Federico Fubini, Sette 20/5/2015, 20 maggio 2015
LO SVUOTAMENTO UMANO E CULTURALE DEL SUD
Cosa faremo quando al Sud non sarà rimasto più nessuno? Lasciamo che diventi una regione d’Europa riservata all’accoglienza dei migranti, alle famiglie guidate da pensionati, alla criminalità e magari a un po’ di turismo interno a basso costo?
Naturalmente una domanda sul Mezzogiorno, ad oggi, è esagerata e anche un po’ ingiusta. L’Italia del Sud rimane ricca di talenti e di realtà produttive: dal distretto tecnologico di Cagliari, al polo universitario scientifico di Catania, all’agroalimentare della Campania, fino al mobile pugliese. Milioni di persone rendono questa parte del Paese ancora vitale e meritevole di viverci. La domanda è fino a quando, se continua così. Non la sto ponendo io. Ce lo chiedono i milioni di meridionali che continuano ad abbandonare la loro regione d’origine e non sono rimpiazzati né da una forte dinamica di nuove nascite né da un’immigrazione che riesca a integrarsi in modo adeguato.
Poiché su questa parte del territorio nazionale sembra così facile fare del folclore, probabilmente invece è meglio lasciar parlare i numeri. Sono freddi, ma almeno sono chiari. Li fornisce, con spietata precisione, il consorzio inter-universitario Almalaurea.
Tra il 2003 e il 2015 il calo delle immatricolazioni all’università nelle regioni del Sud è stato del 30% (al Centro del 22% e al Nord del 3%). Si potrebbe pensare che questo sia semplicemente il riflesso dell’impressionante declino demografico che, al pari del Mezzogiorno stesso, rappresenta l’altro profondo problema secolare dell’Italia. Almalaurea ci ricorda che negli ultimi trent’anni il numero dei diciannovenni che vivono nel nostro Paese si è quasi dimezzato. Ma il restringersi della popolazione giovane non basta a spiegare tutto. La fuga dall’istruzione universitaria - la cui scarsa diffusione è la terza grande questione secolare d’Italia - è ben visibile anche quando si elimina dal calcolo il declino delle nascite. Nel 2004 si iscriveva a all’università il 67% dei giovani diplomati del Sud (il 76% di quelli del Centro e l’81% di quelli del Nord). Otto anni dopo la quota di diciottenni o diciannovenni che sceglie di continuare gli studi è scesa in tutta Italia, ma nel Mezzogiorno è ormai appena a poco più della metà. E da allora ha proseguito il declino.
Potrebbe non essere gravissimo, se almeno questa residua metà dei giovani che ancora nascono e crescono al Sud e comunque scelgono di costruire la loro istruzione, restassero nella loro terra. Non lo fanno. Già sono meno di prima, già studiano meno di prima. Ma fra i pochi che lo fanno, un numero crescente sceglie di andarsene. Fra i laureati del ciclo triennale, ormai un quinto va a studiare al Centro, al Nord o all’estero; fra quelli del diploma quinquennale, un quinto si sposta subito e il 14% lo fa dopo il passaggio di boa dei primi tre anni di università.
Atto d’accusa. Ancora, tutto questo potrebbe non essere catastrofico se almeno i pochi che studiano al Sud fra i pochi che crescono al Sud decidessero di cercare lavoro tutti al Sud, dopo la laurea. Non lo fanno, neanche questo: oltre un quarto dei laureati dopo il diploma se ne va, e nelle discipline scientifiche la quota sale al 43%.
Questa è dunque la storia di un impressionante svuotamento umano e di una sottrazione di talento e energie vitali da una regione più grande di tanti Stati europei. Non saprei dire quante volte nella storia moderna si è assistito a un tale depauperamento di cultura, forza e competenza da un’area così vasta. L’unica certezza è che sta accadendo qualcosa di gravissimo, frutto di una situazione con ogni evidenza insostenibile in una parte del Paese nella quale il reddito per abitante è ormai sceso a poco più di metà di quello presente al Nord. Ma siamo talmente bravi noi italiani a rimuovere i problemi più seri e a occuparcene quando ormai è troppo tardi, che probabilmente inizieremo a preoccuparci quando ormai tutti i talenti del Sud sono al Nord o all’estero. E tutti i problemi del Sud saranno un atto d’accusa alla scarsa lungimiranza delle élite dell’intero Paese.