Aldo Grasso, Sette 20/5/2015, 20 maggio 2015
LA “BIN LADEN”E QUEI FRAGILI PONTI
«L’opera come puro segno di se stessa. A questo ci porta la poetica contemporanea e questo ci confermano questi fogli, che forse qualcuno aspirerebbe a comporre in un volume potenzialmente infinito, come doveva accadere per il Livre di Mallarmé… Estremo esempio della dissipazione culturale dei giorni nostri, ecco che il consenso con cui i lettori hanno accolto queste opere ci sembra di pessimo auspicio: il gusto della novità maschera l’estetica dell’obsolescenza, e cioè del consumo. Estremo gioco barocco, amministrato da un manieristico Tesauro, l’esemplare numerato che abbiamo sottocchio sembra ancora prometterci, attraverso la cifra che lo contraddistingue, la possibilità di un possesso intimo, ad personam. Inganno, perché sappiamo che il gusto dello sperpero intellettuale porterà ben presto il lettore a cercare altre copie, altri esemplari come per ritrovare, attraverso il cambio continuo, quelle garanzie che l’esemplare singolo non gli da». Tanti anni fa, all’inizio degli anni 60, Umberto Eco decise di regalarci tre recensioni anomale, raccolte poi in Diario minimo. L’una riguardava L’amante di Lady Chatterly, l’altra L’histoire d’O e la terza infine, da cui abbiamo tratto un brano, analizzava la banconota da centomila lire.
Ora che il bigliettone da 500 euro è pronto a dire addio, anche se in pochi finora lo hanno visto e usato, ci vorrebbe ancora la penna di Eco per sviscerare l’opera in oggetto, soprannominata “Bin Laden” perché usata soprattutto dai signori della droga, dai riciclatori di denaro sporco, dalle mafie di ogni angolo del mondo e dai trafficanti di armi. La banconota viene ritirata perché può facilitare attività illegali.
il monito di papa francesco. I disegni iniziali di Robert Kalina raffiguravano monumenti esistenti, ma per ragioni politiche il ponte e l’arco rappresentati sono solo esempi ipotetici di “architettura moderna”. Il ponte in primo piano è una sottile linea orizzontale, sostenuto su entrambi i lati da un pilastro basso nel punto in cui l’acqua lambisce la costa. Due sottili piloni sormontano il ponte e cavi d’acciaio si snodano simmetricamente da entrambi i lati dei piloni per sostenere il tavolato…
Forse la banconota si è condannata da sola, con l’ossessivo desiderio di immaginare ponti in un momento in cui, in Europa, si costruiscono sbarramenti, barriere, muri. Di recente, papa Francesco ci ha sollecitato a evocare i padri fondatori dell’Europa: «Essi seppero cercare strade alternative, innovative in un contesto segnato dalle ferite della guerra… I progetti dei padri fondatori, araldi della pace e profeti dell’avvenire, non sono superati: ispirano, oggi più che mai, a costruire ponti e abbattere muri».
Ponti con la “Bin Laden”? Meglio di no.