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 2016  maggio 18 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA MAFIA DEI NEBRODI SPARA AGEA = AGenzia per le Erogazioni in Agricoltura NEBRODI = I monti Nebrodi (dal greco νεβρός (nebrós), "cerbiatto"; in siciliano munti Nèbbrudi), o Caronie, sono una catena montuosa che, assieme alle Madonie ad ovest e ai Peloritani ad est, costituiscono l’Appennino Siculo

APPUNTI PER GAZZETTA - LA MAFIA DEI NEBRODI SPARA AGEA = AGenzia per le Erogazioni in Agricoltura NEBRODI = I monti Nebrodi (dal greco νεβρός (nebrós), "cerbiatto"; in siciliano munti Nèbbrudi), o Caronie, sono una catena montuosa che, assieme alle Madonie ad ovest e ai Peloritani ad est, costituiscono l’Appennino Siculo.[1] Essi s’affacciano, a nord, direttamente sul Mar Tirreno, a volte quasi a strapiombo; il loro limite meridionale è costituito dall’Etna, dalla quale sono separati dal fiume Alcantara e dall’alto corso del Simeto. REPUBBLICA.IT La macchina blindata gli ha salvato la vita. Giuseppe Antoci, il presidente del Parco dei Nebrodi, già da tempo sottoposto a tutela per le serie minacce subite in seguito ai protocolli di legalità messi in atto per evitare la concessione di ampie zone di pascoli alla mafia, è sfuggito questa notte ad un agguato in piena regola avvenuto sui Nebrodi tra Cesarò e San Fratello. Erano da poco passate le due quando la macchina di Antoci, di ritorno a Santo Stefano di Camastra da una manifestazione a Cesarò, è stata bloccata lungo i tornanti di montagna da alcune grosse pietre poste deliberatamente sulla carreggiata per fermare il corteo. Quando la macchina si è fermata il commando ha aperto il fuoco sulla vettura a bordo della quale viaggiava il presidente del Parco dei Nebrodi. Il commando ha fatto fuoco prima sui copertoni dell’auto blindata, poi sull’abitacolo. Per fortuna la blindatura della carrozzeria ha fermato i pallettoni. Contro i sicari hanno sparato i poliziotti di una volante del commissariato di Sant’Agata di Militello, con a bordo il dirigente Daniele Manganaro, che scortava l’auto con a bordo Antoci. Nel conflitto a fuoco nessuno è rimasto ferito. Il commando è riuscito a fuggire mentre la scorta portava al sicuro Antoci, che è rimasto illeso. Accanto all’auto sono state trovate tre molotov inesplose. "E’ stato un agguato - dice Antoci - sono stato bloccato mentre tornavo da una manifestazione a Cesarò. A un tratto abbiamo trovato dei grossi sassi sulla strada. Neanche il tempo di capire cosa è successo che siamo stati crivellati dalle pallottole. Un uomo della scorta si è buttato su di me, e a salvarci la vita è stato il vice questore Manganaro che per caso era dietro di noi su una volante. Sparando ha messo in fuga gli assalitori. Sono certo di chi siano i mandanti, sono i mafiosi dei Nebrodi ma anche la ’ndrangheta, perché il protocollo che abbiamo messo in atto qui in Sicilia sarà applicato anche in Calabria. Il Consiglio regionale si è già determinato sulla sua approvazione. So chi mi vuole morto" "E’ stata una notte drammatica, ma sto bene. Il mio grazie va alla polizia per avermi salvato la vita. Il mio impegno non si ferma e vado avanti" ha aggiunto il presidente del Parco dei Nebrodi. Antoci ha trascorso la notte a casa, insieme con il sindaco di Santo Stefano di Camastra, Francesco Re. Stamattina è stato raggiunto dal governatore Rosario Crocetta: "L’episodio si lega alla battaglia che con Antoci stiamo facendo contro la mafia dei pascoli - dice Crocetta - e all’azione di moralizzazione che stiamo portando avanti, che ha già portato a diversi arresti sul territorio". "Occorre rafforzare le misure di sicurezza a favore di Antoci - aggiunge Crocetta - e intensificare l’azione di lotta contro la mafia dei Nebrodi, che pensa ancora di essere potente e immune. Dobbiamo liberare la provincia di