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 2016  maggio 11 Mercoledì calendario

DELITTI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DEL 9 MAGGIO 2016


Annalisa Bartolini, 67 anni. Fiorentina, due figli, sposata con Luigi Benelli, 71 anni. Giovedì 21 aprile tra i due scoppiò una lite furibonda perché lei aveva scoperto che lui aveva speso tutti i risparmi di famiglia. A un certo punto l’uomo le strinse le mani attorno al collo finché non smise di respirare, quindi per simulare una rapina tappò la bocca del cadavere col nastro adesivo, nascose tutti i gioielli in cantina, rovesciò armadi e cassetti e poi come nulla fosse andò al lavoro. In serata, rientrando in casa assieme al figlio Lorenzo e fingendo di scoprire il corpo solo in quel momento, diede mostra di inconsolabile disperazione. Due giorni dopo, intervistato da un quotidiano, si disse «sconvolto da un dolore inspiegabile» e descrisse la consorte come «una donna eccezionale, buona, un’ottima moglie e una madre straordinaria». Domenica 24 aprile raggiunse un podere di campagna di sua proprietà, legò una corda a una trave, l’altro capo se lo girò attorno al collo, e si lasciò penzolare. Un biglietto, in cui confessa l’omicidio della moglie e chiede perdono ai familiari.
Giovedì 21 aprile in un appartamento in via Svizzera a Firenze.

Samantha Castagnino, 3 anni. Figlia della sudamericana Juana Francisca e di Stefano Castagnino, fino a un anno e mezzo fa aveva vissuto in Liguria coi genitori. Poi la Francisca aveva conosciuto in chat un Tonino Krstic di anni 31, origini serbe, una fedina penale piena di denunce e reati, furti, rissa, ricettazione, lesioni e maltrattamenti, una condanna per violenze. Se n’era invaghita e con la bimba s’era trasferita da lui in una baracca senza luce né acqua nel Pisano. L’uomo ben presto s’era rivelato «una belva» che riempiva di calci pugni e cinghiate sia lei che la bambina. La Juana Francisca più volte aveva provato a fuggire con la piccola, ma il Krstic le aveva sempre riacciuffate. Allora aveva rasato a zero i bei riccioli scuri della bambina, di modo che l’uomo non potesse più acciuffarla per i capelli, strattonarla, farla volare in aria e lasciarla poi cadere sul pavimento. Giorni fa, dopo l’ennesimo pestaggio, non ci fu verso di rianimare Samantha. Lui tuttavia non volle portarla in ospedale: «Vi ammazzo tutte e due e vi seppellisco se non la rianimi», aveva detto alla compagna. La bimba, trovata cadavere tra cartoni e vestiti buttati accanto all’immondizia, nuda, l’impronta di una scarpa sull’addome, lividi sul fianco, sul viso, sulla coscia sinistra il segno di una cinghiata.
Giovedì 28 aprile in una baracca a Calambrone, a pochi chilometri da Pisa.

Damiano Galizia, 31 anni. Di Cosenza, lo scorso gennaio aveva prestato 17mila euro all’amico Francesco Attanasio, 33 anni, a detta di tutti «ragazzo tranquillo». Però ora rivoleva i suoi soldi e siccome l’altro non riusciva a metterli insieme il loro rapporto, un tempo ottimo, s’era un po’ incrinato. Continuavano a frequentarsi ma ogni volta il Galizia tornava sulla faccenda del prestito e inevitabilmente finiva per insultare l’amico. Successe anche martedì 26 aprile, nella villetta del Galizia. Costui dando in escandescenza arrivò a schiaffeggiare l’Attanasio e allora lui, tirata fuori dalla tasca la sua calibro 9 legalmente detenuta, gli sparò addosso tre o quattro colpi. Galizia crollò sul pianerottolo in un lago di sangue e Attanasio scappò via. Il giorno dopo tornò, ripulì tutto, arrotolò il cadavere in un tappeto, lo sigillò con sacchetti di plastica e nastro adesivo, forse per andarlo a buttare da qualche parte in un secondo momento. Poi però, interrogato dai carabinieri, confessò tutto.
Pomeriggio di martedì 26 aprile in una villetta in contrada Ciottoli a Cosenza.

SUICIDI

Grazia Spessato, 47 anni, originaria di Padova, e Lucio Leonelli, 50 anni, di Firenze. Marito e moglie, residenti in provincia di Prato. Lei dopo aver perso il lavoro da guardia giurata si arrangiava con le pulizie domestiche. Anche lui aveva perso l’impiego in una ditta di pesce, e s’arrabattava con lavoretti da operaio. Nonostante i loro sforzi, faticavano ad arrivare a fine mese. Mercoledì 2 marzo dissero a tutti che sarebbero partiti per un viaggio in Bulgaria, invece si tapparono in casa, si sdraiarono sul letto, lui prese la calibro 7,65 di lei e le sparò un colpo alla testa. Quindi si puntò l’arma alla tempia e fece fuoco. I corpi, trovati solo lunedì 25 aprile quando i vicini di casa, sentendo arrivare da quell’appartamento un odore nauseabondo, chiamarono carabinieri e vigili del fuoco.
Mercoledì 2 marzo in via Leonardo da Vinci 14 a Poggio a Caiano, Prato.

Un ragazzo di 18 anni. Figlio di un malavitoso, dopo otto anni in orfanotrofio era stato adottato da una coppia di professionisti baresi. Da quando aveva svelato ai genitori d’essere omosessuale e fidanzato con un coetaneo, le liti erano all’ordine del giorno e i due erano soliti ripetergli: «Avremmo dovuto prendere un altro all’orfanotrofio». L’altra notte camminò fino alla linea ferroviaria, aspettò che passasse il Frecciabianca diretto alla stazione di Bari e quando lo vide arrivare si buttò sui binari e si lasciò stritolare.
Domenica 3 maggio sulla linea ferroviaria adriatica nei pressi di Palese, Bari.