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 2016  maggio 22 Domenica calendario

IL PUMA DALLA C2 ALL’EUROPA

Dalla C2 all’Europa, quanto può essere lunga la strada? In chilometri corsi, palloni recuperati, campionati giocati: Francesco Magnanelli, capitano, bandiera e coscienza critica del Sassuolo, avrebbe solo l’imbarazzo della scelta, lui che ha fatto tutta la volata dal 2005 a oggi, quindi 11 stagioni di fila. «E’ un traguardo strameritato, andiamo in Europa League con un gruppo consolidato e un’identità di gioco ben precisa. E’ una soddisfazione che sento mia perché sono cresciuto poco per volta con questa squadra e questa società. Non abbiamo mai vivacchiato, accontentandoci di vivere di rendita, ogni volta alzavamo l’asticella puntando a un altro obiettivo, poteva essere la promozione o il sesto posto». Con una sola eccezione: «Abbiamo sofferto nel primo campionato di A salvandoci all’ultima giornata. Un periodo difficile anche per me, a un certo punto ho temuto di non farcela». Sembrano passati secoli, succedeva due anni fa. Com’è volato il tempo, deve aver pensato dopo aver visto la finale di Coppa Italia con gli amici: tifoso milanista da sempre come Squinzi («Sono rimasto affascinato da Sacchi e dagli olandesi») , Magnanelli non ha avuto problemi a dimenticare in fretta l’evidente conflitto di interessi…

GLI INIZI Le difficoltà dell’inizio sono un lontano ricordo, quando i tifosi storpiavano il cognome a quell’anonimo centrocampista arrivato dal Gubbio: «Mi chiamavano Manganelli, ero sconosciuto e dopo le delusioni nella Primavera di Chievo e Fiorentina, non sapevo neppure se avrei fatto il professionista. Non ho mollato. Arrivare al Sassuolo è stata la mia fortuna e ora sono qui. Nessuno mi ha dato la Serie A: me la sono presa. E per restare qui ho rinunciato a contratti migliori». E’ rimasto e ha fatto bene: ha salito tutta la scala. Un anno in Serie C2, due in C1, cinque in B, poi tre in A. Magnanelli, soprannominato il Puma per il passo felpato (in effetti non è mai stato un gran corridore), è diventato oggi uno dei centrocampisti centrali più affidabili. E si gode il momento: «Il primo passo è stata la conferma di Di Francesco, andiamo in Europa con lui e un progetto tattico preciso. Ormai ci conosciamo a memoria e sappiamo cosa vuole il tecnico da noi. Certo, serviranno rinforzi. E dovremo fare un altro salto di qualità, abituarci a un secondo campionato, così diverso dal primo».

INESPERTI L’ostacolo da superare sarà naturalmente la mancanza di esperienza internazionale del gruppo, con le eccezioni di Cannavaro, Acerbi e Vrsaljko: «Per quanto mi riguarda, sono pronto, l’avventura in Europa League m’incuriosisce molto anche se dovremo tornare ad allenarci molto presto. Ma lo faremo volentieri e non possiamo lamentarci, le vacanze sono cominciate a metà maggio. Dovremo essere bravi a trovare la concentrazione giusta per superare i playoff. Poi comincerà un secondo campionato».

IL TATUAGGIO Sassuolo in Europa, il difficile o il bello, dipende dai punti di vista, comincia adesso. Magnanelli, intanto, dovrà mantenere la promessa fatta in novembre: «Nel 2007 dopo aver perso i playoff per andare in B (contro il Monza, ndr), con Masucci e Gambadori ci siamo tatuati una fenice: saremmo risorti dalle ceneri, pensavamo, e così è stato. Conquistata l’Europa, ora dovrò decidere il soggetto: penso a un’aquila». Max Allegri, che l’ha allenato nella stagione 2007-2008, gli ha permesso di scoprire un nuovo mondo. «Comunque l’ho detto ai ragazzi dopo la partita vinta con l’Inter all’ultima di campionato: anche se non andiamo in Europa, non dobbiamo deprimerci, abbiamo molto da festeggiare: siamo arrivati sesti con 4 punti sul Milan. Una classifica prestigiosa». Premio di consolazione comunque evitato: il Sassuolo scoprirà l’Europa grazie all’allenatore che l’ha portato per la prima volta in Serie B. C’è traccia di Max in questa nuova impresa della capitale delle ceramiche.