Messina dalla mafia dei colletti bianchi e da quella che nei territori esercita un potere violento verso i cittadini. Questa mattina insieme al sindaco di Santo Stefano di Camastra sono gia’ stato a trovare Antoci presso la sua abitazione, nel pomeriggio terremo una conferenza stampa di solidarieta’, per parlare delle battaglie che su quel territorio stiamo combattendo insieme e - conclude il presidente - per rimarcare il forte rischio di eliminazione che corre Antoci. Siamo di fronte ad una mafia organizzatissima, non bisogna perdere tempo. Ci vuole l’esercito". Il prefetto di Messina ha convocato per oggi il Comitato per l’ordine e la sicurezza, e del caso si sta occupando anche la Direzione nazionale antimafia. Il comitato ha stabilito di raddoppiare la tutela di Antoci. Di recente il caso dei terreni concessi alla mafia è approdato anche in Parlamento, che ha sollecitato l’intervento del governo nazionale e regionale. PARLA CROCETTA Crocetta dopo l’agguato al presidente del parco i Nebrodi, Giuseppe Antoci, invoca l’intervento dell’esercito sui monti fra le province di Messina e Catania con veri e propri rastrellamenti per stanare gli uomini dei pericolosi clan mafiosi dei "Tortoriciani" parlando di un vero e proprio tentativo di colpo di Stato. "Non bastano più gli strumenti ordinari - ha dichiarato il governatore - Le forze dell’ordine fanno un lavoro eccezionale. Ogni giorno sono schierate in campo contro ogni forma di crimine, ma adesso serve molto di più: occorre procedere a dei rastrellamenti sui Nebrodi anche con l’esercito. Senza l’intervento della seconda auto con i poliziotti, Antoci e gli agenti sarebbero morti è intollerabile questo controllo del territorio da parte della mafia, che agisce con prepotenza e violenza, mettendo in atto tentativi di colpi di stato come quello di questa notte, ecco perchè serve una risposta forte. Propongo l’invio dell’esercito nei comuni del Parco dei Nebrodi e perquisizioni a tappeto nelle campagne come ai tempi del sequestro Moro e dei Vespri siciliani". "Faremo nomi e cognomi dei clan mafiosi dei Nebrodi in piazza, sabato prossimo", annuncia Crocetta. In mattinata a Cesarò si terrà un consiglio comunale aperto, e poi nel pomeriggio a Tortorici un comizio in piazza. Con lui chi sarà anche il parlamentare del Pd Giuseppe Lumia. Manifestazione di solidarietà sabato prossimo anche a Sant’Agata Militello per il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Foti, e del funzionario della polizia di Stato, Daniele Manganaro, al centro dell’agguato della scorsa notte e commemorazione per Giovanni Falcone e la sua scorta annullata. E’ la decisione adottata dal Comune, dalla Federazione antiracket italiana e da sindaci dei Nebrodi resa nota dal presidente provinciale della Fai, Giuseppe Foti. "Manifesteremo piena solidarietà a Giuseppe Antoci, a Daniele Manganaro a tutti gli uomini della Polizia di Stato - annuncia Foti - organizzando insieme a tutte le associazione della FAI Antiracket Sicilia, le scuole e tutta la società civile, un corteo per manifestare contro il vile attentato, che partirà dalla sede del Parco dei Nebrodi e proseguirà per alcune vie della città con il passaggio nella strada dove risiede la sede del Commissariato, si concluderà in piazza Castello". Il comunicato si conclude con un nota bene: "La manifestazione del 23 maggio 2016, organizzata per commemorare il giudice Giovanni Falcone - chiosa la nota - considerato il grave atto intimidatorio nei confronti del presidente Antoci e del dirigente della polizia di Stato Manganato, è stata annullata". E da Reggio Calabria si guarda con preoccupazione al coinvolgimento della ’ndrangheta nell’attentato. A dirlo il presidente della commissione regionale contro la ’ndrangheta, Arturo Bova esprimendo solidarietà ad Antoci. "Questa volta si è veramente superato ogni