VARIE, 19 maggio 2016
CENTENARI PER SETTE
Da venerdì 13 maggio la signora Emma Morano di Pallanza, a poca distanza dal Lago Maggiore, è la persona più vecchia al mondo. È l’ultima donna dell’Ottocento, essendo nata il 29 novembre 1899, a Civiasco (Vercelli). Con 116 anni, 5 mesi e 14 giorni ha ottenuto il primato di longevità dopo la morte, avvenuta giovedì a Brooklyn, dell’afroamericana Susannah Mushatt Jones, che aveva 4 mesi e 23 giorni più di lei (Pastore, Sta).
Emma Morano è separata dal 1938. Il suo vero amore partì soldato e non tornò mai più. Invece l’uomo che sposò la picchiava e dopo la morte del loro bambino si lasciarono. Ha perso, oltre al figlio, tanti cari: tre fratelli e quattro sorelle (era la primogenita). Solo da qualche anno ha due badanti, ma si prepara il cibo da sola. Accetta di essere imboccata solo quando le porgono, al mattino e al pomeriggio, un tuorlo d’uovo in un cucchiaio. Non mangia frutta e verdura, solo mele frullate con tre savoiardi. Nella sua dieta, oltre alle uova, pastina in brodo con carne tritata. È in pensione dal 1954, era operaia in una fabbrica di sacchi di iuta. Non esce di casa da 25 anni, quando andò a pranzare con un cugino sul lungolago. Trovò così difficile fare le scale per rientrare in casa che decise di non muoversi più. Non guarda la tv, non riesce a leggere. Tutte le sere dice le preghiere, un po’ in italiano e un po’ in latino. Ricorda tutti i suoi morti, uno per uno.
I fratelli Barberis di San Damiano d’Asti sono la famiglia più longeva d’Italia: Giuseppina a giugno compirà 107 anni, Lorenzo a marzo ne ha compiuti 103, e Maria l’8 gennaio ne ha compiuti 100. I tre fratelli sono lucidissimi e autonomi. Un altro fratello Michele è morto a 100 anni, la «più giovane», Francesca, a 92 (Chiosso, Sta).
Ogni mattina Felimina Rotundo, 101 anni, si alza dal letto, si veste, fa colazione, e alle sette in punto comincia a lavorare nel College Laundry Shoppe di Buffalo, stato di New York, vicino al confine col Canada. Fino alle sette di sera pulisce i vestiti e fa il lavaggio a secco. Sei giorni a settimana, con la sola eccezione della domenica. Nata nell’agosto del 1915, non ha alcuna intenzione di andare in pensione. «Qui parlo con la gente, faccio servizi. Significa stare in giro. Alzarti la mattina e dire “ho del lavoro da sbrigare”, genera qualcosa di buono per la tua vita».
Il record della vita più lunga è di una signora francese, Jeanne Calment di Arles, arrivata a 122 anni e 164 giorni.
L’uomo più vecchio del mondo è Yisrael Kristal, 112 anni, un sopravvissuto di Auschwitz. Nato in Polonia il 15 settembre 1903, ha lavorato nella fabbrica di dolci di famiglia fino alla deportazione nel campo di concentramento nazista insieme alla moglie e ai due figli. Alla fine della guerra pesava 37 chili e aveva perso tutta la sua famiglia: decise di trasferirsi in Israele, dove vive ancora oggi.
Arturo Licata, di Enna, morto a 111 anni nell’aprile 2014 (era l’uomo più vecchio del mondo). Intervistato nel 2013, spiegò che il segreto della sua longevità stava nell’alimentazione: ha passato la vita nutrendosi di molta verdura, cipolla cruda, pasta con la ricotta, poca carne rossa, un bicchiere di vino, un caffè, moto a volontà: da giovane camminava per 22 chilometri al giorno. Quarant’anni passati in miniera non ne avevano intaccato la fibra. E infine: è sempre stato allegro, ha cantato, scherzato e tenuto a bada l’ansia.
Il club «Ricomincio da zero»: i soci sono i 62 centenari che hanno inventato un nuovo modo di contare gli anni: la signora Rosa Cassaro, nata nel 1909, sta per compierne sette.
