recuperare: lo spavento è stato forte, la critica netta di metà dell’elettorato è materia di riflessione. Non è però detto che la reazione ci sia: le incrostazioni del vecchio sistema, fondato sui due pilastri dei partiti Socialdemocratico e Popolare oggi entrambi in crisi, saranno difficili da eliminare. Un ruolo importante lo avrà il governo guidato dal nuovo cancelliere Christian Kern. Il pericolo scampato fa guadagnare tempo ai partiti che si oppongono alla destra estrema; potrebbe però essere un elemento di rassicurazione che rallenta la riforma necessaria, sia nel sistema dei partiti sia nello Stato. Inoltre, c’è da notare che anche il nuovo presidente, indipendente ed ecologista, non è un membro dell’establishment politico tradizionale. I vecchi dinosauri hanno dunque da rallegrarsi ma soprattutto da lavorare. Qualcosa di simile si può dire per l’Europa, che guardava con grande attenzione e timore all’eventualità che l’Austria fosse il primo Paese della Ue a eleggere un presidente di destra radicale. Il rischio è che, come spesso succede, dopo le dichiarazioni preoccupate per i molti voti presi dal Partito delle Libertà (per nulla liberale) si torni a incrociare solo le dita e a non fare molto per leggere il significato di protesta del 50% degli austriaci che hanno scelto Hofer. Di certo, le elezioni presidenziali austriache del 2016 sono il segno che un sistema di governo tradizionale vacilla anche nell’Europa occidentale, in Paesi ricchi e di solito politicamente stabili. Annunciano una nuova fase politica che interessa tutti gli europei IL LEADER DEL FPO: «COMUNQUE UN SUCCESSO. È SOLO L’INIZIO» «La strada che abbiamo spianato negli ultimi 11 anni, nessuno può più togliercela. Norbert Hofer sarebbe un vincitore ex-equo con circa il 50%, è solo in un fotofinish di un millimetro che non è stato eletto presidente austriaco». Lo ha scritto su Facebook Heinz-Christian Strache, presidente del partito di ultradestra Fpö. «Siamo consapevoli di questo grande successo e quindi continueremo a lavorarci. È solo l’inizio», ha proseguito. IL MINISTRO GENTILONI: «UNA BUONA NOTIZIA» Per il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni la vittoria di Alexander Van der Bellen «è una buona notizia, e siamo molto contenti anche per i riflessi che questo avrà nelle relazioni bilaterali tra i nostri due Paesi». Pensando all’esito delle consultazioni in chiave di gestione dell’immigrazione, per Gentiloni «non c’è alcun interesse per l’Austria a radicalizzare le contrapposizioni su temi migratori». Al contrario «c’è tutto l’interesse a collaborare». Comunque, aggiunge Gentiloni, «non dobbiamo sottovalutare il fatto che la metà degli elettori si è espressa in un altro senso. Credo sia una lezione per i partiti tradizionali: forse in questa vicenda hanno seguito un po’ troppo le spinte di strumentalizzazione della questione migratoria». ROMANO PRODI: «BENE MA IL SEGNALE RESTA PERICOLOSO» «Io sto partendo proprio per Vienna. Bene, sono molto contento». Romano Prodi commenta a caldo la vittoria per pochissimi voti del candidato verde Alexander Van der Bellen alle Presidenziali in Austria. «Naturalmente - afferma l’ex presidente del Consiglio - è una vittoria limata, avvenuta probabilmente solo perché alla vigilia delle elezioni hanno cambiato il primo ministro togliendo così un punto di insoddisfazione. Adesso il nuovo presidente avrà il compito di conciliare un paese diviso in due». Che segnale arriva da Vienna con la sconfitta di Norbert Hofer, che la destra viene sconfitta e non ce la fa ad andare al governo? «No, quando l’elezione viene decisa per pochi voti il segnale è ugualmente pericoloso», afferma Prodi. DECISIVI I VOTI PER CORRISPONDENZA Il ministero dell’Interno austriaco ha divulgato i dati delle elezioni, che mostrano quanto siano stati importanti i voti per corrispondenza. Van der Bellen ha 2.254.484 voti, pari al 50,3%. Norbert Hofer ha 2.223.458 voti pari al 49,7%. Prima di contare i voti per posta (modalità scelta dal 14,1% degli elettori, un record) Hofer era in vantaggio al 51,7%: in caso di vittoria sarebbe stato il primo capo di Stato della destra radicale in un Paese del blocco