limite - scrive Bova - esplodendo una pioggia di colpi di fucile all’indirizzo dell’auto su cui viaggiava al ritorno da una manifestazione. Solo grazie alla prontezza ed all’eroismo degli uomini di scorta che non hanno esitato ad ingaggiare un conflitto a fuoco con gli ignoti malviventi, si è evitata l’ennesima strage di mafia. Desta ulteriore preoccupazione la dichiarazione rilasciata dal presidente Antoci in ordine alla matrice mafiosa dell’agguato ed il suo riferimento riguardo il possibile coinvolgimento della ’ndrangheta calabrese: ’Sono certo chi siano i mandanti: sono i mafiosi dei Nebrodi ma anche la ’ndrangheta, perché il protocollo che abbiamo messo in atto qui in Sicilia sarà applicato anche in Calabria. Il Consiglio regionale si è già determinato sulla sua approvazione. So chi mi vuole morto’". "Sono certo che le forze dell’ordine e la magistratura - conclude Bova - daranno immediate risposte al vile gesto e che il presidente Antoci continuerà nella sua battaglia contro le mafie e l’illegalità diffusa". CHE COS’È LA MAFIA DEI NEBRODI E’ una mafia antica che ha fiutato un nuovo business, un autentico filone d’oro: vale un miliardo di euro l’affare dei terreni agricoli bagnati da ingenti contributi pubblici. Funziona così: un piccolo imprenditore prende in affitto, spesso per poche centinaia di euro, un terreno e poi richiede un contributo all’Agenzia per le erogazioni in agricoltura. Su questa florida attività, da tempo, avevano messo gli occhi alcune famiglie legate tradizionalmente alla mafia dei Nebrodi (Tortorici, Cesarò, San Fratello, Maniace, Montalbano Elicona, Castell’Umberto). I ricavi, come detto, sono assicurati, tenendo anche conto dell’ampiezza dell’area interessata: il Comune di Troina gestisce un’area boschiva di circa 4.200 ettari. "Quello dei terreni è un affare che, per valore, ha superato quello della droga", dice Beppe Lumia, senatore Pd e membro della commissione Antimafia che all’inizio del 2015 ha presentato un’interrogazione parlamentare sulla vicenda. Era da poco giunta una delle tante intimidazioni al presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci: "Finirai scannato tu e Crocetta". Contro la "mafia dei pascoli", come l’ha subito definita Crocetta, era stato siglato un protocollo di legalità per vigilare sulle assegnazioni dei terreni del Parco dei nebrodi. Con l’obbligo di presentare la certificazione antimafia esteso anche agli appezzamenti di valore inferiore ai 150 mila euro. I prefetti hanno negato la certificazione antimafia a 23 aziende su 25 e sono cominciate le revoche. "Proprio la scorsa settimana - dice Lumia - il Tar non ha accolto i ricorsi di chi è stato estromesso dalle concessioni". In questo scenario sarebbe maturato l’attentato di stanotte. "Un attentato violento - afferma il senatore - che dimostra come la mafia militare sia ancora in azione. Perché quando i tocchi i soldi, a Cosa nostra, la reazione è sempre quella: si spara". 15 dicembre 2014 Minacce di morte al presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, e al coordinatore di Federparchi Sicilia, Giuseppe Antoci. L’intimidazione è contenuta in una lettera recapitata negli uffici del Parco dei Nebrodi e indirizzata al presidente Antoci: "Ne avete per poco, tu e Crocetta morirete scannati", c’è scritto nella missiva che è al vaglio della polizia scientifica. Per il presidente della Regione dietro le minacce "c’è una mafia selvaggia e feroce, pronta a sparare". Il governatore è convinto di avere toccato gli interessi di "alcune famiglie mafiose che affittano per quattro soldi a ettaro terreni pubblici fingendo di utilizzarli a pascolo ma la cui unica finalità in realtà è quella di incassare soltanto i contributi pubblici". "Abbiamo tolto già alcuni terreni nella zona dei Nebrodi ai mafiosi - spiega Crocetta - e il presidente del Parco