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 2016  maggio 12 Giovedì calendario

I GIUDICI ISLAMISTI DEL TRIBUNALE DI BARI

Sono state presentate le motivazioni della sentenza con la quale i giudici di Bari in novembre condannarono a sette anni e dieci mesi di reclusione Gianpaolo Tarantini, accusato di avere portato un certo numero di ragazze – a pagamento – a casa di Berlusconi.
L’impressione è che ci troviamo di fronte a un documento di un tribunale islamico che applica le parti più medievali della Sharia. Mescolando un bel po’ di pregiudizi e soprattutto di fobie sessuali.
Trascriviamo qualche brano: «Le ragazze consentivano a soddisfarne anche le più perverse pulsioni erotiche addirittura attraverso la consumazione di rapporti saffici».
Evidentemente i giudici che hanno emesso la sentenza considerano l’omosessualità femminile non solo una perversione sessuale, ma la peggiore delle perversioni sessuali («addirittura...»).
Più avanti si legge: «le abitudini di vita e i reprensibili costumi extraistituzionali dell’allora premier, protagonista delle cene (poco) eleganti organizzate nelle sue residenze, beneficiando della costante, imprescindibile presenza di avvenenti, provocanti, disinvolte, spregiudicate, disinibite e soprattutto giovanissime donne che volevano dare una svolta alle loro (talvolta, a dir poco modeste) vite».
Ora, è ben vero che Matteo Renzi recentemente ha invitato i magistrati a parlare con le sentenze. Però forse non pensava a sentenze di questo tipo. Siamo sicuri che i giudici debbano decidere sul grado di disinibizione di una ragazza (e siamo sicuri che la disinibizione, in una donna, costituisca reato)? O che debbano stabilire il grado di nobiltà o di miseria delle loro vite? Siamo sicuri che un cittadino, che in teoria dovrebbe essere protetto dalla Costituzione e dal codice penale, debba correre il rischio di essere giudicato da magistrati che la pensano così?
Oppure, voi dite, tutto è lecito, in fondo, purché serva a sputtanare Berlusconi?