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 2016  maggio 17 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - VIA LIBERA PER 14 MILIARDI REPUBBLICA.IT MILANO - L’Istat si allinea alla Commissione europea e stima per il 2016 una crescita del Prodotto interno lordo italiano dell’1,1% a fronte dell’1,2% preventivato del governo nel Def

APPUNTI PER GAZZETTA - VIA LIBERA PER 14 MILIARDI REPUBBLICA.IT MILANO - L’Istat si allinea alla Commissione europea e stima per il 2016 una crescita del Prodotto interno lordo italiano dell’1,1% a fronte dell’1,2% preventivato del governo nel Def. Ma il Tesoro incassa soprattutto l’ok alla flessibilità da parte di Bruxelles, che verrà formalizzato domani con i giudizi sui conti pubblici dei Paesi membri. La flessibilità Ue. Il premier Matteo Renzi aveva anticipato fin dalla mattinata la pubblicazione del carteggio tra Mef e Bruxelles sul tema dei conti: "Potremo vedere riconosciuto questo elemento di flessibilità che vale diversi soldi", aveva detto. Come ricostruito da Repubblica in edicola, nei fatti si traduce in una sostanziale concessione per il 2016 a patto di non sforare troppo nel biennio successivo. Nel pomeriggio, il Tesoro ha effettivamente pubblicato sul suo sito le missive sull’asse Roma-Europa: "La Commissione con la propria lettera annuncia l’intenzione di riconoscere all’Italia per il 2016 una flessibilità nella gestione della programmazione economico-finanziaria pari allo 0,85% del Pil, che consente al Governo di implementare il percorso di aggiustamento delle finanze pubbliche e al tempo stesso di sostenere la ripresa e stimolare la crescita, condizione chiave per la riduzione del rapporto debito/Pil", ha scritto il Mef. Si tratta dunque di uno ’sconto’ sulla correzione di bilancio nell’ordine dei 14 miliardi a valere per il 2016. Dal canto suo, il ministro Pier Carlo Padoan "a sua volta conferma l’impegno del Governo italiano a dare piena attuazione con la prossima legge di Stabilità a quanto previsto nell’ultimo Def, in maniera tale da rispettare le regole dell’Unione europea". In soldoni, per il 2017 e il 2018 l’Italia deve evitare di deviare troppo - ulteriormente - dagli obiettivi. E proprio per evitare "una deviazione significativa" dalle indicazioni del patto di Stabilità "lo sforzo di bilancio previsto dall’Italia per il 2017 rivela una differenza fra lo 0,15% e lo 0,25% del Pil" rispetto all’obiettivo. "Affrontare questo è essenziale", indicano il vicepresidente della Commissione Dombrovkis e il commissario Moscovici. In sostanza, per raggiungere l’1,8% di deficit/Pil nel 2017 serviranno impegni ulteriori da 2,5 a 3,4 miliardi. Di nuovo secondo il premier Renzi, la posizione Ue "è un fatto importante, è un successo dell’intero paese", anche se "volevo più flessibilità". La ripresa. Tornando al rapporto l’Istat, si spiega che la stima preliminare del Pil per il primo trimestre 2016 (+0,3%) "ha confermato, seppure con intensità moderata, il proseguimento della fase espansiva dell’economia italiana avviatasi agli inizi dell’anno precedente. Alcuni dei fattori a supporto della crescita quali il basso livello dei prezzi dell’energia, la riduzione dei tassi di interesse e il graduale miglioramento della fiducia tra gli operatori sono attesi produrre i loro effetti anche nell’anno corrente". Rispetto alle stime di novembre scorso, tuttavia, le nuove previsioni di crescita sono state riviste al ribasso di 0,3 punti percentuali. Nel complesso, spiega l’Istat, il quadro previsivo incorpora una riduzione delle esportazioni più marcata di quella delle importazioni. Disoccupazione. Una spinta all’aumento dei consumi arriverà anche dal calo del tasso di disoccupazione atteso in discesa all’11,3% dall’11,9% dello scorso anno: inoltre secondo l’Istat il tasso di occupazione dovrebbe aumentare dello 0,8% con la crescita dell’attività economica. L’Istituto di statistica sottolinea come la dinamica positiva potrà beneficiare ancora degli sgravi contributivi per le nuove assunzioni, nonostante l’importo sia calato da 8mila e 3.250 euro. Inflazione. L’inversione di tendenza sul fronte dei prezzi non avverrò fino all’autunno: bisognerà aspettare la fine dell’estate . secondo l’Istat - per registra le fine della deflazione e assistere a una debole crescita. Ad aprile, nonostante l’intervento della Bce, i prezzi sono calati dello 0,5%: attualmente "la dinamica dei prezzi non dovrebbe discostarsi da quella attuale fino ai mesi estivi; dall’autunno si concretizzerebbe una inversione di tendenza, che riporterebbe il tasso tendenziale su valori più sostenuti verso la fine dell’anno, anche