aveva ricevuto diverse intimidazioni, adesso stanno cercando di alzare il tiro". Crocetta annuncia un esposto alla Procura di Messina. "Chiederò alla magistratura di indagare - prosegue - ed estenderò la mia denuncia anche ad altre Procure. Alla Regione faremo una indagine su tutti i terreni pubblici destinati a pascolo per porre fine al furto da parte delle famiglie mafiose di beni pubblici". E avverte: "A ogni minaccia seguiranno provvedimenti duri, toglieremo i terreni alla mafia del pascolo". ANTONIO FRASCHILLA 15 GENNAIO 2016 Le mani della mafia sui contributi europei per l’agricoltura. Per la prima volta gli enti regionali cominciano a chiedere la certificazione antimafia anche per l’affidamento di appezzamenti di valore inferiore ai 150 mila euro, scoprendo che i terreni sono in mano alla mafia. Al Parco dei Nebrodi e al Comune di Troina sono state revocate nelle ultime settimane assegnazioni per 4.200 ettari di terreno sui quali sono stati ricevuti contributi a valere su fondi Agea e fondi Ue per 2,5 milioni di euro all’anno. Con percentuali preoccupanti: sulle 25 certificazioni chieste, 23 hanno avuto lo stop dalle prefetture di Enna e Messina per reati come l’associazione mafiosa e per legami con i più potenti clan mafiosi dell’Isola, quelli dei Bontempo Scavo, dei Conti Taguali, dei Santapola e dei clan “tortoriciani” e di Cesarò. "Abbiamo rotto un sistema", dicono in coro il prefetto di Messina, Stefano Trotta, e il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, che hanno varato lo scorso anno un protocollo pilota per i controlli nelle assegnazioni dei terreni pubblici anche di valore inferiore ai 150 mila euro. Protocollo poi esteso a tutti gli enti regionali dal governatore Rosario Crocetta, dall’ex assessore all’Agricoltura Nino Caleca e da quello alle Attività produttive Maurizio Croce. A Troina erano stati assegnati dalle amministrazioni precedenti, senza gara e senza alcun avviso pubblico, ben 4.200 ettari di terreno. "Per 13 imprenditori su 15 la certificazione antimafia è stata negativa — dice il sindaco Fabio Venezia — abbiamo così revocato le assegnazioni. Anche quelle per le compagne di due soggetti all’ergastolo per omicidio". Il valore di questi terreni è enorme: in media ogni mille ettari di terreno si possono ottenere contributi per 550 mila euro l’anno. «La nostra revoca è stata una delle più grandi fatte in Italia», dice il sindaco dem Venezia. Tra Parco dei Nebrodi e Troina, sono stati revocati terreni che ricevevano 2,5 milioni di contributi all’anno. E questa potrebbe essere soltanto la punta dell’iceberg, mentre i controlli adesso scatteranno in tutti gli enti regionali. "Purtroppo è quello che sospettiamo perché quello dei controlli sulla assegnazioni dei terreni da parte di enti pubblici è stato un campo trascurato — dice il prefetto di Messina, Stefano Trotta — il giro d’affari è vorticoso". “La vicenda riportata da Repubblica Palermo relativa ai fondi agricoli dati in concessione dalle amministrazioni pubbliche svela un giro di affari milionario. Nel silenzio per anni la mafia ha potuto mettere le mani su importanti risorse comunitarie, migliaia di ettari dati in concessione a canoni irrisori ad aziende prive della certificazione antimafia e riconducibili ai boss”. Così il deputato siciliano Erasmo Palazzotto e Celeste Costantino, componente della commissione parlamentare antimafia. “Quanto è emerso nel territorio dei Nebrodi e del comune di Troina, dove per la prima volta anche le concessioni di terreni dal valore inferiore a 150 mila euro sono state monitorate, conferma- proseguono Palazzotto e Costantino- la necessità di una maggiore e puntuale vigilanza. Sulla vicenda nei prossimi giorni presenteremo un’interrogazione alla Camera e porremo il tema all’attenzione della commissione parlamentare antimafia”. IL PROBLEMA