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 2016  maggio 20 Venerdì calendario

CHI AIUTA IN ALBERTA LE VITTIME DEL PETROLIO?

Lo Stato di Alberta, soprannominato il Texas canadese, ha dichiarato lo stato d’emergenza a causa dei fuochi che hanno devastato Fort McMurray, capitale dell’Industria dello sfruttamento delle sabbie del petrolio. Più di 90mila persone sono state evacuate, gli oleodotti sono stati chiusi e i pozzi sigillati. Ciononostante il fuoco ha raggiunto le cisterne di kerosene che sono esplose come bombe mentre la gente fuggiva sull’autostrada verso sud e verso nord. Sebbene il governo lo abbia negato, molti sostengono che a produrre questo disastro, siano state le condizioni atmosferiche estreme abbattutesi sullo Stato di Alberta nel 2016. All’inizio di maggio, un forte blocco atmosferico ha spostato a nord la jet stream, la corrente che marcia da ovest verso est, producendo un’ondata di caldo fuori stagione e a carattere eccezionale. A Fort McMurray il termometro è arrivato a 32,2 gradi, la stessa temperatura di Miami e circa 20 gradi sopra la media, tanto che la gente ha dovuto accendere i condizionatori d’aria. Due anni fa, Calgary, capitale dello Stato di Alberta fu investita da piogge torrenziali che fecero straripare i fiumi e sommersero una buona parte del centro della città. Quando l’acqua finalmente si ritirò ci si accorse che il corso dei fiumi era stato deviato, tanto massiccia fu l’alluvione. Allora, come oggi, l’amministrazione statale dovette farsi carico di migliaia di «rifugiati climatici», gente la cui casa era stata in parte mangiata dalle acque. Ironia della sorte vuole che per far fronte a questi disastri si usino i soldi accumulati dalla vendita degli idrocarburi, che come tutti sanno sono la causa principale dei cambiamenti climatici in atto.