Vittorio Malagutti, l’Espresso 20/5/2016, 20 maggio 2016
MARCHINI E I SOCI SENZA NOME –
Raccontano le cronache che Alfio Marchini si sia esibito di recente in un sorprendente cambio d’auto. Qualche giorno fa è arrivato a bordo di un’utilitaria nel parcheggio di un autogrill sul Grande raccordo anulare di Roma per ripartire qualche istante dopo al volante di una Ferrari, recapitata sul posto da un autista. «Mi hanno insegnato a non ostentare», ha dichiarato il candidato sindaco della capitale in risposta a chi lo ha criticato via social network. A quanto pare, Marchini ha scelto di non ostentare anche alcune importanti novità nella galassia di società che controlla. E così sono finora passati sotto silenzio diversi affari che lo riguardano da vicino.
Si parte dalla Lujan, una holding finita sui giornali nelle settimane scorse perché ha fatto da contenitore per un pacchetto di azioni della Popolare di Vicenza del valore di oltre 30 milioni. Il crollo della banca ha azzerato la partecipazione, con relative perdite a conto economico.
L’impatto reale della disavventura in Veneto resta comunque difficile da valutare. L’ultimo bilancio di Lujan depositato in Camera di commercio risale infatti al 2013. I documenti ufficiali segnalano però che nel frattempo è cambiata l’intestazione del capitale: a libro soci adesso risulta come unica azionista di Lujan la fiduciaria romana Finnat, che ha preso il posto di Marchini, già titolare di una quota del 90 per cento, e della Immobiliare Madonna della Neve, controllata dalla stessa Lujan, che possedeva il residuo 10 per cento.
Chi si nasconde dietro lo schermo fiduciario della Finnat? «Le azioni fanno capo a un gruppo di investitori», risponde Marchini, che però non rivela l’identità di questi nuovi soci. L’uomo d’affari romano, erede di una dinastia di costruttori, avrebbe quindi da poco venduto una sua importante società. Al momento, però, non è dato sapere chi siano i compratori. Inoltre, come risulta dai documenti ufficiali, la gestione di Lujan resta a tutt’oggi affidata a Giovanni Carlodalatri con il ruolo di amministratore unico. Carlodalatri, classe 1939, figura con incarichi vari in diverse società del gruppo Marchini.
In attesa che si diradi la nebbia sulla loro identità, va detto che i nuovi soci dovranno farsi carico di oneri rilevanti. Oltre alle perdite sulle azioni Popolare di Vicenza, il bilancio di Lujan è appesantito anche dalla quota del 15 per cento circa in Methorios, una holding quotata in Borsa (sul listino Aim) che viaggia in rosso da un paio di anni e sul mercato azionario è reduce da un ribasso dell’86 per cento nell’arco degli ultimi 12 mesi. Come "l’Espresso" ha rivelato in un’inchiesta pubblicata nel giugno dell’anno scorso, la piccola Methorios è entrata di rimbalzo nella vicenda della Popolare di Vicenza. Nel 2014, un fondo con base a Malta finanziato dalla banca veneta era infatti diventato il principale azionista della società che era indirettamente partecipata (tramite Lujan) da Marchini.
Fa capo alla stessa Lujan anche il capitale della Immobiliare Madonna della Neve, che a dispetto del nome non possiede palazzi o terreni ma solo partecipazioni finanziarie. Questa società presenta conti in equilibrio (86 mila euro di utili), ma deve far fronte a debiti per 36 milioni di euro, 10 milioni in più rispetto ai mezzi propri. Va detto che, anche in questo caso come già per Lujan, tutte le informazioni risalgono a oltre due anni fa. Non sono infatti disponibili bilanci dell’Immobiliare Madonna della Neve successivi al 2013.
È invece arrivato al capolinea il viaggio di un’altra società di Marchini, la Fimar costruzioni, liquidata a fine febbraio. «Un’attività marginale», dice il candidato sindaco del centrodestra. A giudicare dai numeri non si direbbe. I conti del 2014, gli ultimi depositati in Camera di commercio, si sono chiusi con 9 milioni di perdite. Un deficit che ha finito per azzerare i mezzi propri della società.