comunitario. Van der Bellen ha vinto a Vienna (63,3%) e nelle regioni del Tirolo (51,4%), del Vorarlberg (58,6%) e dell’Oberoesterreich (51,3%). Hofer ha vinto nel resto dell’Austria: Carinzia (58,1%), Salisburghese (52,8%), Steiermark (56,2%), Niederoesterreich (52,6%) e Burgenland (61,4%). ANSA Alexander Van der Bellen, l’uomo che sembra aver fermato l’ascesa della destra populista alla presidenza della repubblica austriaca, è un professore universitario prestato alla politica. Sascha, come lo chiamano gli amici, è indissolubilmente legato ai Verdi, anche se in campagna elettorale si è presentato come candidato indipendente, raccogliendo così al ballottaggio il sostegno fondamentale dei socialdemocratici Spö e dei popolari Övp, rimasti ’orfani’ di candidati già al primo turno. Van der Bellen è nato nel 1944 da una famiglia nobile, scappata dalla Russia dopo la Rivoluzione d’ottobre prima verso l’Estonia, poi in Tirolo, che all’epoca era parte del Reich tedesco. A Innsbruck Van der Bellen ha iniziato la sua carriera universitaria alla facoltà di economia, diventando professore ordinario. Negli anni ’80 si è trasferito a Vienna, dove è entrato in contatto con la politica, prima nelle file della Spö e dopo nei Verdi. Il movimento Verde è ben radicato in Austria dai tempi delle lotte contro l’energia nucleare. Nel 1997 Van der Bellen prende in mano le redini del partito, restandone per quasi undici anni il leader. Sotto la sua guida il partito si è liberato, almeno in parte, dalla fama di essere la vera sinistra austriaca, più rosso che verde. Con la sua dialettica raffinata il professore-politico, che raramente alza la voce, ha conquistato consensi anche in ambito borghese, sopratutto tra i giovani nei grandi centri urbani. Nel 2012, dopo 18 anni di presenza ininterrotta nel parlamento austriaco, ha lasciato il Nationalrat per passare al consiglio comunale di Vienna, dove è rimasto fino al 2015. Poche settimane prima di candidarsi, Van der Bellen ha sposato in seconde nozze la sua compagna di lunga data, la parlamentare verde Doris Schmidauer. La partecipazione alle elezioni presidenziali di Van der Bellen è stata considerata all’inizio una candidatura di bandiera, anche se da simpatizzanti dei due partiti di governo è stato definito il "candidato giusto nel partito sbagliato". Dopo la debacle di Spö e Övp al primo turno, è diventato per loro il "candidato presentabile", l’unico a poter salvare l’Austria da un possibile isolamento in caso di vittoria dell’ultranazionalista Hofer. Van der Bellen non ha ricevuto il sostegno ufficiale dei due partiti, ma numerosi rappresentanti di spicco socialdemocratici e popolari si sono espressi a suo favore. Il professore, sempre meno verde e sempre più multicolore, è riuscito così nella straordinaria rimonta. La candidata indipendente Griss, al terzo posto con il 18%, ha detto che voterà van der Bellen al ballottaggio. A due giorni dall’apertura delle urne, venerdì scorso, una netta presa di posizione sul futuro dell’Austria, i temi dell’immigrazione, e, indirettamente, anche sul voto di domenica era venuta da un appello congiunto dei giovani industriali austriaci e italiani. “Le giovani generazioni hanno il dovere di battersi per l`Europa. Non dobbiamo permettere che quanto raggiunto in Europa venga distrutto da populismi, paure e nazionalismi”, è l`appello congiunto di Therese Niss, presidente della Junge Industrie austriaca, e Marco Gay, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria dopo il nuovo monito di giovedì dell`Unione Europea in cui si ribadiva il divieto di recinzioni e di controlli di frontiera. “Se è vero che una immigrazione incontrollata è un problema, è altrettanto vero che sono molti i passi da fare per mettere in sicurezza i confini esterni dell`Europa. Non dobbiamo permettere che gli errori del passato ostacolino il nostro cammino futuro. Il ripristino dei controlli di frontiera sarebbe una gravissima battuta d`arresto. La Commissione stima che la reintroduzione delle frontiere avrebbe costi aggiuntivi fino a 18 miliardi di euro l`anno, per questo è di vitale importanza risolvere l`attuale momento di crisi coinvolgendo tutti gli Stati membri”