Silvia Nuccini, Vanity Fair 18/5/2016, 18 maggio 2016
INTERVISTA A FEDERICA PELLEGRINI – Mi avevano detto: è nella vasca esterna, vada. E io sono andata, ma non la vedevo
INTERVISTA A FEDERICA PELLEGRINI – Mi avevano detto: è nella vasca esterna, vada. E io sono andata, ma non la vedevo. Vedevo il suo fidanzato Filippo Magnini emergere dalle acque, perfetto come certe statue di certe fontane, ma lei no, guardavo ma mi pareva non ci fosse. Poi ho capito che c’era, ma era come diventata liquida anche lei, e stava sott’acqua per metà della lunghezza della vasca e anche quando usciva le sue bracciate erano solo increspature della superficie, una serie ritmica di piccole onde che la spingevano in avanti. È tornata solida quando mi si è parata davanti: la tuta, i capelli bagnati – no non si preoccupi, non li asciugo mai – gli occhi limpidi che non ricordavo. Ma l’ultima volta che l’ho vista aveva 19 anni, «gli ormoni impazziti, non era un bel momento», si scusa adesso. Le ho ricordato che mentre la intervistavo lei praticamente non mi aveva mai guardata in faccia: scriveva al cellulare. Questa volta il cellulare lo guarda solo una volta, ed è per spegnerlo. Passa Filippo: «Ciao, ci vediamo a casa quando finisco l’intervista. Tu cosa fai?». E lui: «La risonanza». Come due ragazzi normali che fanno delle vite strane. Alle Olimpiadi di Rio mancano meno di 100 giorni, Federica Pellegrini è stata nominata portabandiera della nazionale, ha un appuntamento importante fin dal primo giorno. «Il mio nome girava da tempo, ma io continuavo a scacciare il pensiero: mi conosco, se poi non avessero scelto me ci sarei rimasta malissimo». Che cosa significa per lei portare la bandiera? «È forse il riconoscimento più alto del mio lavoro. I sacrifici li fanno tutti gli atleti, ma il nuoto è uno degli sport più faticosi in termini di preparazione. Mesi e mesi di allenamenti per una sola gara veramente importante all’anno. Una gara che, nel mio caso, dura un minuto e cinquanta secondi». Non c’è qualcosa di paradossale in questo? «Immagino che, visto da fuori, ci sia. Per me no. Altrimenti non mi allenerei sei giorni la settimana». Com’è riposarsi la domenica? «Strano, bello. Poi il lunedì lo senti che sei più lento. Non le dico quando ci fermiamo per tutto il mese di agosto. Quando rientro in acqua a settembre mi sembra di nuotare a cagnolino». Non si annoia mai di questa vita a mollo? «I mesi invernali sono un po’ più duri: entri in vasca la mattina che è ancora buio e, quando finisci l’allenamento del pomeriggio, è buio di nuovo. E freddo. D’estate, all’aperto, è un altro sport. Ma a me piace allenarmi, quasi quanto fare la gara. Sono competitiva anche negli allenamenti». Competitivi si nasce o si diventa con la pratica? «Io ci sono nata. Non è che io voglia proprio vincere, è che non voglio perdere, perché non mi piace per niente. Immagino che, alla fine, sia la stessa cosa». Competitiva lo è anche fuori dalla vasca? «Tutte le donne lo sono, ma con gli anni ho cercato di darmi una calmata: mi sfogo già in piscina». Il fatto che la sua vita abbia preso un andamento piuttosto stabile – i successi, Filippo – aiuta, no? «Tendo comunque a vivere sempre alla giornata perché ho visto che tutto può cambiare da un momento all’altro». Tante cose sono cambiate anche per sue decisioni. «Sono molte di più le cose che non ho deciso: è stato il destino a obbligarmi nelle scelte». Com’è la convivenza con Filippo? «Rodata: viviamo insieme dal 2012. Io ho imparato a cavarmela da sola da ragazzina, quindi so perfettamente gestire la casa. Mi piace fare tutto tranne stirare». Stira lui? «Meglio di no. Sono precisa e puntigliosa sulla gestione domestica, all’inizio il fatto che Filippo non lo fosse per niente è stato un problema, ma poi ha capito, e si è adeguato». Per che cosa litigate? «Per niente. Non litighiamo mai, nemmeno se abbiamo punti di vista diversi sulle cose: riusciamo a rispettarci. Le volte che abbiamo litigato ci siamo lasciati». I vostri tira e molla sono stati molto seguiti dalla stampa. «Questo è stato un guaio. Se va tutto bene e ci fotografano fuori a cena non c’è nessun problema. Ma nei momenti difficili certe foto, certe insinuazioni, certi servizi montati ad arte per far credere che io fossi la persona che non sono mi hanno dato molto dispiacere». Che cosa succederà dopo le Olimpiadi di Rio? «Mi aspetta una scelta importantissima: quella di ritirarmi