Mario Ajello, Il Messaggero 20/5/2016, 20 maggio 2016
L’ALBUM DEGLI IMPANNELLATI
Non solo Pannella ma anche gli impannellati. Nel senso che l’album di Marco ha contenuto un’infinità di figure e di figurine che hanno avuto a che fare con lui. Passanti della storia, sue creature divorate dal Crono radicale – da Capezzone e Negri in giù e Francesco Rutelli su un altro piano – ma anche big che a vario modo possiamo definire impannellati nel senso, positivo, che hanno avuto a che fare con lui. E dunque, in questo album, si va dalla lettera che il giovane Marco scrisse a Togliatti all’affetto (indulto! amnistia!) che lo univa a Papa Wojtyla; dal sodalizio con Babbo Natale (uno dei mascheramenti da lui prediletti) al rapporto con Craxi a cui disse nel periodo di Hammamet: «Torna e fatti mettere in galera, così li smascheri tutti»; dal Capodanno trascorso con Berlusconi e Veronica Lario in montagna (lo stesso Silvio che cucinò gli spaghetti nella cucina grande e buia di casa Pannella a via della Panetteria) alla notte trascorsa nella villa di Agnelli per spillargli dei soldi per il partito radicale; e via così.
Marco è stato una sorta di magnete. Cossiga, ricambiato, stravedeva per lui, istrioni entrambi, e se non ebbe durante quella presidenza la meritatissima nomina a senatore a vita certamente non l’avrebbe potuta avere con Scalfaro di cui prima disse «è il Pertini cattolico» e poi si corresse: «E’ un guaio». Si sono impannellati un po’ tutti: Giuseppe Pinelli e Luigi Calabresi (durante una marcia ebbe al suo fianco sia l’uno sia l’altro), Pier Paolo Pasolini (che due giorni prima di morire gli scrisse una lettera: «Continuate a scandalizzare e a bestemmiare») e Leonardo Sciascia. Da cui un giorno Pannella si recò, a Palermo, e gli disse: «Leonardo, vorrebbe candidarsi con noi Licio Gelli. Che ne dici?». La risposta fu di tre parole: «Mi pare avventato». Sciascia ed Enzo Tortora furono le due star per le elezioni europee nel ’79 e nell’84, incentrate dai radicali sulla giustizia giusta. E il rapporto con Enrico Berlinguer: una volta Marco gli rovesciò una tazza di tè addosso, forse non per sbaglio. E quello con Almirante: «Pannella è forte, anche se a noi della destra piacciono le donne mentre loro sono più confusi». E Cicciolina e Toni Negri (candidarlo non fu un errore?) più Cavallo Pazzo, ma soprattutto Eugenio Montale (che gli dedicò queste parole: «Dove il potere nega la vera libertà, spuntano ogni tanto uomini ispirati come Andrej Sacharov e Marco Pannella e soli e inermi essi parlano anche per noi») e anche Francesco De Gregori. Il quale gli dedicò Il Signor Hood e però Marco nel ramo musicale è stato amico soprattutto di Venditti, Renato Zero, Vasco Rossi e ha candidato Domenico Modugno nell’87.
Emma? Con Mirella, la donna della vita del leader radicale, la Bonino ha condiviso tra l’altro un disgusto: «Marco, tagliati quell’orrido codino». Politicamente il tandem con Emma, spesso una simbiosi, non è mai stato placido. «Quando litighiamo lui urla, e io taccio», racconta Emma. Tutti le hanno chiesto sempre di scaricarlo, ma lei niente: a suo modo impannellata più di tutti gli altri, ma senza piaggeria. D’Alema lo bollò come «un guitto che beve whisky la mattina». Poi sarebbero diventati carissimi nemici. E del resto Marco ha sempre detto: «Quelli della sinistra in realtà mi vogliono bene. Mi impiccherebbero con amore». E Silvio? Nel ’94 ci si alleò, sperando di fare il ministro degli Esteri e si dovette accontentare invece di Bonino commissaria europea. Nel ’96, stessa alleanza. E così andò la trattativa. «Vanno bene 20 deputati per voi?». Marco: «No». «30?». «No». «40?». «Nemmeno». «Ma quanti ne vuoi?». Non ne voleva nessuno, voleva soltanto soldi per radio radicale. Gli vennero promessi, non arrivarono, Marco trascina in tribunale Silvio, vince la causa, Berlusconi continua a non pagare e Pannella si presenta a Palazzo Grazioli con l’ufficiale giudiziario per il pignoramento. E non se ne va finchè non gli viene scucito un assegno da 1 miliardo e 196 milioni. Più varie rate a seguire.
Ma si sono sempre attratti Silvio & Marco: da attori dello stesso teatrone. Nel quale Pannella a Napolitano si rivolgeva così: «Caro presidente Napolitano-napoletano, resta dove sei!» (cioè al Colle). E Renzi? «Quello non c’ha neppure 40 anni e deve ancora impara’ un mucchio di cose». Altra coppia: Marco e Massimo, inteso come Bordin, ex direttore di radio Radicale: mitiche le baruffe e le paci in diretta, tipo Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. E sarebbe stato gustoso, a proposito di coppie, ascoltare qualcuna delle telefonate che negli ultimi anni si è scambiato con Papa Bergoglio: «Io e te due rivoluzionari», gli dice Francesco. E Marco: «Sai che il mio adorato zio Giacinto Pannella, di cui ho un ritratto appeso in cucina, era un prete? Te lo avrei voluto far conoscere...».
Ecco, la vita di Marco è stato un reality, così come la sua politica, in cui il titolare ha fatto recitare tutti. Divertendo e divertendosi, ma non c’è mai stato niente di leggerista o di ruffiano in questa lunga avventura.
Mario Ajello