Giangavino Sulas, Oggi 18/5/2016, 18 maggio 2016
MASSIMO BOSSETTI [2
pezzi] –
Bergamo, maggio
«Mamma ora vivo qui dentro momentaneamente ma non sarà per tanto perché non è degna essere chiamata vita, la vita qui dentro, purtroppo sono costretto nel starci ma non per molto credimi... Io in una maniera o l’altra da qui me ne vado. Lo farò credimi, solo per restare bene una volta per tutte... Mamma e Laura più male di così come posso stare, non preoccupatevi, gli agenti qui mi stanno aiutando insieme ai dottori io comunque ho già in mente le mie idee e nessuno me le farà cambiare... Avvocati o non avvocati pazienza io mi tengo una vita e ora me la gestisco io e non aspetto più così tanto tempo nel soffrire ingiustamente per i loro errori, perciò che vada come vada fino a sentenza e poi deciderò una volta per tutte della mia vita, quello che deciderò è una mia decisione mamma e nessuno mi impedirà di fare quello che non dovrei mai fare».
Massimo Bossetti pensa al suicidio? Questo lasciano intuire le righe di una lettera disperata spedita dal carcere l’8 maggio, il giorno della Festa della mamma, a sua madre Ester e alla sorella Laura. Depressione profonda e sconforto totale.
Dopo aver litigato con la moglie durante un colloquio, per una settimana Marita non è andata a trovarlo. La pubblicazione di quelle lettere un po’ spinte a una detenuta, la strumentalizzazione che ne è stata fatta, la tensione accumulata durante la detenzione e un processo che ormai è avviato a una sentenza che pare già scritta, sembrano aver tolto ogni residua speranza a Massimo Bossetti.
VIENE MONITORATO 24 ORE SU 24
E si è lasciato andare alla disperazione. Ma ha chiesto il perdono della moglie, ha cercato di giustificare i momenti di cedimento e debolezza che inevitabilmente chiusi in carcere si attraversano, ha ammesso di aver sbagliato e di meritare l’ira e il disprezzo di Marita. Se mi abbandonano Marita e i miei figli non ha senso vivere, deve aver pensato e alla madre e alla sorella ha fatto conoscere la sua decisione in una lunghissima lettera (7 pagine scritte fitte fitte) che la famiglia, anche per volere di Massimo Bossetti, ha affidato a Oggi. «Siamo disperati anche noi», ci hanno detto Ester e Laura, «siamo corsi in carcere. Lo abbiamo rincuorato. Gli abbiamo ribadito che lotteremo per dimostrare la sua innocenza e anche Marita gli resterà vicina».
«Mamma e Laura io so che la farò finita qui dentro, perché non posso accettare tutto quello che ho combinato a Marita e me lo merito davvero per quello che ho fatto», ha scritto Bossetti. «Sono distrutto, frustrato e terribilmente mortificato per tutto il male che ho infinitamente causato a Marita e i miei figli. Il problema è che questa detenuta non faceva altro che provocarmi, istigarmi, tentarmi in ogni modo forse messa sù da qualcuno ma ormai il danno è compiuto... Mi auguro solo che un giorno mi possa svegliare accanto a papà e non dover più soffrire per niente e lui mai mi abbandonerà in preda allo sconforto e disperazione, se veramente tutto questo accadrà, vi porterei io le verità dei Giudici sul loro banco…».
I medici e il personale del carcere hanno capito il momento di tremenda tensione che l’uomo sta vivendo e non lo abbandonano un istante. È monitorato 24 ore su 24.
«SONO STANCO DELLE INGIUSTIZIE»
«Mamma e Laura io ho rovinato completamente la vita di Marita e dei miei figli e non riesco a darmi pace per tutto quello che ho fatto. Ho sbagliato tutto nella vita e ora rimedierò tutto con la mia vita... me lo sono meritato e ora pagherò con la vita perché non ci dormo con quello che a lei ho fatto, ho sbagliato completamente tutto... Mamma e Laura cercate di capirla che non esiste più nulla in natura che qualcuno o qualcosa possa ridare a me di quanto ho perso e sto perdendo... Non ce la faccio più a vivere in questo stato, sono stanco di sopportare tutte le sofferenze ingiuste... la mia vita è mia e la gestisco come voglio... sto continuando nel combattere per i figli ma non so fino a quanto ci riuscirò... Per quello che ho combinato a Marita non riesco più a darmi pace... La mia situazione familiare l’ho compromessa, ho combinato tutto un casino per una detenuta che neppure conosco e mai vista, quando a me Marita fino a oggi è sempre stata vicina... Capite come questo inferno ti può rovinare su tutto... Questa vita è un inferno e credo che non abbia più un valore per me per cui qualunque cosa a me potrà capitare non voglio che voi ne risentiate ma credetemi che starò meglio di dove ora mi trovo... Marita deve essere una persona che va ammirata e stimata mentre io devo essere solamente disprezzato... Io so che la perderò purtroppo ma non smetterò mai di amarla come mai ho amato un’altra donna...».
