Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  maggio 20 Venerdì calendario

L’ALBUM DEGLI IMPANNELLATI

Non solo Pannella ma anche gli impannellati. Nel senso che l’album di Marco ha contenuto un’infinità di figure e di figurine che hanno avuto a che fare con lui. Passanti della storia, sue creature divorate dal Crono radicale – da Capezzone e Negri in giù e Francesco Rutelli su un altro piano – ma anche big che a vario modo possiamo definire impannellati nel senso, positivo, che hanno avuto a che fare con lui. E dunque, in questo album, si va dalla lettera che il giovane Marco scrisse a Togliatti all’affetto (indulto! amnistia!) che lo univa a Papa Wojtyla; dal sodalizio con Babbo Natale (uno dei mascheramenti da lui prediletti) al rapporto con Craxi a cui disse nel periodo di Hammamet: «Torna e fatti mettere in galera, così li smascheri tutti»; dal Capodanno trascorso con Berlusconi e Veronica Lario in montagna (lo stesso Silvio che cucinò gli spaghetti nella cucina grande e buia di casa Pannella a via della Panetteria) alla notte trascorsa nella villa di Agnelli per spillargli dei soldi per il partito radicale; e via così.
Marco è stato una sorta di magnete. Cossiga, ricambiato, stravedeva per lui, istrioni entrambi, e se non ebbe durante quella presidenza la meritatissima nomina a senatore a vita certamente non l’avrebbe potuta avere con Scalfaro di cui prima disse «è il Pertini cattolico» e poi si corresse: «E’ un guaio». Si sono impannellati un po’ tutti: Giuseppe Pinelli e Luigi Calabresi (durante una marcia ebbe al suo fianco sia l’uno sia l’altro), Pier Paolo Pasolini (che due giorni prima di morire gli scrisse una lettera: «Continuate a scandalizzare e a bestemmiare») e Leonardo Sciascia. Da cui un giorno Pannella si recò, a Palermo, e gli disse: «Leonardo, vorrebbe candidarsi con noi Licio Gelli. Che ne dici?». La risposta fu di tre parole: «Mi pare avventato». Sciascia ed Enzo Tortora furono le due star per le elezioni europee nel ’79 e nell’84, incentrate dai radicali sulla giustizia giusta. E il rapporto con Enrico Berlinguer: una volta Marco gli rovesciò una tazza di tè addosso, forse non per sbaglio. E quello con Almirante: «Pannella è forte, anche se a noi della destra piacciono le donne mentre loro sono più confusi». E Cicciolina e Toni Negri (candidarlo non fu un errore?) più Cavallo Pazzo, ma soprattutto Eugenio Montale (che gli dedicò queste parole: «Dove il potere nega la vera libertà, spuntano ogni tanto uomini ispirati come Andrej Sacharov e Marco Pannella e soli e inermi essi parlano anche per noi») e anche Francesco De Gregori. Il quale gli dedicò Il Signor Hood e però Marco nel ramo musicale è stato amico soprattutto di Venditti, Renato Zero, Vasco Rossi e ha candidato Domenico Modugno nell’87.
Emma? Con Mirella, la donna della vita del leader radicale, la Bonino ha condiviso tra l’altro un disgusto: «Marco, tagliati quell’orrido codino». Politicamente il tandem con Emma, spesso una simbiosi, non è mai stato placido. «Quando litighiamo lui urla, e io taccio», racconta Emma. Tutti le hanno chiesto sempre di scaricarlo, ma lei niente: a suo modo impannellata più di tutti gli altri, ma senza piaggeria. D’Alema lo bollò come «un guitto che beve whisky la mattina». Poi sarebbero diventati carissimi nemici. E del resto Marco ha sempre detto: «Quelli della sinistra in realtà mi vogliono bene. Mi impiccherebbero con amore». E Silvio? Nel ’94 ci si alleò, sperando di fare il ministro degli Esteri e si dovette accontentare invece di Bonino commissaria europea. Nel ’96, stessa alleanza. E così andò la trattativa. «Vanno bene 20 deputati per voi?». Marco: «No». «30?». «No». «40?». «Nemmeno». «Ma quanti ne vuoi?». Non ne voleva nessuno, voleva soltanto soldi per radio radicale. Gli vennero promessi, non arrivarono, Marco trascina in tribunale Silvio, vince la causa, Berlusconi continua a non pagare e Pannella si presenta a Palazzo Grazioli con l’ufficiale giudiziario per il pignoramento. E non se ne va finchè non gli viene scucito un assegno da 1 miliardo e 196 milioni. Più varie rate a seguire.
Ma si sono sempre attratti Silvio & Marco: da attori dello stesso teatrone. Nel quale Pannella a Napolitano si rivolgeva così: «Caro presidente Napolitano-napoletano, resta dove sei!» (cioè al Colle). E Renzi? «Quello non c’ha neppure 40 anni e deve ancora impara’ un mucchio di cose». Altra coppia: Marco e Massimo, inteso come Bordin, ex direttore di radio Radicale: mitiche le baruffe e le paci in diretta, tipo Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. E sarebbe stato gustoso, a proposito di coppie, ascoltare qualcuna delle telefonate che negli ultimi anni si è scambiato con Papa Bergoglio: «Io e te due rivoluzionari», gli dice Francesco. E Marco: «Sai che il mio adorato zio Giacinto Pannella, di cui ho un ritratto appeso in cucina, era un prete? Te lo avrei voluto far conoscere...».
Ecco, la vita di Marco è stato un reality, così come la sua politica, in cui il titolare ha fatto recitare tutti. Divertendo e divertendosi, ma non c’è mai stato niente di leggerista o di ruffiano in questa lunga avventura.
Mario Ajello