Le maggiori densità di centenari sono nelle grandi città del centro-nord, con valori di poco inferiori a 500 centenari per milione di abitanti a Milano e Venezia, superiori a 500 a Genova, superiori a 600 a Bologna e Firenze e addirittura a 700 a Trieste: valori anche più che doppi della media nazionale.
Bivongi, paesino della provincia di Reggio Calabria che sta attirando studiosi e ricercatori per capire quale sia il segreto dietro ai numeri: 14 centenari viventi negli ultimi cinque anni, e 42 persone con oltre 90 anni. Bivongi è il paese con più centenari rispetto alla popolazione, 1.300 abitanti: una media dello 0,13 per cento rispetto allo 0,037 della Calabria e lo 0, 035 dell’Italia.
Il comune laziale di Campodimele che dopo aver raggiunto fama mondiale nel 2000 vide crepare tutti i propri centenari, al punto che gli abitanti si convinsero che fosse stata colpa dell’eccessiva esposizione mediatica: «Lasciateci in pace – gridarono – Ogni volta che vi occupate di noi succede qualcosa».
Secondo un recente dossier del Pew Research Center, un think tank statunitense, gli ultracentenari passeranno da 451 mila (nel 2015) a 3.676.000 nel 2050.
Il Rapporto Osservasalute 2015, diffuso pochi giorni fa, dice che in Italia all’1 gennaio 2015 risultavano più di 19mila persone con 100 anni e oltre. Nel 2002 erano 5.650.
Appena cinquant’anni fa di centenari nella popolazione italiana non v’era neppure l’ombra.
«Quando ero ragazzo se qualcuno compiva cento anni finiva con la foto sulla “Domenica del corriere” insieme alle zucche di cinquanta chili e i vitelli con due teste» (Umberto Eco).
Agli inizi degli anni 80 i centenari nella popolazione italiana erano 300 – pari a 5 centenari ogni milione di abitanti. Al primo gennaio del 2015 erano 19.095, pari a 314 centenari ogni milione di abitanti: più di 60 volte quelli che erano tre decenni fa. Di 100 mila che nascono oggi quasi 5 mila (4.701, di cui 3.418 femmine e 1.283 maschi – a stare alle tavole di mortalità pubblicate dall’Istat) arriveranno a toccare e superare i cento anni: uno ogni 21 nati.
Secondo il demografo americano James Vaupel, la metà dei bambini nati nel 2007 raggiungerà i 102 anni in Germania, i 103 nel Regno Unito, i 104 in Francia e negli Stati Uniti, e i 107 in Giappone.
Digitando su Google «Come si diventa centenari?» appaiono, solo in italiano, 509mila risultati. Ripetendo l’operazione in inglese (how to live 100 years) le risposte sono un miliardo e 40 milioni.
La scozzese Jessie Gallan ha spento 109 candeline mangiando ogni mattina un piatto caldo di porridge ed evitando gli uomini. L’Harvard School of Public Health raccomanda il peperoncino, che riduce le infiammazioni e migliora il metabolismo. Di recente Valter Longo, un ricercatore italiano che si divide tra l’Istituto di oncologia molecolare di Milano e la University of Southern California di Los Angeles, ha messo a punto una dieta mima-digiuno periodica che influisce su alcuni fattori di rischio dell’invecchiamento.
L’analisi del genoma di 17 anziani di più di 110 anni di età — al mondo ce ne sono 74 — indica che non esiste alcuna variante genica in grado di assicurare una longevità fuori dal comune. È la conclusione a cui è giunta la Stanford University e l’Università della California (Ucla) di Los Angeles in uno studio pubblicato da PLoSOne . Le abitudini di vita hanno il loro ruolo: «accendono» o «spengono» i geni. La dieta mediterranea è uno «scudo» contro malattie croniche e cancro. Conferma un altro studio su oltre 4.600 donne sane, pubblicato da Bmj e firmato dal Brigham and Woman’s Hospital di Boston: chi mangia «all’italiana» presenta una maggiore lunghezza dei telomeri, le sequenze di Dna alle estremità dei cromosomi «spie» dell’invecchiamento: telomeri più corti indicano un’aspettativa di vita inferiore, più lunghi accompagnano ai 100 anni. Obesità, tabacco, troppa carne, bevande zuccherate, stress ossidativo, infiammazione accorciano i telomeri. Frutta, verdura, noci, olio d’oliva li preservano.