oppure no. L’ho pensato altre volte prima di appuntamenti importanti, ma questa volta è diverso. Quando ero piccola immaginavo che mi sarei sposata a vent’anni e avrei fatto il primo figlio a 22. Poi cresci e le prospettive cambiano. Adesso penso sia arrivato il momento di pensare seriamente al mio futuro. Dopo Rio mi prenderò uno o due mesi di vacanza per decidere». L’idea di poter mollare non le dà un senso di vertigine? «Se decidessi di smettere sarebbe una cosa tosta da metabolizzare. Perché un conto è mollare quando sei in fase calante – e un atleta lo sente quando il suo tempo sta tramontando, quando il fisico e la testa sono affaticati, o arrivano alle competizioni atleti giovani che sono molto più forti – diverso, e più difficile, è farlo quando ancora stai vincendo». La festa si lascia sul più bello? «Secondo me si lascia quando si è ancora competitivi: non potrei sopportare di fare il mio sport solo per partecipare. Noi nuotatori abbiamo una longevità limitata: Filippo, che ha 34 anni, è uno dei nuotatori più grandi a livello mondiale. Le donne arrivano fino a 30, 32 anni. Ma dipende molto dalla struttura fisica: più sei leggero e più vai avanti. Io sono molto leggera». Come deciderà? «In un modo semplice: farò la lista dei pro e dei contro». Mi dica uno e uno. «Contro: lasciare la vita che ho fatto per vent’anni. Pro: avere la possibilità di iniziarne una ancora più bella. Sarà una scelta molto combattuta». Il famoso matrimonio, con cui la stampa vi tormenta, diventerà una scelta possibile, se smette. «In questo momento non ci stiamo pensando, siamo troppo concentrati su Rio. Però il matrimonio è un’idea che mi piace molto. Io sono abbastanza credente, mia mamma molto. Sposarmi in chiesa è una cosa che ha un valore per me e per noi». Si è già immaginata come sarà? «Non l’ho mai fatto per una forma di scaramanzia: come dicevo prima, le cose possono cambiare all’improvviso. Meglio non pensarci. E poi quest’anno c’è già un importante matrimonio sportivo in vista: quello di Flavia Pennetta e Fabio Fognini, quindi noi possiamo anche aspettare». E a un figlio ci pensate? «Adesso no, ma come donna so che un giorno vorrò diventare madre. Per il momento coltivo il desiderio di prendermi un cane, un bulldog francese. Certo non potrei prenderlo facendo questa vita sempre con la valigia pronta per partire. Ma lo desidero tanto». Quindi se lo prende, vuol dire che smette. «Vede? Sempre lì torniamo». Prenderà la sua decisione in Brasile? «Pensiamo di fermarci un po’ lì dopo la fine delle Olimpiadi. Per staccare davvero devo essere lontana dall’Italia. L’anno scorso in vacanza siamo stati in Sardegna con amici, ma qui la gente mi riconosce. Non che la cosa mi dia fastidio – le persone mi vogliono bene – ma ho bisogno di scomparire per un po’, essere una semplice turista». Continua ad avere paura di nuotare nel mare? «Mi fa paura non vedere il fondo, quando l’acqua è tutta blu. Le vacanze in barca sono un po’ un problema per me perché i bagni si fanno al largo. L’anno scorso Giovanni Malagò mi ha fatto uno scherzo bruttissimo: eravamo sulla sua barca, all’ora del tramonto, quando il mare diventa scuro. Lui, all’improvviso, mi ha buttata in acqua. Sono riemersa e non riuscivo a muovermi. Ho chiesto, quasi in lacrime, a Filippo di tuffarsi e venirmi a prendere». E lui? «Si è tuffato subito». Si è sentita come durante uno degli attacchi di panico di cui ha sofferto in passato? «No, quelli erano terribili, mi si chiudeva la gola e non riuscivo proprio più a respirare. Non respirare mentre nuoti è davvero un incubo. Mi venivano sempre durante le gare meno importanti, quelle in cui pensavo di poter entrare in vasca e non fare troppa fatica. Ma poi la mia testa si alleava con il mio corpo e insieme mi tradivano. Per fortuna non ho più questi attacchi da tempo, e anche se dovessero venirmi adesso so cosa devo fare per tenerli a bada: essere razionale, usare la testa contro la mia testa». E invece, mettendola sull’irrazionale, ha qualche oggetto che l’aiuta a portare dalla sua parte la fortuna? «Piccole cose: cambio costume a ogni gara, metto in valigia la tessera della federazione anche quando non serve. E questo anello d’argento». È quello di fidanzamento? «Ma no! Me l’ha regalato mia mamma nel 2004. L’ho messo e non l’ho tolto più. Tanto che adesso ho un solco nel dito. E non riesco più a toglierlo. Vuol proprio dire che sono cresciuta».