Fimar costruzioni, amministrata dallo stesso Giovanni Carlodalatri che è a capo anche di Lujan, doveva far fronte a oltre 60 milioni di debiti. Nel bilancio 2014 sono iscritti anche 57 milioni alla voce crediti, che però, si legge nelle carte, hanno come controparte società del gruppo Marchini. Lo stesso vale per i debiti: la Fimar costruzioni ha ricevuto denaro da proprie consociate.
La matassa non è facile da districare, ma la partita ormai sembra chiusa. Come detto, infatti, il 29 febbraio è stata deliberata la liquidazione di Fimar costruzioni, controllata da una holding quasi omonima, la Fimar. Il capitale di quest’ultima è intestato per il 90 per cento alla fiduciaria Finnat (la stessa di Lujan) e l’amministratore unico è il solito Carlodalatri, mentre il candidato sindaco sponsorizzato da Silvio Berlusconi compare solo come procuratore.
Se però un elettore romano fosse in cerca di notizie su Fimar, sarebbe costretto ad accontentarsi di informazioni molto datate. L’ultimo bilancio disponibile di questa società di Marchini risale infatti al 2013. Quell’anno la holding ha chiuso l’esercizio in perdita per 2,1 milioni.
Nella relazione sulla gestione si legge che «la società possiede un patrimonio immobiliare di grande entità in Italia e all’estero». Un patrimonio quasi interamente intestato a proprie controllate. Tra queste spicca per esempio la Milonia spa, forse la più rilevante per dimensioni dell’attivo (80 milioni di euro), che ha chiuso il bilancio 2014 (ultimo disponibile) in rosso per circa 2 milioni di euro. Il capitale di questa società risulta tutto in pegno a Unicredit.
Nella lista delle partecipate di Fimar troviamo anche la Terranova srl. Di che cosa si occupa? Oltre a crediti e attività varie, la Terranova segnala in bilancio, per un valore di circa 580 mila euro, alcuni cavalli «posseduti per il gioco del polo», uno sport di cui Marchini è da tempo appassionato e anche giocatore di alto livello, tanto da essere convocato nella nazionale italiana, di cui è stato capitano. Purtroppo per lui, però, neppure la Terranova può vantare conti in equilibrio. Il bilancio del 2014 ha fatto segnare una perdita di circa 240 mila euro.
Ben più recenti sono invece le notizie che riguardano la lussemburghese Sofimar. Poco più di un mese fa, questa società targata Marchini ha perso il contenzioso milionario che la opponeva alla Mittel, holding quotata in Borsa per molti anni governata dal banchiere Giovanni Bazoli. In sostanza, Mittel vanta un credito di 12,8 milioni nei confronti dell’imprenditore capitolino. Un credito che risale addirittura al 2005, quando la società allora presieduta da Bazoli, a quei tempi in ottimi rapporti personali con Marchini, aveva ceduto a Sofimar la propria partecipazione azionaria nella Finaster, un’azienda di servizi immobiliari. Nel 2009 le due parti avevano raggiunto un accordo per suddividere il pagamento in tre rate da 4,6 milioni, la prima delle quali in scadenza a luglio 2013.
«L’intimazione di pagamento inviata da Mittel è rimasta priva di seguito», si legge nel bilancio 2015 della holding di cui Bazoli ha nel frattempo lasciato la presidenza. La disputa è così approdata di fronte a un collegio arbitrale nominato ad hoc. I legali di Marchini, chiamato in causa personalmente come debitore insieme a Sofimar, si sono opposti alla richiesta di pagamento sostenendo che l’accordo del luglio 2009 era stato integrato "verbalmente" in una fase successiva.
Niente da fare. Dopo alcuni rinvii, con un verdetto che risale agli ultimi giorni di marzo, il collegio arbitrale presieduto dal professionista svizzero Paolo Michele Patocchi ha infine dato ragione a Mittel. Marchini non si rassegna. «Impugneremo la decisione del collegio arbitrale», annuncia il candidato sindaco. Come dire che la storia infinita di quel debito milionario potrebbe riservare altre sorprese.