Si chiamano “blue zones” i luoghi dove si conta una maggiore concentrazione di centenari. Sono: la provincia di Nuoro, l’isola di Ikaria in Grecia, Okinawa in Giappone, la penisola di Nicoya in Costa Rica e il villaggio di Loma Linda in California. Tutte sono accomunate da una bassa incidenza di malattie come il cancro, e un’alta percentuale di persone che superano i novant’anni. Gli abitanti seguono una dieta basata soprattutto su verdure e legumi, camminano molto e hanno una struttura sociale che mette la famiglia al centro delle loro giornate. Il ricercatore Gianni Pes: «I fattori che ti fanno vivere a lungo sono l’intensa attività fisica legata alla pastorizia, l’inclinazione elevata del terreno, la distanza dal luogo del lavoro» (riferito soprattutto all’Ogliastra e a Ikarìa). «A Ikarìa si consumano molta maggiorana e salvia, menta e rosmarino, finocchio e artemisia. La colazione è a base di latte di capra, tè o caffè, pane e miele. A pranzo non mancano lenticchie e ceci, patate e verdure. Per cena, invece, si sta leggeri: pane e, di nuovo, latte di capra. Il patrimonio genetico conta poco o nulla».
Quanto possiamo aspettarci che si allungherà la vita umana? Il genetista Edoardo Boncinelli: «Guadagniamo un trimestre di vita ogni anno che passa, le donne anche qualcosa in più, invece un po’ meno nei Paesi in via di sviluppo. E sarà così per altri 30-40 anni». Tra 40 anni la vita media ne avrà guadagnati 10. Accade senza fare nulla di particolare. «Oggi l’uomo mangia, si copre, si cura, lavora senza ammazzarsi e si lava le mani con il sapone prima di sedersi a tavola. Basta questo per aumentare la longevità. Anche chi si strapazza ha un’aspettativa di vita più lunga dei suoi genitori. È la più grande rivoluzione della storia». Diete e stile di vita incidono poco: «Direi per il 5-6%. Dopo una certa età l’importante è non fumare, ridurre la quantità di carne e sostituirla con frutta e verdura, e fin qui è abbastanza semplice, e infine non bisogna appesantirsi». Anni addietro la vita media si allungava con la riduzione della mortalità infantile, oggi invece il merito è della medicina per la terza età. La scienza, dunque, non può aggiungere molto altro? «Sono state fatte molte ricerche tra cui quelle di un italiano, Alessandro Puca, che negli Stati Uniti ha scoperto il cromosoma della longevità, eppure il mistero resta».
Gli esperti dicono che si può arrivare a vivere fino a 150 anni. Elizabeth Blackburn, biologa australiana Nobel per la medicina nel 2009: «Non è un traguardo visionario. Sappiamo che l’invecchiamento non è irreversibile e la medicina si sta già occupando di questo. Negli animali abbiamo individuato il gene responsabile. Negli uomini non è così facile. Ma già oggi sappiamo tanto sul declino del corpo umano, a cominciare dal ruolo delle malattie vascolari. E infatti quando osserviamo i centenari, che sono sempre più numerosi, vediamo che non muoiono mai di problemi vascolari, ma di malattie più banali, che vengono sottovalutate a causa della loro età».