«ACCETTATE TUTTI LE MIE SCUSE»
«Mi hanno di nuovo messo in alta sorveglianza. Mamma e Laura non riesco più a combattere niente, tutto questo inferno mi sta distruggendo facendomi fare cose che neppure io pensavo di fare... Una cosa che vi dico di non dare colpe a Marita, lei mi è sempre stata vicina e io l’ho offesa... Accettate tutti le mie scuse e lasciatemi vivere la mia vita come meglio intenderò fare. Grazie a tutti per tutto.. È giusto che allora comprendiate tutti la mia decisiva scelta senza che voi teniate rabbia, rancori per niente... Perdonatemi... pagherò sicuramente tutto personalmente. Ricordatevi il bene che vi voglio».
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Omicidio pluriaggravato da sevizie e crudeltà. Il nostro codice parla chiaro. Non offre alternative. Ergastolo. Fine pena mai. Questa è la parola che rimbomberà in aula alla fine della lunghissima requisitoria di Letizia Ruggeri durata due giorni. Una requisitoria nella quale nelle prime due ore ha ricordato la lunga, tremenda agonia di Yara nel campo di Chignolo. Ma ha anche aggiunto: «La dinamica dell’aggressione rimane sconosciuta».
Un buco nero che in quattro anni nessuno è riuscito a colmare. Nessuno ha visto. Nessuno ha saputo dire come e perché Yara sia salita sul camioncino di Bossetti.
«L’ha attratta con l’inganno», ipotizza l’avvocato di parte civile Andrea Pezzotta. Ma Bossetti non è accusato di sequestro di persona. Così come resta un’ipotesi che l’omicidio avesse uno sfondo sessuale. Non c’è niente che lo dimostri.
Eppure la vita privata di Massimo Bossetti e della moglie Marita è stata scavata a fondo andando a scoprire tradimenti, bugie, vizi più o meno inconfessabili, filmini porno e pulsioni. La Pm sostiene che i dissidi familiari possono essere il movente di questo omicidio.
Ecco perché sono comparse in aula le lettere hard che Bossetti in carcere inviava alla detenuta Gina, non più giovane moglie di un giostraio accampato in provincia di Bergamo.
Lettere che hanno scatenato l’ira di Marita, dei difensori di Bossetti che ignoravano questa corrispondenza e naturalmente del giostraio che è sparito quando Giorgio Sturlese, inviato di Quarto Grado, ha scovato il suo campo. È trapelato però che Gina, con una condanna a 13 anni, forse a settembre lascerà il carcere.
Dubbi e misteri che alimentano sospetti. «Molte donne hanno sostenuto e incoraggiato Massimo, intrecciando una fitta corrispondenza con lui da quando è in carcere», dice a Oggi la sorella Laura che incontriamo con la mamma Ester quando ha appena denunciato ai Carabinieri che nell’ultima settimana per due volte strani individui han tentato di entrare in casa sua e che solo l’intervento del marito Osvaldo ha messo in fuga.
«Poi a dicembre del 2015 è comparsa questa Gina. Purtroppo Massimo ha capito tardi che era una provocatrice e ha sbagliato perché sono convinta che qualcuno aspettava solo questo», dice Laura. «Avere la conferma che mio fratello è un depravato. Non è così, noi lo sappiamo. E lo sa anche Marita che si è arrabbiata e ha minacciato di abbandonarlo al suo destino. Ecco perché Massimo è disperato e ha pensato al suicidio. Siamo corsi in carcere, lo abbiamo rincuorato e soprattutto gli abbiamo assicurato che la moglie resterà al suo fianco. Anche perché la battaglia giudiziaria sarà ancora lunga. Comunque finisca questo processo ci saranno l’Appello e la Cassazione. Mio fratello riuscirà a dimostrare la sua innocenza. Non saranno le lettere della Gina a condannarlo. E neppure quel Dna pieno di anomalie. Era per “qualità e quantità stupefacente” hanno detto in aula ma oggi non è più rianalizzabile».