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 2016  maggio 12 Giovedì calendario

CHE STRANO IL BOOM DELLE ELETTRICHE

Di prim’acchitto, le cifre delle vendite di auto elettriche in Cina raccontano di una grande avanzata: il consuntivo 2015 parla di 331 mila unità, più del triplo rispetto all’anno precedente, con conseguente titolo di primo mercato del mondo. Ma il dubbio è che questi numeri siano veri quanto le borse di Bottega Veneta in vendita nei bugigattoli di Nanjing Road a Shanghai. Tant’è che, sulla scia di più di una denuncia apparsa sui media locali, nello scorso gennaio il governo di Pechino ha avviato un’indagine su possibili frodi. Tese ad accaparrarsi gli incentivi che le autorità centrali (e molte di quelle regionali) mettono a disposizione di chi acquista un’elettrica o un’ibrida plug-in. Bonus generosi, fino a 7.500 euro, che hanno stimolato la fantasia di qualcuno, al punto da far nascere un meccanismo che funziona più o meno così: metto in produzione una piccola auto elettrica assemblata alla bell’e meglio per un costo, poniamo, di 4 mila euro. La vendo per 10 mila a una società di noleggio creata ad hoc, ovviamente di mia proprietà, e ne incasso 7 mila d’incentivi (e magari anche qualcosa in più, se ci sono pure quelli locali). Risultato, 3 mila euro (almeno) intascati senza colpo ferire, e poco importa poi se quell’auto non circolerà mai. Senza contare che con l’operazione mi porto a casa quasi gratis una targa, materiale preziosissimo a Shanghai come in altre città, dove notoriamente le nuove immatricolazioni di auto “normali” sono contingentate. E dove prolifera il mercato delle targhe “usate”. Qualcuno però adombra il sospetto che le notizie fatte circolare dai media (statali) sulle malefatte dei piccoli costruttori di elettriche non siano che polvere sollevata ad arte per coprire i maneggi delle grandi Case, quelle sostenute dal governo. O che siano una scusa per tirare i remi in barca sugli incentivi (che a Pechino sono costati sin qui 4 miliardi di euro), come peraltro hanno già fatto molte amministrazioni provinciali. Difficile, insomma, distinguere il vero dal falso. Come per le borse di Nanjing Road.
Massimo Nascimbene