APPRODA IN PARLAMENTO ANTONIO FRASCHILLA 16 GENNAIO 2016 Il caso dei terreni affidati da enti regionali e Comuni a imprenditori legati alla mafia, che percepivano poi contributi Ue, finisce al centro di due richieste di audizione delle commissioni Antimafia nazionale e regionale. La vicenda raccontata ieri da Repubblica, che ha riferito dell’esito dei primi controlli con richieste di certificati antimafia al Parco dei Nebrodi e al Comune di Troina scoprendo che su 25 affidamenti 23 riguardavano imprenditori legati alle cosche, arriva al Parlamento nazionale: "La vicenda relativa ai fondi agricoli dati in concessione dalle amministrazioni pubbliche svela un giro di affari milionario - dicono i deputati nazionali di Sel Erasmo Palazzotto e Celeste Costantino - quanto è emerso nel territorio dei Nebrodi e del Comune di Troina conferma la necessità di una maggiore e puntuale vigilanza. Sulla vicenda nei prossimi giorni presenteremo un’interrogazione alla Camera e porremo il tema all’attenzione della commissione Antimafia". A Palazzo dei Normanni batte un colpo anche il presidente della commissione regionale Antimafia, Nello Musumeci. "Abbiamo avviato un’indagine su queste vicende - annuncia - e proporremo in aula la votazione di una norma che obblighi gli enti pubblici a chiedere sempre le certificazioni antimafia in caso di affidamenti di beni e terreni". Il meccanismo degli affidamenti senza controllo di terreni a imprenditori in odor di mafia che poi chiedevano contributi all’Unione europea alza il velo sul grande mare delle frodi sui fondi europei nel settore dell’agricoltura siciliana. I dati sono allarmanti. Secondo un report della Corte dei conti sulle irregolarità in Sicilia e in Campania, nell’Isola negli ultimi dieci anni sono stati accertati oltre 300 casi di frodi per un valore intorno ai 100 milioni di euro. Un granello nella messe di aiuti arrivati in Sicilia, superiore ai 7 miliardi di euro. E se davvero l’accertato in materia di frodi corrisponde in media al 10 per cento degli affari illegali, significa che almeno un miliardo è stato rubato alla Ue a danno di tutti. Tra i casi citati dalla Corte dei conti c’è davvero di tutto. Molte storie riguardano intestazioni fittizie di beni: ad esempio a Siracusa un’indagine della procura ha portato a 13 arresti e al sequestro di oltre 500 terreni del valore di oltre 3 milioni di euro estorti ai legittimi proprietari. Un caso simile è stato recentemente scoperto anche dalla procura di Caltagirone, che ha arrestato 9 tra imprenditori e titolari di Centri di assistenza agricola che presentavano domande di aiuti con fondi Ue su terreni che in realtà non erano loro e certificavano con prestanome finte attività: questa truffa da sola aveva un valore di oltre 3 milioni di euro. Anche nel settore degli allevamenti non mancano le frodi, come quella accertata nel Messinese che ha visto diverse aziende zootecniche chiedere aiuti per l’allevamento di capi di bestiame in realtà abbattuti da tempo. Sempre nel Messinese, lo scorso anno la procura ha denunciato dieci imprenditori che avevano messo su dal nulla aziende in realtà mai operanti ma che ricevevano attraverso l’Agea contributi Ue. I dati vedono la Sicilia in testa a tutte le classifiche europee. Da sola l’Isola rappresenta il 40 per cento di tutte le frodi agricole denunciate in Italia dall’Olaf, l’organismo di controllo della Commissione di Bruxelles. Un fiume di denaro che, anche se scoperto, non torna alla pubblica amministrazione: soltanto il 6 per cento, cioè poco più di 6 milioni di euro sui 100 milioni certamente frodati, è stato recuperato fino a oggi. Poco o nulla, insomma, mentre è in arrivo un nuovo fiume di denaro da Bruxelles. Altri 5 miliardi di euro della nuova programmazione del Piano di sviluppo rurale. Soldi che fanno gola a molti e soprattutto alla mafia.