Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  maggio 12 Giovedì calendario

L’AVVISO DI GARANZIA PER IL SINDACO NOGARIN E LE MEZZE VERITÀ A CINQUE STELLE

Carta canta, almeno ogni tanto. Anche quella dell’avviso di garanzia per concorso in bancarotta fraudolenta ricevuto da Filippo Nogarin. «Siamo noi che abbiamo chiesto alla magistratura di fare luce sulla Azienda autonoma municipale pubblici servizi portando i libri in tribunale» sostiene il sindaco di Livorno. La linea del Movimento 5 Stelle sulla vicenda è questa, ribadita da Luigi Di Maio in una intervista tv. «È stato il nostro amministratore ad interpellare la procura».
In politica succede spesso che una mezza verità ribadita con insistenza assuma un significato diverso e definitivo. Dall’assunto di Nogarin è infatti discesa una specie di intestazione pentastellata dell’inchiesta, e la contestuale riduzione del suo coinvolgimento ad «atto dovuto». La frase «portare i libri in tribunale» costituisce ormai un luogo comune. Ed è innegabile che a gennaio Nogarin lo abbia fatto. Ma si trattava di un passo obbligato per accedere alla procedura di concordato fallimentare. Infatti, è di tribunale fallimentare che si parla.
La Procura e le denunce penali sono un’altra cosa. L’inchiesta di Livorno è il risultato di due esposti presentati da altrettanti collegi di revisori dei conti che contestavano i bilanci presentati dall’azienda nel 2013 e nel 2014. Nonostante le loro segnalazioni di «palesi irregolarità», la giunta, all’epoca targata pd, li approvò entrambi. Se qualcuno può rivendicare l’intervento dei pubblici ministeri, gli unici ad averne diritto sono quegli anonimi «ragionieri», per altro indicati al pubblico ludibrio dalla maggioranza a Cinque Stelle del sindaco a causa dei dubbi espressi proprio sulla legittimità dell’assunzione dei 33 precari in regime di concordato fallimentare, scelta che vale oggi a Nogarin il celebre avviso di garanzia. L’inchiesta esisteva prima della consegna dei libri in tribunale. Anche la narrazione politica ha i suoi limiti. Come le mezze verità.