se ancora inferiori all’1%". A tenere i prezzi ancorati verso il basso è soprattutto la componente estera dei costi con i prodotti energetici che registrerebbero una variazione negativa della media annua anche nel 2016. Investimenti. Nel 2016 si consoliderà la ripresa dei consumi e ci sarà una progressiva accelerazione degli investimenti. Secondo le stime dell’Istat, la spesa delle famiglie in termini reali è stimata in aumento dell’1,4%, alimentata dall’incremento del reddito disponibile e dal miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro. Per gli investimenti invece si prevede una ripresa del 2,7%, grazie al rafforzamento delle attese sulla crescita dell’economia e al miglioramento delle condizioni del mercato del credito. I rischi. Le previsione dell’Istituto di statistica non sono però immuni da rischi al ribasso che potrebbero dipendere soprattutto da "un rallentamento più deciso del commercio internazionale e l’eventuale riaccendersi di tensioni sui mercati finanziari". All’opposto, "una ripresa più accentuata del processo di accumulazione del capitale, legata allo sviluppo delle politiche nazionali ed europee, costituirebbe un ulteriore stimolo alla crescita economica". REPUBBLICA DI OGGI ALBERTO D’ARGENIO ROMA. Intorno alle otto di ieri sera a Palazzo Chigi e al Tesoro hanno tirato un sospiro di sollievo: l’accordo con la Commissione sui conti è finalmente blindato. Un’intesa sulla quale le parti hanno lavorato per mesi, siglata politicamente e confermata più volte, garantita dallo stesso Juncker per metterla al riparo dai falchi, ma che ha rischiato di deragliare all’ultimo miglio su dettagli tecnici usati come una clava dai rigoristi interni alla Commissione. Così il governo, salvo ulteriori drammatizzazioni, domani otterrà il via libera alla politica economica di Renzi e Padoan. Il rush finale del negoziato in realtà non ha toccato il 2016. Per quest’anno l’ok appariva scontato: Bruxelles scriverà un rapporto sull’Italia per il mancato rispetto delle regole su debito (che resterà fermo al 132,7% anziché scendere) e deficit previsto dall’articolo 126.3 del Trattato, ma poi concederà la massima flessibilità prevista dalle regole Ue (0,75%) sul deficit e riconoscerà una serie di attenuanti per giustificare lo scostamento dagli obiettivi. Con il risultato che il rapporto non si trasformerà in quella procedura d’infrazione che avrebbe legato le mani a Renzi nel biennio elettorale. La discussione è stata invece sul 2017. Roma grazie alla flessibilità chiuderà l’anno in corso con un deficit al 2,3% del Pil anziché all’1,4, uno sconto di 14,5 miliardi sull’austerità. Un margine di manovra che avrebbe dovuto ripagare l’anno prossimo, portando il deficit all’1,1% con un risanamento monstre da 20 miliardi da approvare con la legge di stabilità a ottobre, alla vigilia del referendum costituzionale. Inaccettabile per Renzi, che dopo mesi di negoziati ha ottenuto uno sconto anche sul 2017 inizialmente vietato dalle norme Ue ed osteggiato da commissari e governi rigoristi: nel 2017 l’Italia potrà fermare il risanamento all’1,8%, dunque una correzione di “soli” 8 miliardi (0,5%), da fare alzando l’Iva o tagliando le spese, con un nuovo sconto da 11 miliardi. Se fino a questo punto pur tra mille difficoltà l’accordo c’era, nelle ultime ore dettagli tecnici uniti a un tentativo di rimettere in discussione l’intesa firmato dai falchi hanno complicato le cose (in più i commissari di centrodestra hanno provato a tenere in ostaggio l’Italia per salvare la Spagna, dove con i conti allo sbando Rajoy resta in carica fino al voto di giugno). La scorsa settimana c’è stato un carteggio tra Padoan e la Commissione. Per Bruxelles nel percorso immaginato dal ministro per scendere nel 2017 all’1,8% mancavano circa 3,2 miliardi degli 8 necessari. Inoltre la Ue chiedeva a Roma di impegnarsi garantendo un risanamento in miliardi, non in percentuali di Pil, con la contrarietà del governo che non vuole impiccarsi su cifre precise (tutti si aspettano che Renzi nei prossimi mesi chieda ulteriori sconti). Ieri sera è stato trovato l’accordo, che sarà formalizzato in un nuovo scambio di lettere prima di domani, quando arriverà il via libera che dovrebbe essere blindato oggi nella riunione dei capi di gabinetto della Commissione. L’Italia si impegnerà a stringere i bulloni ma dovrebbe ottenere l’uso di un linguaggio sfumato, pur con l’avvertimento che sarà tenuta sotto controllo. Con l’Unione in bilico tra Brexit e Schengen, a Bruxelles e Berlino nessuno vuole uno scontro con l’unico governo stabile e filo Ue rimasto in un grande Paese.