Il segreto della longevità si nasconde nella popolazione batterica intestinale, secondo una ricerca compiuta da Università di Bologna e Cnr. Lo studio, appena pubblicato su «Current Biology», è stato compiuto su 24 persone di età tra i 105 e i 110 anni con l’obiettivo di trovare gli elementi che le hanno portate a superare abbondantemente il secolo di vita. I ricercatori hanno esaminato i microrganismi che a miliardi popolano l’intestino di questi super-centenari e li hanno confrontati con quelli di altri campioni di popolazione: un gruppo fra i 99 e i 104 anni, un altro fra i 65 e i 75 e un terzo composto da adulti fra i 20 e i 50 anni. Tutti arruolati nella stessa area geografica, in modo che abitudini alimentari e stile di vita fossero il meno distanti possibile. Si è riscontrato che il microbiota intestinale dei semi-supercentenari mostra i segni di una proliferazione di microrganismi anti-infiammatori, immunomodulanti e promotori della salute dell’epitelio intestinale, come Bifidobacterium e Akkermansia. Sempre nei semisupercentenari è stato rilevato un aumento di batteri della famiglia Christensenellaceae, gruppo batterico associato a un buon stato di salute, oltre che influenzato dal patrimonio genetico dell’ospite. Lo studio, dunque, ipotizza che la presenza più consistente di quest’ultima famiglia di batteri, in concomitanza con l’aumento di bifidobatteri e Akkermansia, costituisca una sorta di firma presente nel microbiota intestinale di soggetti particolarmente longevi.
Se guardiamo le statistiche dei cento più longevi accertati e vissuti tra Europa, Americhe e Giappone scopriamo che la maggior parte (quasi il 70 per cento) conquista i 114 anni e tutti gli altri uno o due anni di più.
«Ho ottant’anni ma, a parte qualche problema di udito, sono in forma, mangio bene, faccio esercizio. Mia madre è morta a poco meno di cent’anni, mio padre a poco più: spero di aver ereditato la loro longevità» (Woody Allen).
Il Giappone vanta di ospitare quasi 40 mila ultracentenari.
Sogen Kato, che il 22 luglio 2010 avrebbe compiuto 111 anni. Un record per la municipalità di Tokyo, che aveva deciso di festeggiarlo, salvo scoprire che in realtà l’uomo era morto da almeno una trentina d’anni e veniva tenuto mummificato in casa dalla famiglia. Motivo: continuare ad incassare la pensione (in tutto avrebbero riscosso oltre 70.000 euro).
Tra le spedizioni di ricerca del professor Umberto Scapagnini quand’era medico di Berlusconi, quella sulla Via della Seta, «alla ricerca dell’immortalità»: da Samarcanda allo Xinjiang fino a Turfan, «dove ci sono dieci centenari per villaggio, che mangiano prodotti di una terra ricca di magnesio e selenio». Prelevava loro campioni di sangue per congelarlo e studiarlo: «Purtroppo si sono passati la voce. Appena ci vedevano i vecchietti scappavano tutti».
Peter Thiel, cofondatore di PayPal, sta pianificando di vivere almeno 120 anni. Perciò ha dato 3,5 milioni alla Methuselah Foundation per un progetto che punta a riparare le cellule come si potrebbe fare con i pezzi di un’auto.
Sergey Brin di Google si è posto l’obiettivo di «curare la morte» e ha lanciato il progetto Calico, che attraverso la collaborazione con la casa farmaceutica AbbVie sta cercando di produrre una medicina basata su Foxo 3, un gene collegato alla longevità.
Tra i progetti più concreti c’è quello che un team di Harvard sta conducendo sulla proteina Gdf11, che ha dimostrato una grande capacità nel ringiovanire il sangue dei topi, al punto di invertire il loro processo di invecchiamento. Attraverso la Ellison Foundation, invece, l’Anderson Cancer Center di Houston sta studiando i telomeri, le strutture che incapsulano i cromosomi, il cui decadimento sarebbe all’origine dell’invecchiamento e di molte malattie, come il cancro. Nel frattempo attraverso le cellule staminali siamo diventati capaci di «riprodurre» alcuni organi, che si cominciano anche a ricreare attraverso le stampanti 3D.
L’imperatore cinese Qin Shi Huang si uccise ingoiando pillole al mercurio che dovevano renderlo immortale.
Papa Innocenzo VIII perse la vita facendo trasfusioni con sangue di ragazzi, attraverso cui sperava di recuperare la giovinezza.